Justin Timberlake
Un album, una linea-moda, un libro: JUSTIN TIMBERLAKE esprime se stesso in modo concreto, anche nelle relazioni affettive. Come ci ha spiegato a Parigi, il giorno prima del suo ritorno alla grande sul palco, durante un incontro per pochi che ha dovuto res
Il ritorno alla musica (e alla moda) di un novello papà
3 LUGLIO , ORE 20.30 Parigi. Sono passati quattro anni, ma Justin Timberlake è tornato esattamente dove il pubblico della Accorhotels Arena lo vuole vedere. Sul palco arriva per ultimo, dopo i componenti della sua band, i Tennessee Kids. Indossa pantaloni di una tuta, un paio di Air Jordan e un giubbotto del Paris Saint-germain. Del ghiaccio secco gli vortica attorno sotto il riflettore. Alza una mano al cielo e annuncia: « Haters gonna say it’s fake! ». Giù in platea, la gente urla. Su in tribuna, la gente urla.
Mentre i Tennessee Kids prendono posto, Timberlake accenna un passo di danza, dondolandosi dalle Jordan fino ai capelli cortissimi. E tutti riprendiamo a urlare. Urleremo un sacco, stasera. E non era scontato: la frase che ha pronunciato è l’intro di Filthy, il primo brano in scaletta, ma il suo significato va oltre la canzone. Esiste un pubblico che non ama Justin Timberlake, un pubblico di haters, appunto. Oggi è il suo primo concerto in Europa dall’agosto 2014 e la nuova data del tour Man of the Woods, all’ultimo, è stata posticipata di due settimane. Justin oggi ha 37 anni e una famiglia. I tempi da idolo degli adolescenti con gli NSYNC e brani come Justified o Sexyback sono ormai alle spalle. Nel 2018 Justin Timberlake è ancora, davvero, una superstar?
2 LU G L I O , ORE 1 8 . 3 0 All’esterno di una villa vicino a Montmartre, gli uomini di guardia sono l’unico indizio dell’imminente arrivo di Timberlake. Dentro, una quarantina tra editor, giornalisti e influencer (tutti ci siamo impegnati a non far parola di questo incontro sino a fine settembre) sorseggiano drink e studiano i venti capi d’abbigliamento appesi a una parete. Si tratta di Fresh Leaves, la nuova linea creata da Timberlake in collaborazione con Levi’s. Il marchio per eccellenza del denim, probabilmente il brand americano che più ne definisce lo stile, scommette sul fatto che nel 2018 il nome di Justin Timberlake agisca ancora da cassa di risonanza: l’azienda che ha vestito il sogno americano dai tempi della corsa all’oro fino a Woodstock e ai giorni nostri si è rivolta a questo americano al 100 per cento per continuare la sua tradizione.
Osserviamo i vestiti. Come tutti i capi di grande impatto sociale, sono perfettamente riconoscibili e contengono qualche elemento nuovo, intrigante. Somigliano insomma a qualcosa che probabilmente possiedi già, ma sono abbastanza diversi da farti desiderare di aggiungerli al tuo guardaroba. In questo caso si tratta di una camicia lunga, a scacchi rossi e neri, col cappuccio, e di una giacca sportiva sempre col cappuccio. Secondo Jennifer Sey, direttore marketing della Levi’s, è la prima volta che l’azienda, in 50 anni di storia, osa aggiungere il cappuccio a uno dei suoi capi iconici. Ci sono anche una giacca foderata e addirittura un nuovo taglio dei 501, il modello che ha creato il mito. Karyn Hillman, direttore della produzione di Levi’s che ha lavorato con Timberlake allo sviluppo della linea Fresh Leaves presso il Levi’s Eureka Innovation Lab di San Francisco, sostiene che il nuovo taglio è stato sviluppato appositamente per permettere a Timberlake di dedicarsi a due delle sue passioni: ballare e mostrare la sua collezione di Air Jordan. Aderenti in vita e sul fondoschiena, i nuovi 501 si assottigliano poco a poco fino alla caviglia. Insieme al buffalo check, il tessuto a quadri rossi e neri, e al denim blu e nero stinto, che contraddistinguono la linea, il tema più forte comune a questi capi è il mimetico verde-boscaiolo, che decora molte giacche e perfino i jeans.
