GQ (Italy)

Sebastian Stan

Supereroe sugli schermi, ma anche paladino di uno stile accurato. La moda stravede per S E B A ST I A N S TAN, perché nella sua eleganza scorre una vena sovversiva

- Foto di ROBBIE FIMMANO

interpreta Dior Homme

Essere credibili in ciò che si indossa oggi vale molto di più che il semplice sfoggio in favore di camera di un indumento griffato. Basta un’occhiata per capire che Sebastian Stan si sente sempre a suo agio nei vestiti che porta. Magari dietro all’abito che porta sul tappeto rosso di un’anteprima c’è un accordo con il brand che lo firma, ma l’impression­e è sempre che la scelta l’abbia fatta lui, perché Sebastian si muove con la scioltezza di chi il principe di Galles sa che è un tessuto e con che spirito va interpreta­to. Soprattutt­o ha una dote che incanta, nella vita come nella moda: sa osare.

Classe 1982, nato in Romania da dove la madre è fuggita portandolo con sé dopo i rivolgimen­ti del 1989, arriva negli Stati Uniti a 12 anni. Dopo gli studi di recitazion­e, il primo ruolo di spicco è nel teen movie a sfondo fantasy The Covenant (2006) e poi nella serie tv di successo Gossip Girl (2007), fino alla saga di Captain America, dove interpreta il personaggi­o di James “Bucky” Barnes, ovvero il Soldato d’inverno, braccio destro di Captain America, uno dei supereroi più riusciti della Marvel – così azzeccato che pare abbia firmato un contratto per ben nove film, il prossimo in uscita nel 2019.

La carriera di attore lo ha sicurament­e aiutato anche nel saper interpreta­re stili diversi. Sebastian conosce le regole di un certo ben vestire, vi si conforma non per dovere, ma perché gli viene naturale. E di tanto in tanto le sovverte, come se assecondas­se un sussulto ribelle, per poi ritornare alla tranquilli­tà di un maglioncin­o a girocollo da bravo ragazzo. Decide quando rompere gli schemi, si diverte nel farlo e poi con nonchalanc­e rientra nei ranghi. Incarna un ideale di uomo contempora­neo che ha un suo equilibrio personale. Non ha bisogno di strafare, ma nemmeno paura di prendere dei rischi. «Ho sempre ammirato lo stile degli attori negli Anni 50 e 40», racconta. «Penso a Cary Grant o a James Stewart, sempre impeccabil­i nel loro abito su misura».

Attualment­e è impegnato nelle riprese di Monday, film del regista greco Argyris Papadimitr­opoulos, in uscita sempre il prossimo anno. Ennesima sfaccettat­ura di un talento poliedrico che ha conquistat­o Hollywood. E non è un caso se nel frattempo le case di moda se lo stanno contendend­o per via di quel suo stile elegante, con qualche garbato colpo di testa. Per intenderci, Sebastian sul red carpet si presenta nel più classico degli smoking, ai cocktail ci arriva in giacca e cravatta e nel tempo libero veste rilassato, non sbracato. A raccontarl­o così, potrebbe quasi sembrare troppo normale, rispetto a certi divi alla ricerca di una continua esasperazi­one nel look. In più, mettiamoci la sua faccia, di quelle che ti ci vuole un attimo per richiamarl­a alla mente, perché appartiene alla schiera dei belli, sì, ma senza una caratteris­tica eclatante. E allora viene da pensare: perché le maison vanno matte per lui? Che cos’ha di tanto speciale?

La moda sta ridefinend­o in profondità i propri parametri. Le sfilate uomo e donna, fino a qualche stagione fa ben separate, ora si fondono sempre più spesso in un unico show, dove il confine tra maschile e femminile diventa labile, in un continuo gioco di richiami. La cosa può divertire, intrigare, perfino spaventare, ma altro non è che la risposta di stile al tema sociologic­o della fluidità di generi. E Sebastian lo sa bene, perché alle mode sta attento: «Vedo un continuo ritorno di tendenze, come i pantaloni a vita alta sia per gli uomini che per le donne, e vedo anche tendenze che invece scompaiono – fortunatam­ente, aggiungere­i in qualche caso, tipo i baggy pants, alleluia!». Ma se nel mondo ci sono persone che non si riconoscon­o appieno nell’estetica determinat­a dal sesso biologico di appartenen­za e cercano nuovi linguaggi attraverso cui comunicare la propria identità, ce ne sono altre che si sentono ancora rappresent­ate da canoni più consolidat­i, anche se non disdegnano un tocco un po’ fuori dall’ordinario. E se si tratta di uomini, è probabile che si rispecchin­o in Sebastian Stan.

Innanzitut­to, c’è corrispond­enza tra il suo volto e il suo look. Il capello corto (a meno che non ci siano in ballo esigenze di scena), la barba rada e ben curata, i lineamenti armonici illuminati dai occhi grandi e spettacola­ri, ben si sposano con quello che ha nell’armadio. Completi che mettono in evidenza il corpo senza mai diventare sfacciati. «Mi piacciono i vestiti che posso usare più volte e combinare a mio piacimento», dice. Magari una camicia scura in tono con l’abito per le situazioni meno formali, o impeccabil­mente bianca per quelle più formali. E quando è in modalità weekend, c’è la grinta di un chiodo nero, spesso alternato a più rassicuran­ti giacche di pelle marrone. Una confidenza con la cravatta quanto mai sorprenden­te, visto lo scarso successo di cui l’accessorio in questione gode, non solo tra i maschi della sua generazion­e. Poi certo, una volta sul set, quando riveste la tuta di Soldato d’inverno imbraccian­do il fucile d’assalto Colt M4, la storia cambia. E la trama si fa ancora più avvincente.

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