LA FABBRICA DEL TEMPO
Viaggio tra le architetture del Manu fakturzent rum, il nuovo polo di Iwc Schaffhausen
Un’enorme fotografia che ritrae Kurt Klaus (il maestro orologiaio ultraottantenne che, negli anni Ottanta, creò il calendario perpetuo che portò Iwc nell’olimpo dell’alta orologeria) circondato da alcuni degli ambassador della maison (Pierfrancesco Favino, Karolína Kurková, Dev Patel, Cate Blanchett e David Coulthard, solo per citarne alcuni), disposti attorno a lui come a ricreare una moderna versione del Cenacolo vinciano. È questa l’immagine che accoglie chi entra nella nuova manifattura di Iwc, alle porte di Schaffhausen. Un’immagine che è molto più di una semplice fotografia: è il riassunto dell’essenza stessa di un brand dove glamour, performance, tecnica, futuro e tradizione convivono in un equilibrio che, quasi con ironia, sembra voler sfidare tutti i luoghi comuni.
E contro ogni aspettativa, mettendo piede all’interno di questa manifattura fondata nel 1868 (quest’anno si festeggiano infatti i 150 anni), ciò che si respira non è tanto il grande passato della marca quanto il suo futuro. I 13.500 metri quadrati del nuovo Manufakturzentrum, costati 21 mesi di lavoro e 42 milioni di franchi svizzeri (oltre 37 milioni di euro), riuniscono per la prima volta la produzione di componenti, movimenti di manifattura e casse in un’unica sede:
l’intera filiera, dal materiale grezzo fino al calibro di manifattura completo, è disposta in ordine logico su un unico piano. Merito, tra gli altri, anche di Christoph Grainger-herr, Ceo di Iwc Schaffhausen ma anche architetto, che si è occupato personalmente degli aspetti più importanti della progettazione.
«Avevo in mente i padiglioni espositivi del Modernismo, dove i Paesi esponevano i loro più grandi successi nel campo della tecnologia, dell’artigianato e dell’arte», spiega. «Questo mix di galleria, atelier e fiera ingegneristica mi è sembrato lo spazio architettonico ideale. Lo stile del modernismo classico è tra l’altro perfettamente in linea con il nostro marchio. Siamo una manifattura all’avanguardia con 150 anni di storia: un concetto che trova la sua massima espressione nell’architettura di inizio Novecento. Non si tratta di un classicismo retrogrado, ma di una comprensione classica del linguaggio formale con un occhio al futuro».
Sono estremamente all’avanguardia, per esempio, le macchine per l’elettroerosione, che permette di realizzare componenti infinitamente piccoli con estrema precisione, e tutti quei sistemi capaci di realizzare fino a 10 diversi passaggi e di capire in modo autonomo quali pezzi prendere, mentre un tempo ogni macchina era concepita per poter compiere solo una singola operazione.
Grande anche l’impegno per l’impatto ambientale: sul tetto è stato installato un impianto fotovoltaico e l’acqua utilizzata per la climatizzazione dell’edificio proviene dalla captazione delle acque sotterranee. Il consumo energetico è stato ridotto tramite una regolazione automatica dell’illuminazione e l’utilizzo di corpi illuminanti a Led. Un sistema di schermatura solare con azionamento tramite sensore impedisce inoltre un’inutile penetrazione del calore e l’energia utilizzata è prodotta a emissioni zero di CO dalle centrali
2 idroelettriche svizzere.
Attualmente nel Manufakturzentrum lavorano 230 persone, ma la nuova costruzione potrà ospitare fino a 400 specialisti altamente qualificati. Perché se le macchine son le benvenute e la produzione dei componenti avviene con un processo di automazione, Iwc crede che l’assemblaggio dei calibri debba restare il risultato di un accurato lavoro manuale, così come la pulizia e il controllo finali, perché «solo l’occhio umano è in grado di valutare la qualità di una superficie». Insomma: la perfezione. _ (Micol Bozino Resmini)