3 LU G L I O , ORE 21 .15 La domanda è: a distanza di 24 ore, perché non indossa abiti Fresh Leaves al concerto? Perché la tuta? Prima che arrivi il denim ci vuole un’ora: dopo una vigorosa interpretazione di Drink You Away, Timberlake si cambia rapidamente, indossa i suoi nuovi 501 e cammina sul palco. All’improvviso si accende un falò, i ballerini si accomodano accanto alle fiamme, lui prende una chitarra acustica e si lancia in uno dei brani-chiave dell’ultimo album, Flannel, proprio come la camicia che indossa. Il testo parla di padri e figli, di amore, di perdita. Timberlake canta che il suo cuore è dietro la tasca sinistra della camicia, e aggiunge: Here’s my flannel/ The character’s in the way you wear it/ It takes your shape while you keep it on (all you gotta do is keep it on). Ecco la mia camicia di flanella/ La personalità sta nel modo in cui la indossi / Prende la tua forma mentre ce l’hai addosso (tutto ciò che devi fare è tenerla addosso). Poi arrivano le cover: Come Together dei Beatles, Ex-factor di Lauryn Hill, Dreams dei Fleetwood Mac e Thank God I’m a Country Boy di John Denver. Come il testo di Flannel, e come il falò, anche questi brani fanno riferimento alla sua infanzia.
Cresciuto in campagna vicino a Memphis, nel Tennessee, Justin Timberlake non proviene da una famiglia agiata. È stato il suo talento – plasmato dal nonno, amante della musica country – a portarlo nei cori gospel e poi nei talent show che lo avrebbero condotto alla fama.
2 LUGLIO, ORE 19.00 Le guardie raddrizzano le spalle e borbottano frenetiche negli auricolari. Un brivido si irradia dal cancello e prosegue intorno alla villa affollata: lui è arrivato. La distanza tra star e spettatori è gestita con la massima attenzione. Timberlake inizia a raccontare la sua linea Fresh
«Con il mio migliore amico siamo cresciuti insieme. Non avevamo granché. Eravamo però molto influenzati dalla moda. Tutta quella roba fai da te che va tanto adesso, ecco, noi la facevamo a nove, dieci anni»
Leaves. Conferma che ha iniziato a lavorarci un anno fa, attratto dalla prospettiva di collaborare proprio con questo brand. Dice di essere diventato inseparabile dal giaccone col cappuccio nato per celebrare l’anniversario. Racconta della sede della Levi’s a San Francisco e del lavoro con Karyn Hillman e il suo team per dare un tocco personale al marchio. Aggiunge: «Sono sicuro che lo stesso vale per tutti voi. Ma per me, sin da quando ero alto così e crescevo in una cittadina del Tennessee, Levi’s era un punto fermo. Da ragazzo, negli Anni 80, e viaggiando poi con un gruppo nei 90, mi sono reso conto che molte delle cose che ti influenzano da giovane influenzano anche i tuoi coetanei in tutto il mondo». E poi: «Questa linea di abbigliamento racconta chi sono io come artista e come persona, delle cose che amo... È un richiamo globale delle mie origini».
Jennifer Sey e Karyn Hillman lo accompagnano tra i presenti: Timberlake è enigmatico. È attento alla conversazione, ma il suo sguardo resta fisso a una media distanza. Con la barba non rasata e i capelli corti sembra immutabile, dimostra molto meno dei suoi anni. Indossa un paio dei nuovi 501 ST (neri, stinti), una camicia di jeans a maniche corte su una t-shirt bianca, una collana con una medaglietta. E quel giubbotto col cappuccio che chiaramente gli piace un sacco. «Ne ho regalato uno a Lebron James e a Chris Stapleton», racconta. «È piaciuto a entrambi». Quindi ritorna alla sua infanzia: «Non mi piace molto parlarne, ma io e il mio migliore amico siamo cresciuti insieme, non avevamo granché. Eravamo però molto influenzati dalla moda. E tutta quella roba fai da te che va tanto adesso, ecco noi la facevamo a nove, dieci anni. È questo che mi piace della partnership con Levi’s: possiamo andare avanti in questa direzione fino a quando vogliamo».
