La Formula 1 della FORESTA
La danza delle auto da rally è una prova di precisione e potenza. Che serve anche a sviluppare i SUV di serie
Il fragore delle onde che si infrangono sulla costa di Coffs Harbour sono, per 362 giorni l’anno, la colonna sonora di questo angolo dell’australia sud-orientale. Ma quando è in gioco la tredicesima e ultima tappa del WRC, il massimo campionato mondiale di rally, la musica cambia. In tutti i sensi. Stormi di uccelli che si alzano in volo sul bush australiano annunciano l’improvvisa interruzione della calma assoluta nella foresta pluviale, e un istante dopo ecco il suono cupo del motore interrotto solo per una frazione di secondo dal tipico botto che segnala il cambio di marcia. È una delle i20 ufficiali dello Hyundai World Rally Team in corsa per il titolo fino all’ultima gara del 2018. Per identificarla c’è solo un istante, il rombo si fa sempre più intenso e quando si comincia a intravedere la nuvola di polvere che la accompagna l’auto è già qui, di traverso sulla lunga curva della strada sterrata e più rapidamente di quanto sia comparsa è già lontana, lasciando alle sue spalle una tempesta di ghiaia che rimbalza ad alta velocità sulle foglie. Vista da terra è una meteora, osservata dall’alto la Hyundai da rally sembra invece impegnata in un’affascinante danza che sfrutta ogni millimetro della stretta pista tracciata tra alberi e cespugli. Un ballo che non si può improvvisare, richiede concentrazione, mani, piedi e schiena sensibili perché qui non ci sono margini di errore, qualsiasi minimo sbaglio si paga. Per entrare nella leggenda bisogna guidare così ogni metro di ciascuna prova speciale, di tutte le gare distribuite sui quattro continenti.
Questo è il rally, la Formula 1 delle strade impossibili, che nessun computer, nessun test di durata può replicare, perché non esistono condizioni tipo. Cambiano i terreni, dalla ghiaia australiana alla neve e al ghiaccio della Svezia, dalla polvere impalpabile nel caldo soffocante della Sardegna alle montagne dellõargentina, fino alle strette e infinite curve a strapiombo sul nulla della Corsica, ma il nemico rimane uno solo: il cronometro. Non esiste uno sport più di squadra di questo, anche se si corre in due, un pilota e il fido navigatore. Un team fondamentale per sfruttare al limite lõauto, dallõinizio alla fine di ogni prova speciale, ma per raggiungere la vetta serve un cocktail composto in parti uguali da affidabilità meccanica, potenza, tecnici preparati e veloci, oltre a un supporto logistico da campagna militare. In questo durissimo ambiente Hyundai è entrata solo nel 2014, e in cinque anni ha già scalato le classifiche arrivando a giocarsi il titolo fino allõultima prova con i migliori costruttori di auto del mondo. Un risultato ottenuto grazie a uno schema ben definito, che prevede la cura di ogni minimo dettaglio, la stessa che lõazienda oreana dedica a ogni veicolo che esce dalle linee di montaggio e che ha permesso alle auto di serie di affermarsi grazie alla fama di affidabilità conquistata sul campo. Il DNA è lo stesso, le i20 da competizione e i celebri SUV Hyundai a trazione integrale nati nei primi anni Duemila e costantemente evoluti, Tucson e Santa Fe, hanno molto più in comune di quanto possa sembrare a prima vista. Rispetto alle auto che corrono in pista, quelle da rally sfrecciano ad alta velocità sulle piste sterrate, ma anche su strade come quelle che percorriamo ogni giorno, mettendo a dura prova ogni componente, dalle sospensioni fino alla più piccola rondella o lampadina, e le informazioni che si possono trasferire sui modelli di serie sono preziosissime. Le strade del WRC sono tra le più dure del mondo, ed è anche su queste che diversi, piccoli team di ingegneri lavorano allo sviluppo delle auto del futuro e allõevoluzione di quelle attuali con lõobiettivo di renderle sempre più sicure e confortevoli. Non è un caso che le sospensioni della nuova Tucson siano state messe a punto proprio sulle piste di ghiaia che hanno visto sfrecciare le Hyundai i20 ufficiali.