Galleria Continua
Tre COMPAGNI DI SCUOLA trasformano un vecchio cinema di San Gimignano in galleria d’arte. Trent’anni dopo sono un faro da prendere a esempio
Da San Gimignano è partito il sogno di tre ex compagni di scuola, uniti dall’arte
Quella della Galleria Continua di San Gimignano è la storia di un’amicizia fra tre ragazzi degli Anni 60 con una grandissima passione per l’arte e una buona dose di coraggio, che li ha portati dalla provincia toscana fino ai vertici del settore a livello mondiale.
Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo hanno scelto di aprire la propria attività all’inizio degli Anni 90 lontano dalle grandi città, in controtendenza rispetto alla moda non ancora superata che predilige il loft total white nelle zone più cool di città come Londra e Berlino. In quasi trent’anni di attività, la loro Galleria Continua ha prodotto mostre di altissimo livello esponendo artisti internazionali del calibro di Hiroshi Sugimoto, Michelangelo Pistoletto, Anish Kapoor, Daniel Buren, Ai Weiwei, Antony Gormley, Subodh Gupta. Un’impresa senza precedenti, e un successo italiano esportato nel mondo.
La prima galleria è nata in una sala cinematografica
degli Anni 50, a San Gimignano, a cui nel tempo si sono aggiunte le altre sedi: nel 2004 in Cina, a Beijing, nello storico quartiere degli artisti 798; nel 2007 nella campagna parigina, a Les Moulins; nel 2015 a L’avana, Cuba, nel cuore del Barrio Chino. Anche in quest’ultimo caso si tratta di un vecchio cinema abbandonato. Fin dall’inizio, l’obiettivo dei tre amici è stato chiaro: promuovere l’arte contemporanea internazionale nei luoghi in cui era poco visibile.
Da vent’anni, la Galleria Continua si è creata un’identità forte cementata da incontri ed esperienze, basata intorno a valori di generosità e di altruismo, che sono le basi per le sue collaborazioni artistiche, per il suo rapporto con il pubblico e per la sua crescita. Le mostre in galleria e negli spazi pubblici promosse dal trio non sono mai scontate: non si tratta di vetrine per la vendita, ma sempre di veri progetti, percorsi da esplorare. Ecco perché, persino nelle fiere più prestigiose come Art Basel o The Armory Show di New York, il loro stand è sempre uno dei più affollati. È uno dei soci, Mario Cristiani, classe 1964, a raccontare come sono riusciti ad arrivare fin qui. Quando è nata la vostra amicizia? E quando la vostra avventura nel mondo dell’arte? Ci siamo conosciuti a scuola, sui banchi delle magistrali. Siamo tutti e tre cresciuti tra Poggibonsi e San Gimignano, sulle colline toscane. Abbiamo comin- ciato a lavorare sul nostro progetto nel 1989, appena finita l’università. Ricordo che quell’anno, durante le vacanze, abbiamo viaggiato per l’europa. A Parigi siamo rimasti folgorati dalla piramide del Louvre, che era appena stata inaugurata. Quella magnifica commistione tra il passato e il futuro è stata la molla che ci ha convinti a dedicare la nostra vita all’arte. Avevamo studiato altro in realtà, io per esempio sono laureato in Scienze Politiche. Forse proprio per questa formazione accademica, e anche per la mia passione in ambito sociale, abbiamo deciso di aprire la galleria d’arte contestualmente ad Associazione Arte Continua. Una realtà no profit che ci ha permesso di invitare grandi artisti internazionali a esporre in Italia. Come sono stati i primi anni? L’inizio è stato molto faticoso. La nostra prima galleria, a San Gimignano, era così piccola che non avevamo nemmeno lo spazio per stare seduti in tre. Tra l’altro non c’erano finanziatori, e alla fine ci abbiamo messo più di dieci anni per saldare tutti i prestiti che avevamo chiesto alle banche. All’epoca invitavamo i grandi artisti a esporre e producevamo da soli tutte le esposizioni. Alcuni sospettavano addirittura che l’associazione fosse uno stratagemma per non pagare le tasse, in realtà ci ha sempre interessato solo la diffusione della cultura nel territorio. La galleria e la vendita delle opere sono solo una parte del nostro mestiere.
La vostra prima esposizione di successo? Nel 1996, di Panamarenko ( nome d’arte del belga Henri Van Herwegen, abbreviazione di Pan American Airlines Company, ndr). L’abbiamo allestita nel vecchio cinema di San Gimignano, che oggi è diventata la sede espositiva della galleria. All’inizio dei Duemila sono iniziate invece le grandi collaborazioni con Michelangelo Pistoletto, Anish Kapoor, Daniel Buren, Ai Weiwei… Un traguardo raggiunto lavorando giorno e notte, e viaggiando. Abbiamo capito presto che, per crescere davvero, avevamo bisogno di uscire dall’italia e lavorare a livello internazionale. Giravamo moltissimo, soprattutto per le fiere d’arte. Ancora adesso siamo praticamente sempre in viaggio. Avete quattro gallerie sparse per il mondo. Dove vivete? Io a Lugano, Maurizio a San Gimignano e Lorenzo a Parigi, dove si trova la nostra galleria di Les Moulins. In realtà, però, continuiamo a sentirci ogni giorno e siamo sempre in movimento. Come si riesce a gestire una macchina così imponente? Quanti collaboratori avete? Portare avanti quattro gallerie, partecipare alle fiere e produrre decine di mostre l’anno è molto impegnativo: siamo arrivati a contare una settantina di persone che lavorano con noi. Finché la passione resta così forte, andiamo avanti volentieri. Prima la Cina, poi Cuba, come mai avete scelto Paesi così distanti, anche culturalmente, per i vostri spazi? La nostra missione è coniugare la civiltà locale con tendenze culturali che si stanno affermando in tutto il mondo, cercando di non prendere tutto per buono, ma selezionando con attenzione gli interlocutori e le proposte. Vogliamo fare interagire la cultura che si diffonde dai grandi centri urbani con quella locale. In Cina all’inizio è stata molto dura, per quasi cinque anni non abbiamo venduto praticamente niente. Poi, gradualmente, mostra dopo mostra, ci siamo fatti conoscere e oggi siamo molto soddisfatti dei risultati. A Cuba invece siamo andati perché già conoscevamo bene L’avana e proprio lì volevamo aprire uno spazio, prima dell’arrivo degli americani che c’è stato negli ultimi anni. Com’è lavorare con i propri migliori amici? Litighiamo molto, ma quasi esclusivamente per questioni di lavoro. Siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso tutto: il nostro rapporto non è mai in discussione. Consigliereste alle nuove generazioni una carriera nel vostro stesso campo? È una vita non facile, ma ricca di soddisfazioni. Onestamente, quando abbiamo iniziato noi c’era un po’ più di spazio e molta meno burocrazia. Ma se qualcuno ha la passione per l’arte deve assecondarla.