Dove nasce il desiderio di sfidare la banalità di Alessandro Michele
IL DIRETTORE CREATIVO DI GUCCI RACCONTA A GQ PERCHÉ L’INSODDISFAZIONE PUÒ DIVENTARE UNA LEVA POTENTE CHE GENERA RIBELLIONE E SCONFIGGE L’ASFISSIA DELLA BANALITÀ. RESISTERE PORTA A RISULTATI SORPRENDENTI
Fin da piccolo mio padre mi portava ogni domenica a visitare i Musei Capitolini o il Museo di Villa Giulia. I musei erano il mio parco giochi, un luogo di divertimento assicurato. Un luogo di scoperta, di crescita e di libertà. Quelle visite domenicali hanno cominciato a nutrire profondamente il mio amore per l’arte e per le sue forme mutevoli e stratificate. Erano forme che facevano precipitare bellezza, che rispondevano a un’urgenza espressiva. Forme che traducevano le ragioni vitali e profonde della loro genesi: ragioni storiche, culturali, simboliche. In quel momento ho cominciato a capire che l’arte non è separabile dalla vita che la produce, che l’arte ha bisogno di un movente per dare espressione a quel nucleo di inesprimibile che ci precede.
Contattare questo movente è ciò che mi ha permesso di dare spazio al mio percorso creativo. Un percorso che nasce dall’insoddisfazione rispetto a ciò che è incrostato, univoco, fisso. È l’insofferenza che si riaffaccia potente ogni volta che contatto la rigidità mortifera di ciò che è istituito. È l’asfissia che si produce di fronte alla negazione della diversità. In fondo anche Deleuze parlava dell’atto di creazione come di un atto di resistenza. Un atto che smuove, denaturalizza, terremota e riconfigura. Un processo carico di divenire e di apertura verso un’ulteriorità. Nel mio piccolo è quello che
cerco di fare. Posso ribellarmi, creando. Con gli strumenti che ho e rispetto al mio campo d’azione.
In questo processo di resistenza creativa il passato è sempre stato un mio grande complice. Non ho mai interpretato le tracce del passato, infatti, come reliquie afone e pietrificate da esporre in una vetrina. Quelle tracce sono un materiale incredibilmente prezioso perché conservano un cuore di brace che può essere nuovamente incendiato. Spesso aspettano solo una scintilla per essere riattivate e riabitate in forme nuove. In fondo sono le tracce di un tempo continuamente operante, in cui il passato, il presente e il possibile non sono separabili.
Quel viaggio iniziato da bambino non si è mai concluso, quello stupore e quel senso di possibilità che Roma mi regalava continuano a vivere nel canto che cerco ogni volta di intonare per celebrare bellezza e diversità.