GQ (Italy)

A CACCIA DI LIVE

Lo spicchio di New Jersey dove nascono leggende

- Testo di GIULIANA MATARRESE

C’è un posto sulla costa del New Jersey che gli appassiona­ti di rock e jazz conoscono: Asbury Park, a un’ora da New York. Lo conoscono perché The Who, The Doors, Ella Fitzgerald, Charlie Parker, i Rolling Stones e Bruce Springstee­n (nato poco distante, a Long Branch) ci sono passati: a farsi le ossa, in una scena musicale abbastanza unica, che ora è tornata a riservare delle sorprese.

È la storia che Tom Jones racconta nel documentar­io Asbury Park: Lotta, Redenzione, Rock ’n Roll (al cinema dal 22 al 24 maggio). Lo fa partendo dagli inizi, e cioè dagli Anni 30, quando i binari della Long Branch Railroad dividevano la città in due: l’ovest dall’est, il quartiere dei neri e degli immigrati (italiani) e quello dei bianchi ricchi. Ma le prove tecniche della segregazio­ne, che diventerà legge qualche anno più tardi, «non possono nulla contro il potere della musica», spiega il regista. Infatti i bianchi si spostano nelle zone proibite: «Quelle del Turf Club o dell’orchid Lounge, dove suonano Dizzy Gillespie, Ray Charles e Louis Armstrong». Sarà un crescendo: di mescolanze, di generi, di sperimenta­zioni. Negli Anni 60 la città e la sua Convention Hall sono la prima scelta dei profeti del rock, dai Byrds agli Who: un laboratori­o crossing sul quale soffierà, da lì al decennio successivo, l’ennesimo vento nuovo. Sarà il momento di Bruce Springstee­n, che ne parla nel documentar­io: «Tra quel meltin’ pot di influenze, il pop, l’r’n’b, il soul, è nato il mio suono, quello a ovest dei binari». Dice Tom Jones: «All’upstage Club potevi suonare solo brani originali, le cover erano bandite: il proprietar­io, Tom Potter, aveva compilato una lista di regole su tutto, come quella che concedeva alle ragazze di rimanere in topless per un massimo di tre, quattro ore ciascuna». Messa a ferro e fuoco nel 1971 dagli scontri tra forze di polizia e Black Panthers, che rivendicav­ano i diritti civili degli afroameric­ani, Asbury Park ora è rinata puntando, di nuovo, sulla musica.

In due chilometri e mezzo di lungomare si concentran­o una decina di venue per la musica dal vivo: lo storico The Stone Pony, dove si è fatto conoscere anche Jon Bon Jovi, e il Wonder Bar, più i locali dove le gig sono comprese nel prezzo del drink, come l’asbury Park Yacht Club, il Langosta Lounge o il Danny Clinch Transparen­t Gallery. E poi i raduni: il prossimo evento imperdibil­e è il festival di musica, arte e surf culture Sea.hear.now, in programma il 21 e il 22 settembre.

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La locandina del documentar­io di Tom Jones sulla storia musicale di Asbury Park, in sala dal 22 al 24 maggio, e (sopra) una d’epoca dell’upstage Club. In alto a destra: Bruce Springstee­n all’harvard Square Theatre nel 1974
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