LA SPIA CHE VENNE DAL MARE
Non indossa lo smoking, eppure Andrea Crosta è una specie di James Bond. Ma invece che al servizio segreto di sua maestà, lavora per l’ambiente.
Milanese, 50 anni, laureato in Scienze naturali, fino a sei anni fa si occupava di sicurezza applicata all’antiterrorismo, lavorando per esempio a contrastare la pirateria sulle coste della Somalia. Poi ha deciso di fondare una ong molto particolare, la Earth League International. Praticamente una intelligence dedicata a combattere i crimini contro la natura. «Tornavo dal Kenya, dove avevo assistito al disastro provocato dal bracconaggio: 40 mila elefanti uccisi ogni anno», racconta. «Ho pensato allora di mettere le mie competenze al servizio del pianeta, creando un’organizzazione diversa: la sua missione è risalire la filiera illegale di qualsiasi crimine ambientale, dal traffico d’avorio a quello delle scaglie di pangolino o del legname proveniente dalla deforestazione, per arrivare al livello dove i trafficanti si sovrappongono ai politici corrotti e ai businessmen. Perché è lì che bisogna colpire».
La Earth League International si finanzia attraverso donazioni private e per una questione di integrità, spiega Crosta, non accetta denaro dai governi. Non ci lavorano biologi o attivisti, ma ex analisti delle agenzie di intelligence e poliziotti, quasi tutti sotto copertura. «A metterci la faccia siamo soltanto io e il mio socio Mark Davis, che è stato uno degli agenti più importanti dell’fbi, dove si è occupato di Isis e narcotraffico, e per la prima volta esce allo scoperto. Il nostro lavoro consiste nell’aiutare le forze dell’ordine, condividendo le informazioni che acquisiamo con una decina di agenzie di polizia nel mondo, in Usa, Messico, Thailandia, Cina». Gran parte delle attività di Crosta e dell’earth League si svolge lontano dal pubblico e dall’attenzione dei media, quasi sempre nei Paesi in cui le risorse naturali sono meno tutelate.
ANDREA CROSTA Laureato in Scienze naturali, esperto di sicurezza, a suo agio nelle operazioni di intelligence: 50 anni, Crosta ha fondato la Earth League International, è membro della Wildlife Justice Commission, a L’aia, della Africa Conservancy Foundation ed è parte attiva di Wildleaks, la Wikileaks dell’ambiente
Ma c’è un modo per vederli al lavoro: il 22 dicembre National Geographic manderà in onda il documentario Sea of Shadows, prodotto da Leonardo Dicaprio, diretto da Richard Ladkani e premiato al Sundance Festival e al 65° Taormina Film Fest, dove è stato presentato in prima italiana. Il film segue le attività che la ong ha condotto nel golfo del Messico per salvare dall’estinzione la più piccola balena del mondo, che i locali chiamano “vaquita” perché è pezzata come una piccola mucca. È un cetaceo di cui sono rimaste poche decine di esemplari, e che oggi rischia di estinguersi a causa delle reti lanciate dai cartelli messicani e dalla mafia cinese. Il loro vero scopo è catturare un grosso pesce, il totoaba, la cui vescica natatoria, nota come cocaina dell’oceano, è ricercatissima sul mercato nero: la medicina cinese la considera miracolosa contro l’infertilità e può costare 10 mila dollari al pezzo. «Quel tipo di pesca è vietato», sottolinea Crosta. «Provoca la morte della vaquita, che rimane intrappolata nelle reti, e sta distruggendo ogni tipo di fauna marina, spopolando l’oceano. Ma il governo messicano è poco sensibile al problema e al massimo se la prende coi pescatori, già duramente colpiti dalla crisi. Il documentario serve ad attirare l’attenzione internazionale». Per realizzarlo ci sono voluti nove mesi, durante i quali lo staff di Earth League e gli operatori di ripresa sono stati costantemente
LA EARTH LEAGUE INTERNATIONAL NON ACCETTA DENARO DAI GOVERNI E SI FINANZIA ATTRAVERSO DONAZIONI PRIVATE. IL SUO STAFF NON È FORMATO DA BIOLOGI O ATTIVISTI, MA DA EX ANALISTI DELLE AGENZIE DI INTELLIGENCE E DA POLIZIOTTI, QUASI TUTTI SOTTO COPERTURA
sotto protezione per scongiurare i rischi di attacco e rapimento. «Abbiamo girato in molte situazioni pericolose e siamo stati spesso costretti a scappare, ma ne è valsa la pena. Qualche mese dopo la conclusione delle indagini, e purtroppo nel film non si vede, la Cina ha arrestato i capi dei trafficanti e in Messico il mercato del totoaba è crollato del 50 per cento».
Con Dicaprio Andrea Crosta aveva già realizzato nel 2016 The Ivory Game (disponibile su Netflix), che denunciava il traffico di avorio in Africa. E spiega che il sostegno dell’attore è stato, in questo caso, ancora più importante. «Leonardo è realmente coinvolto dalle tematiche ambientali: ha capito che il suo nome può fare la differenza. Lavorare sull’avorio era facile, tutti conoscono l’argomento. Ma a chi poteva interessare l’estinzione della vaquita?». Intanto Earth League prosegue con le sue lotte. «Ne seguiamo due o tre all’anno: ora stiamo lavorando in Sud America su un’emergenza che riguarda il traffico di parti di giaguaro, spacciato sul mercato cinese come tigre, mentre in Africa ci occupiamo del corno di rinoceronte, al quale i cinesi attribuiscono un potere taumaturgico». È insomma la Cina, oggi, la peggiore minaccia per la salute del pianeta. «Nello stesso tempo però costituisce anche la nostra migliore opportunità. Perché se riusciamo a trasformarla in un alleato, Earth League può fermarsi».