E il nome, Fresh Leaves, che cosa rappresenta? «Molte cose. Bisogna pensare al significato delle foglie: in termini biblici sono un simbolo di prosperità. Ma fanno venire in mente anche il cambiamento».
Molti capi della nuova collezione affondano però le loro radici nel passato. Le camicie, soprattutto quelle di flanella con il cappuccio, vogliono ricordare l’eredità del passato che viene trasmessa a una vita nuova. Proprio come nel testo della canzone.
3 LU G L I O , ORE 21 . 45 Mentre l’accorhotels Arena si riempie delle note di Rock Your Body, noto una donna bellissima che balla in mezzo a un gruppo di persone: è Jessica Biel. Lei e Timberlake sono sposati dal 2012 e tre anni fa hanno avuto il loro primo figlio, Silas. L’assenza del cantante dai concerti per quattro anni è coincisa in gran parte con la paternità, e in questo tour moglie e figlio lo accompagnano.
La platea piena di gente che balla e la danza di Jessica Biel nel cerchio protettivo degli amici rappresentano il massimo avvicinamento che mi è concesso all’attuale vita quotidiana di Timberlake. Per saperne di più leggete i suoi testi, guardate i suoi vestiti e raccogliete i pochi frammenti scelti che lui stesso decide di far trapelare.
Ora sta per pubblicare un libro, per Harpercollins, in cui promette di condividere molto di sé ( lo vedete qui a lato). Gli chiedo se la combinazione tra l’album Man of the Woods, la collezione di moda Fresh Leaves e il libro sia una sorta di autobiografia multimediale: un autoritratto e un’esplorazione della mascolinità, della musica, della tradizione e della paternità. Dopo una pausa che indica una riflessione profonda, Justin Timberlake risponde: «Mentre scrivevo la musica per l’album e il libro stavo pensando a tutte queste cose. Quello che vedi e che senti è il riflesso di tutte le esperienze che hanno composto la mia vita: momenti che l’hanno cambiata, come sposare Jessica e diventare padre di Silas. O ricordi, come quelli di quand’ero un bambino che giocava con gli amici nei boschi proprio alla periferia di Memphis. Poi c’è la musica, che ha sempre accompagnato tutta la mia vita».
E la paternità, l’amicizia? «Essere padre, specialmente di un figlio maschio, mi ha reso umile. Quando sei figlio unico non hai bisogno di condividere nulla, e stare sotto i riflettori fin da quando ero molto giovane mi ha fatto diventare un perfezionista. Ma ora crescere Silas mi ricorda di rallentare e di prestare attenzione anche ai particolari. Per quanto ci provi, farò comunque degli errori. È quasi un sollievo essere in grado di lasciar andare un po’ quella parte di me».
Le sue parole sono indizi della corrente emotiva che scorre nel suo racconto attuale. Haters gonna say it’s fake, gli hater diranno che è tutta finzione, ma intanto Timberlake è un artista diventato abile nel gestire la fama alle sue condizioni, a ritagliarsi lo spazio per la propria vita personale. È impressionante, in un mondo in cui i social network consentono a tutti l’illusione di accedere a tutto, riuscire a mantenere sconosciuta una parte di sé.
All’accor, intanto, lo show ha raggiunto il suo apice. I Tennessee Kids e Justin Timberlake sono al top. Mentre si lanciano in Can’t Stop the Feeling, noi balliamo come se fossimo bambini che ascoltano l’ultima canzone della baby dance. Jessica Biel si muove magnificamente, e sul palco Timberlake danza con l’elasticità di un diciottenne. Dopo quattro anni lontano dai riflettori è tornato al suo posto − alle sue condizioni − e non è mai stato meglio in vita sua.
«Essere padre, specie di un maschio, mi ha reso umile. Mio figlio mi ricorda di rallentare, di prestare attenzione ai particolari. So che farò comunque degli errori. È un sollievo poter lasciar andare un po’ quella parte di me»