GQ (Italy)

FENOMENO FELICITË

I più amati dagli italiani tornano per la 3ª volta

- Testo di CRISTINA MARINONI Gethin Davies (batteria), Luke Spiller (voce), Adam Slack (chitarra) e Jed Elliott (basso): The Struts saranno in concerto il 29/10 a Milano

È il momento in cui tutti li vogliono. Piacciono a Keith Richards e Axl Rose. Dave Grohl dice che «sono fortissimi, il migliore gruppo d’apertura che i Foo Fighters abbiano mai avuto». E gli italiani si mettono in coda per vederli dal vivo: infatti, il 29 ottobre The Struts tornano, per la terza volta in otto mesi, al Fabrique di Milano. Animali da palcosceni­co come non capitava da un po’, i quattro giovanotti di Derby (totalizzan­o 114 anni) affidano la parola al frontman, Luke Spiller, erede di Freddie Mercury per voce, attitudine e look. «Voi ci cercate e noi vi raggiungia­mo: on the road passeremmo il resto dei nostri giorni».

Come vive il confronto con il leader dei Queen?

All’inizio accusavo la pressione, adesso ne vado orgoglioso. Meglio non pensarci troppo, però: Freddie è l’amore della mia vita, sono cresciuto ascoltando­lo, e l’idea di essere paragonato a lui mi mette i brividi.

Ha altri amori in questa vita on stage? Sì, e sono capace di fare la differenza tra quelli del mondo reale e di quello astratto.

Partiamo dai primi.

La sfera concreta include le donne − alla ragazza che mi ha tradito ho dedicato Kiss This, dove la mandavo a quel paese − gli amici e la mia doppia famiglia.

Doppia famiglia in che senso? Quella d’origine e quella d’arrivo, la mia band. Ai miei tre soci voglio bene come a dei fratelli. Di cui mi sento responsabi­le: a 31 anni appena compiuti, sono il più adulto.

E gli amori astratti?

Riguardano l’arte, nelle sue varie declinazio­ni. La musica non è la mia unica passione: dipingo, ho studiato danza e recitazion­e, scrivo. E scelgo io lo stile dei nostri vestiti.

Il prossimo progetto?

Un’opera rock. Mi dedico alla sua stesura nei ritagli di tempo: l’ho cominciata 6 anni fa, sarà il caso di darmi una mossa...

Terrà per sé la parte del protagonis­ta? A dire la verità, ho in mente qualcosa di diverso: un biopic. Dopo Bohemian Rhapsody e Rocketman è il momento di celebrare...

Chi?

Steven Tyler degli Aerosmith. È perfetto per un film. Ho la fortuna di conoscerlo e l’ho già studiato un po’: dovrei solo modificare l’accento British in americano. Lancio qui la proposta, nella speranza che attiri qualche regista, e mi candido ufficialme­nte alle audizioni.

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