GQ (Italy)

BARBARA BOUCHET

- Testo di ENRICA BROCARDO

La donna che fece innamorare l’italia

Il sogno erotico biondo dell’italia Anni 60 e 70 sta per tornare al cinema nel sequel del film Milano calibro 9, il cult poliziesco del 1972 in cui BARBARA BOUCHET interpreta­va una spogliarel­lista senza scrupoli. Erano i tempi della malizia ingenua, che lei non rinnega, perché da tutto si può imparare qualcosa. Perfino da un avvocato della mafia respinto, che ti costringe a fuggire da Hollywood. O dalla morte violenta di un’amica su cui un certo Quentin Tarantino ha «purtroppo» deciso di fare un film

«Io ferma non ci so stare». Barbara Bouchet lo dice con orgoglio. E basta ascoltare l’incredibil­e storia della sua vita per capire che l’inquietudi­ne fa parte di lei fin dal principio. Nata 75 anni fa nell’ex Cecoslovac­chia da genitori tedeschi – il suo vero nome, Bärbel Gutscher, fu francesizz­ato a Hollywood negli Anni 60 – si trasferisc­e nella bassa Baviera da piccolissi­ma e da lì, nel 1956, negli Stati Uniti.

«A New York prendemmo un treno per la California», ricorda. «Dal finestrino cercavo gli indiani e i cowboy, ma ad attenderci c’erano solo i campi di cotone». Due anni dopo, un nuovo trasloco: a San Francisco, dove a 14 anni appena vince il suo primo concorso di bellezza, Miss China Beach. E dove arrivano anche i primi contratti da modella. «Ma già a 15 anni decisi di andare a Los Angeles per fare qualche audizione», precisa. «Per mantenermi facevo la commessa in un negozio di scarpe e consegnavo pollo a domicilio». Non per molto, però, perché il produttore Martin Melcher, il marito di Doris Day, la nota in uno spot e la contatta. È così che, nel 1964, Barbara Bouchet fa il suo esordio a Hollywood, per andarsene appena cinque anni dopo e iniziare una nuova vita e una nuova carriera in Italia. Prima come attrice e poi come istruttric­e di aerobica, perché arrivata all’età di 39 anni è «stufa di essere vista come un simbolo del sesso». Due decenni dopo, tuttavia, torna a recitare per la tv e per il cinema.

Ed eccoci a oggi. Lo scorso luglio, sul canale americano Hallmark, è andato in onda il film per la tv Rome in Love. «È un remake di Vacanze romane», spiega la Bouchet. «Io sono la signora Richici e ospito un giornalist­a che viene a Roma per intervista­re un’attrice. Il ragazzo è timido, quindi gli spiego come corteggiar­e una donna e gli insegno anche a fare i tortellini». Il primo gennaio la vedremo invece nel nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo. Mentre la primavera prossima uscirà Calibro 9 (sequel di Milano calibro 9 di Fernando Di Leo, del 1972). «È ambientato nell’italia contempora­nea. Io stavolta sono la madre di Marco Bocci, che ha il ruolo del figlio di Ugo Piazza, interpreta­to ai tempi da Gastone Moschin, il fidanzato che avevo “fatto ammazzare” all’epoca».

Nel 1972 uscirono addirittur­a undici film con Barbara Bouchet. Milano calibro 9, però, è diventato un cult.

Tutti ricordano la scena in cui ballo in discoteca. La produzione disse che il set sarebbe stato blindato. E invece, il giorno dopo le foto erano già sui giornali. Quentin Tarantino mi ha chiesto se avessi studiato con un insegnante di ballo: «Ma che, sei matto? Si mette la musica e si va».

A proposito di Tarantino, lo perdona per averle dato appuntamen­to e non essersi presentato in più di un’occasione?

Non ci penso proprio. Mi ha anche invitata all’anteprima di C’era una volta... a Hollywood, in agosto a Roma. Gli ho risposto che non mi va giù che abbia girato un film sulla morte della mia amica Sharon Tate.

Vi conoscevat­e?

Certo. Andavo spesso a trovarla a casa sua, a Los Angeles, ed è assolutame­nte un caso che

«GLI UOMINI SI ASPETTAVAN­O CHE VIVESSI IN REGGICALZE, COME NEI FILM»

quella sera non ci fossi anch’io. Non devo pensarci, perché è una storia che continua a farmi stare male.

Allora torniamo alla scena del ballo. Lei indossava un bikini che metteva in risalto un fisico strepitoso. Eppure, più volte, lei ha dichiarato che non si rendeva conto del fascino che esercitava. Giuro! Sapevo di piacere, questo sì. Altrimenti non mi avrebbero fatta lavorare. Ma nella vita la bellezza non è poi questa fortuna: mi sentivo un trofeo da esibire, e gli uomini si aspettavan­o che fossi una femme fatale anche nella realtà. «Ma quando faccio l’assassina, mica vuol dire che ammazzo la gente sul serio. Per quale motivo allora dovrei essere sempre in reggicalze?».

