GQ (Italy)

L’EQUILIBRIO PERFETTO

Tutte le regole ferree della cucina tradiziona­le giapponese “kaiseki”: dagli ingredient­i all’impiattame­nto

- Testo di SARAH SCAPARONE

C’è una parola che, in giapponese, racchiude tutto ciò che ruota intorno al cibo ed è “washoku”. Con questo termine, infatti, ci si riferisce alla cucina tradiziona­le locale, ma anche agli aspetti che riguardano la cultura culinaria, i rituali, l’etichetta e l’organizzaz­ione dell’ambiente conviviale in cui si consumano i pasti. Washoku è dunque un universo capace di raccontare ben oltre i singoli prodotti o di come questi possano essere cucinati. Il mondo che racchiude questa parola testimonia infatti la riconoscen­za del popolo giapponese verso la natura e le sue svariate forme che si rispecchia nella valorizzaz­ione dei doni della terra e del loro gusto naturale. Ma anche nell’armonia che si crea tra i cibi e i recipienti utilizzati per portarli in tavola che siano essi di lacca, bambù, legno o ceramica. La cucina tradiziona­le giapponese multiporta­ta, “kaiseki”, si basa infatti sulla teoria dello Yin-yang e dei cinque elementi e segue delle regole molto rigide e precise. Occorre che in ogni pasto ci siano sempre cinque sapori (dolce, acido, piccante, amaro, salato), cinque colori (rosso, verde, giallo, nero, bianco) e altrettant­i metodi di cottura (alla brace, bollitura, frittura, cottura al vapore, crudo). Ovviamente nella degusta- zione devono essere coinvolti i cinque sensi: ecco perché si dice che un piatto di cucina giapponese possa essere considerat­o completo solo quando il gusto, il colore e il metodo di cottura convivono armonicame­nte senza che ci siano prevaricaz­ioni. Ne è convinto anche Hiroto Akama, uno degli ambasciato­ri della cucina giapponese nel mondo che durante il suo intervento a Terra Madre Salone del Gusto ha ricordato come: «La cucina kaiseki sia forse la cucina giapponese più raffinata, ma anche quella che deve sottostare alle regole più ferree». Sviluppata­si a partire dalla cerimonia del tè, la cucina kaiseki è senza dubbio conviviale e non può svolgersi senza essere accompagna­ta dal sake, la bevanda alcolica giapponese che deriva dalla fermentazi­one del riso. «Una delle sue caratteris­tiche è che i cibi vengano portati in tavola nell’ordine in cui sono cucinati in un numero di assaggi che non è mai inferiore a

quindici», spiega Tadayuki Kawamura, chef del Matsushima Ichinobo Ryokan. «Oltre a verdure, spesso fermentate, ci sono sempre il pesce (crudo o cotto), la carne Wagyu (dal nome del manzo giapponese), il tofu, la soba o l’hatto e i mochi: ogni pasto però si conclude rigorosame­nte con il riso e una zuppa». Il riso in Giappone è talmente amato da credere che in ogni chicco risieda una divinità: la varietà Japonica, che è caratteriz­zata dalla collosità, è quella coltivata sull’isola e ha il pregio di essere buona anche da fredda. Il riso infatti, oltre a essere utilizzato come complement­o al pasto servito con la salsa di soia, è ingredient­e per gli onigiri, polpettine di riso freddo, base per il sushi se condito con l’aceto ed elemento fondamenta­le per i mochi, i caratteris­tici dolci di riso. «Il brodo giapponese per eccellenza è invece il “dashi” che deve il segreto della sua bontà alla temperatur­a di bollitura (mai oltre gli 80°) e agli ingredient­i che lo compongono: le alghe kombu, i funghi shiitake essiccati e il katsuobush­i, ossia le scaglie di tonno sfilettato e lentamente disidratat­o», continua Kawamura. La cucina kaiseki vuole poi trasmetter­e lo spirito delle stagioni: per questo si utilizzano solo gli ingredient­i di quella determinat­a stagione. Fondamenta­le è poi l’impiattame­nto in cui devono coesistere simmetria e asimmetria, in una disposizio­ne delle pietanze che, per forme e colori, deve bilanciars­i perfettame­nte. Uno dei luoghi migliori dove gustare l’autentica cucina kaiseki è all’interno dei “ryokan”, gli alberghi giapponesi spesso dotati di “onsen”, le terme. La regione di Tohoku è particolar­mente famosa per queste strutture, ma è nel piccolo villaggio di Ginzan Onsen che ci si può immergere nelle atmosfere migliori, indossando lo “yukata” di cotone per andare nei bagni termali e per cenare con le piccole portate kaiseki.

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 ??  ?? Una fase della preparazio­ne del sushi. La cucina più raffinata giapponese è la “kaiseki”, dalle regole molto rigide e precise
Una fase della preparazio­ne del sushi. La cucina più raffinata giapponese è la “kaiseki”, dalle regole molto rigide e precise
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Soba di grano saraceno con verdure e brodo “dashi”

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