GQ (Italy)

MUSICA

Le porte chiuse in faccia. I giudizi sommari. Il panico. Tutto carburante. Che ora alimenta il suo primo album

- A L I C E MERTON Testo di CARLOTTA S I ST I

Chi ama le storie intessute di grandi delusioni e di ancor più grandi riscatti andrà pazzo per quella di Alice Merton, 25 anni, oggi regina delle classifich­e con un primo singolo, No Roots, disco di platino in sette nazioni e d’oro negli Usa, 332 milioni di streaming su Spotify, seguito da Lash Out. «Mi dicevano tutti di no. “Suona troppo diverso da tutto quello che gira in radio”. Ho preso quell’amarezza e l’ho trasformat­a in grinta». Con Paul Grauwinkel, il suo migliore amico e manager, ha fondato la label Paper Plane Records, omaggio a Paper Planes di M.I.A. Senza radici fisse, tedesca da parte di madre e irlandese da parte di padre, vissuta tra Usa, Canada, Germania e Inghilterr­a − ha cambiato 12 città in 24 anni − Merton è pronta con il suo primo album: Mint (dal 18/1).

Che anno, quello appena passato. Costellato di scoperte. La più importante: questo è davvero il lavoro della mia vita. La seconda è un atto di realtà: non sono una cosiddetta “performer naturale”, nata per stare sul palco. Ma questa la risolvo con la pratica. Perché adesso so di essere più forte di quanto immaginass­i.

Forte per…? Per affrontare le emozioni che suscitano le critiche: ormai le schivo come Neo schiva i proiettili in Matrix. E per reggere fisicament­e il ritmo folle dei concerti/ interviste/voli/shooting.

Be’, non sembra così male. Detta così sembra cool, ma lo è meno quando devi cantare e ballare sotto una pioggia gelida con addosso solo un top, o quando il chitarrist­a non arriva a destinazio­ne per un problema di visto. La linea che separa l’eccitazion­e dallo stress è molto sottile.

Come si gestisce lo stress? All’inizio non lo gestivo: ero in panico, totale. Mi sono detta: ehi, non va bene, datti una calmata. Quindi: tecniche di respirazio­ne e meditazion­e. A chili.

Ha ancora la sensazione di mancare di radici? Credo che non se ne andrà mai. Ma mi sta bene così: i luoghi dove sono stata hanno avuto la funzione di contenitor­i, più o meno accoglient­i. Nel mio cuore sono le persone e non le città a farmi sentire a casa.

Molti dei pezzi di Mint sono ispirati dalla rabbia. Ho la fortuna di saper trasformar­e un sentimento distruttiv­o in qualcosa di buono come la musica. Quelle canzoni sono nate da situazioni in cui mi sentivo prevaricat­a: Lash Out dice di quando le case discografi­che mi rifiutavan­o, Why So Serious di quando mi definivano “one hit wonder”, una da un successo e via. A me, che studio e suono dall’età di cinque anni.

Qual è il messaggio più importante per chi ascolterà questi versi? Che il successo non è veicolato dal denaro. Ci sono esordienti che fanno videoclip con centinaia di migliaia di dollari. E poi ci siamo noi, con quattro soldi: No Roots dimostra che non c’è bisogno di sperperare.

Quali sono state le reazioni in famiglia? I miei si fidano di me. Mi ricordano di non saltare i pasti e di non prendere freddo, ma sono felici che io stia vivendo il mio sogno.

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