Non volevano che infrangess­e il loro immaginari­o erotico.

Esatto. Ma siccome sono sempre stata una persona normalissi­ma, e non mi atteggiavo a diva sexy, loro rimanevano delusi. Con Luigi Borghese, che è stato suo marito per oltre 30 anni, è andata diversamen­te. A lui piacevano sia i miei personaggi che la vera Barbara. Mi vedeva anche come moglie e come madre, insomma. E aveva il dono della simpatia. Da lui ho imparato la leggerezza, l’autoironia. È stato il grande amore della mia vita.

Un altro amore è stato Omar Sharif... Siamo stati insieme un anno ma, in realtà, ci siamo visti ben poco: non c’era mai. E giocava d’azzardo. Da giovane ho avuto tanti flirt. Pensi di essere innamorata, ma è l’attrazione fisica che parla. Di relazioni importanti prima di sposarmi ce n’è stata solo una, quella con l’attore Gardner Mckay. Abbiamo convissuto per diversi anni. È finita quando ho scoperto che mi tradiva.

È stata tradita altre volte?

Caspita! Un’altra cosa che ho imparato nella vita è che la bellezza non ti mette al riparo da questo genere di cose. E, magari, scopri anche che vanno con un’altra che non è per niente attraente.

Con gli attori italiani nessun flirt? Ma si ricorda con chi lavoravo? Renzo Montagnani, Lino Banfi, Enrico Montesano... Non ci provavano neanche.

«HO IMPARATO CHE LA BELLEZZA NON TI METTE AL RIPARO DAI TRADIMENTI»

L’immagine della donna, in quelle commedie sexy all’italiana, non era il massimo dell’emancipazi­one...

Le donne erano viste come oggetti del desiderio, è vero, ma io all’epoca non ci pensavo un granché. Ho letto che adesso, in America, sul set ci sono addirittur­a specialist­i per le scene di sesso. Mi sa che stanno esagerando. E trovo ridicolo che una denunci le molestie subite 20 o 30 anni prima. O parli subito o non lo fai più. Un uomo di potere può rovinarti la vita e, quando sei molto giovane, hai due possibilit­à: o dici di sì perché hai paura per la tua carriera, oppure dici di no, sapendo che magari quel film non lo farai.

Lei che cosa ha scelto?

Io non ho mai avuto problemi con i produttori e con i registi. Per dire, Otto Preminger una volta mi chiamò e mi disse: «Hedda Hopper ha scritto che sei la mia nuova fiamma. Visto che lo dice lei...». Lo bloccai: «Lascia stare». Il problema vero l’ho avuto con un avvocato della Paramount. Mi offrì gioielli, una villa, Rolls-royce con l’autista. Ma a me sembrava mio nonno. Poi, un amico mi disse: «Ma lo sai a chi hai detto no? Quello è anche l’avvocato della mafia, e ha giurato che ti rovina». Ho fatto la valigia, ho lasciato Hollywood e sono andata a New York, dove mi hanno offerto un film in Italia. Sono partita e ho ricomincia­to tutto da capo.

 ??  ?? Barbara Bouchet, nome d’arte di Bärbel Gutscher, è nata 75 anni fa nell’attuale Repubblica Ceca, ma ha trascorso l’infanzia negli Usa, dove ha poi iniziato a lavorare come modella e come attrice. In Italia a partire dal 1969, è diventata un’icona delle commedie sexy dell’epoca (foto).
È la madre dello chef Alessandro Borghese, nato dal matrimonio con l’imprendito­re Luigi Borghese
Barbara Bouchet, nome d’arte di Bärbel Gutscher, è nata 75 anni fa nell’attuale Repubblica Ceca, ma ha trascorso l’infanzia negli Usa, dove ha poi iniziato a lavorare come modella e come attrice. In Italia a partire dal 1969, è diventata un’icona delle commedie sexy dell’epoca (foto). È la madre dello chef Alessandro Borghese, nato dal matrimonio con l’imprendito­re Luigi Borghese
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 ??  ?? Sopra, la Bouchet nel 1970. In basso, l’attrice nel ’65 in un episodio della serie tv americana Viaggio in fondo al mare, con l’attore David Hedison nei panni del capitano Crane
Sopra, la Bouchet nel 1970. In basso, l’attrice nel ’65 in un episodio della serie tv americana Viaggio in fondo al mare, con l’attore David Hedison nei panni del capitano Crane
 ??  ?? A fianco, Barbara Bouchet con Roger Moore nel 1973. In alto, la locandina del film poliziesco Milano calibro 9 di Fernando Di Leo, del ‘72. Scena celebre: il ballo della protagonis­ta in bikini dorato al night club 152 / OTTOBRE 2019 GQITALIA.IT
A fianco, Barbara Bouchet con Roger Moore nel 1973. In alto, la locandina del film poliziesco Milano calibro 9 di Fernando Di Leo, del ‘72. Scena celebre: il ballo della protagonis­ta in bikini dorato al night club 152 / OTTOBRE 2019 GQITALIA.IT
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