La geometria dell’ossessione
È riuscito a farsi prestare dalla Nasa un obiettivo per riprendere la luce di una candela. Ha reso immortali le Djinn Chairs di Olivier Mourgue mettendole nella stazione orbitante di 2001: Odissea nello spazio. Ha dato il tormento a Saul Bass, bocciandogli una grafica dopo l’altra tra quelle elaborate per Shining. Ha usato architetti, sarti e scenografi come calzini, perché non era mai sufficientemente soddisfatto. Stanley Kubrick, il visionario. Ossessionato dalle ricostruzioni maniacali (il campo di battaglia di Full Metal Jacket, per esempio). Un formidabile creatore di materiali da archivio: migliaia di pezzi, comprese le interviste di chi ha lavorato con lui, schizzi e lettere, tutto conservato al The Stanley Kubrick Archive di Londra. Che da quando ha sistemato i cassetti, qualche anno fa, riesce a condividere i propri tesori con i musei che ne fanno richiesta: dopo la grande mostra in corso al CCCB - Centre de Cultura Contemporània di Barcellona (fino al 31/3, cccb.org), sarà la volta del Design Museum di Londra (dal 26/4 al 17/9, designmuseum.org). Props di scena, costumi, foto e sceneggiature: da Arancia meccanica a Eyes Wide Shut, un tuffo senza ritorno. (C.D’A.)