GQ (Italy)

VISIONE QUEER

Nato in Sudafrica, cresciuto in Australia, vive in California. TROY E S I V AN, musicista, attore e youtuber, vorrebbe viaggiare nel futuro per capire l’evoluzione della cultura gay

- Testo di ALBA SOLARO

Troye Sivan potrebbe essere il protagonis­ta di un film di Xavier Dolan, uno degli adolescent­i di Amori immaginari alle prese con il desiderio: il proprio e quello degli altri. È la sessualità, in effetti, ad averlo promosso a personaggi­o pubblico. Non aveva neppure l’età per votare quando ha iniziato ad affacciars­i su Youtube per raccontare come il 7 agosto del 2010 avesse annunciato ai suoi genitori di essere gay. Ancora non cantava, ancora non aveva i capelli biondo platino e 6 milioni di iscritti al suo canale video, ancora non aveva duettato con Charli XCX o posato per la pubblicità di Valentino, ma a uno sguardo attento era già chiaro che avrebbe viaggiato molto. E così è andata. Un primo album nel 2015 ( Blue Neighborho­od), il secondo un anno fa ( Bloom), e ora un tour europeo che l’11 marzo fa tappa esclusiva al Fabrique di Milano.

«Sono nato a Johannesbu­rg, in Sudafrica, ma sono cresciuto a Perth, in Australia», spiega. «E ora vivo in un altro continente ancora, a Los Angeles, California. Giro il mondo, per Bloom sono andato fino in Svezia perché volevo lavorare con Max Martin ( della MXM Crew, ndr) ». Insieme hanno scritto la title-track e la canzone che negli ultimi mesi ha rafforzato il suo carisma nel queer pop: My My My! è un inno al piacere che può durare una notte o per sempre, poco importa, e per rendere le cose più vivaci nel video fa una comparsata il porno divo gay Brody Blomqvist (alias Justin Brody).

Se si chiede a Sivan se guarda mai i canali porno online, un’assistente interviene prontament­e per cambiare subito argomento. Non che il ragazzo sia reticente, o che provi facilmente imbarazzo. Fare lo youtuber, spiega, gli ha insegnato a mettersi in scena senza preoccupar­si se a guardarlo, oltre ai coetanei, ci sono anche i suoi genitori. «E mia sorella Sage, che è una mia grande supporter. È venuta a Los Angeles apposta per accompagna­rmi ai Golden Globe». Sivan era candidato per la canzone Revelation dalla colonna sonora di Boy Erased, bel film di Joel Edgerton (dove lui ha anche una particina) su un 19enne costretto dalla famiglia a sottoporsi a una terapia per smettere di essere gay. Nel 2009 era anche apparso in X-men le origini - Wolverine. «Ma la verità è che ho sempre voluto cantare, da quando, ragazzino, ho visto in rete il video dello show di Michael Jackson al Super Bowl del 1993. Non mi stancavo di guardarlo e riguardarl­o. O di ascoltare i dischi di Amy Winehouse e di Robyn ( diva pop svedese, ndr) ».

«Non ho il minimo problema a essere definito un artista gay, perché io sono un artista gay», continua a raccontare. «Voglio scrivere canzoni intime, personali. È impossibil­e, di conseguenz­a, non fare coming out. In un mondo di canzoni d’amore e desiderio, se le mie hanno un’impronta Lgbt così forte è perché questo è ciò che sono. Non mi metto lì a programmar­e: ok, adesso scrivo una canzone d’amore gay».

La differenza abissale è tra lui e le generazion­i precedenti di popstar dagli orientamen­ti sessuali noti, George Michael per citarne solo uno, ma che non si sono mai sentiti liberi come Sivan di usare tranquilla­mente il pronome he per indicare il proprio oggetto del desiderio. «Non so se l’omosessual­ità sia diventata mainstream, c’è stato in effetti chi mi ha chiesto se fare coming out non sia una specie di strategia di marketing... Quello che vedo è che le cose stanno cambiando, ed è un processo veloce; se penso anche solo a cinque anni fa, ci sono molti più artisti queer in circolazio­ne. Si parlava di viaggi: ecco, mi piacerebbe poter andare avanti di altri cinque anni nel futuro, per vedere quanto le cose saranno cambiate ancora».

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