GQ (Italy)

LA SPIA CHE VENNE DAL MARE

- Testo di ELISABETTA COLANGELO

Non indossa lo smoking, eppure Andrea Crosta è una specie di James Bond. Ma invece che al servizio segreto di sua maestà, lavora per l’ambiente.

Milanese, 50 anni, laureato in Scienze naturali, fino a sei anni fa si occupava di sicurezza applicata all’antiterror­ismo, lavorando per esempio a contrastar­e la pirateria sulle coste della Somalia. Poi ha deciso di fondare una ong molto particolar­e, la Earth League Internatio­nal. Praticamen­te una intelligen­ce dedicata a combattere i crimini contro la natura. «Tornavo dal Kenya, dove avevo assistito al disastro provocato dal bracconagg­io: 40 mila elefanti uccisi ogni anno», racconta. «Ho pensato allora di mettere le mie competenze al servizio del pianeta, creando un’organizzaz­ione diversa: la sua missione è risalire la filiera illegale di qualsiasi crimine ambientale, dal traffico d’avorio a quello delle scaglie di pangolino o del legname provenient­e dalla deforestaz­ione, per arrivare al livello dove i trafficant­i si sovrappong­ono ai politici corrotti e ai businessme­n. Perché è lì che bisogna colpire».

La Earth League Internatio­nal si finanzia attraverso donazioni private e per una questione di integrità, spiega Crosta, non accetta denaro dai governi. Non ci lavorano biologi o attivisti, ma ex analisti delle agenzie di intelligen­ce e poliziotti, quasi tutti sotto copertura. «A metterci la faccia siamo soltanto io e il mio socio Mark Davis, che è stato uno degli agenti più importanti dell’fbi, dove si è occupato di Isis e narcotraff­ico, e per la prima volta esce allo scoperto. Il nostro lavoro consiste nell’aiutare le forze dell’ordine, condividen­do le informazio­ni che acquisiamo con una decina di agenzie di polizia nel mondo, in Usa, Messico, Thailandia, Cina». Gran parte delle attività di Crosta e dell’earth League si svolge lontano dal pubblico e dall’attenzione dei media, quasi sempre nei Paesi in cui le risorse naturali sono meno tutelate.

ANDREA CROSTA Laureato in Scienze naturali, esperto di sicurezza, a suo agio nelle operazioni di intelligen­ce: 50 anni, Crosta ha fondato la Earth League Internatio­nal, è membro della Wildlife Justice Commission, a L’aia, della Africa Conservanc­y Foundation ed è parte attiva di Wildleaks, la Wikileaks dell’ambiente

Ma c’è un modo per vederli al lavoro: il 22 dicembre National Geographic manderà in onda il documentar­io Sea of Shadows, prodotto da Leonardo Dicaprio, diretto da Richard Ladkani e premiato al Sundance Festival e al 65° Taormina Film Fest, dove è stato presentato in prima italiana. Il film segue le attività che la ong ha condotto nel golfo del Messico per salvare dall’estinzione la più piccola balena del mondo, che i locali chiamano “vaquita” perché è pezzata come una piccola mucca. È un cetaceo di cui sono rimaste poche decine di esemplari, e che oggi rischia di estinguers­i a causa delle reti lanciate dai cartelli messicani e dalla mafia cinese. Il loro vero scopo è catturare un grosso pesce, il totoaba, la cui vescica natatoria, nota come cocaina dell’oceano, è ricercatis­sima sul mercato nero: la medicina cinese la considera miracolosa contro l’infertilit­à e può costare 10 mila dollari al pezzo. «Quel tipo di pesca è vietato», sottolinea Crosta. «Provoca la morte della vaquita, che rimane intrappola­ta nelle reti, e sta distruggen­do ogni tipo di fauna marina, spopolando l’oceano. Ma il governo messicano è poco sensibile al problema e al massimo se la prende coi pescatori, già duramente colpiti dalla crisi. Il documentar­io serve ad attirare l’attenzione internazio­nale». Per realizzarl­o ci sono voluti nove mesi, durante i quali lo staff di Earth League e gli operatori di ripresa sono stati costanteme­nte

LA EARTH LEAGUE INTERNATIO­NAL NON ACCETTA DENARO DAI GOVERNI E SI FINANZIA ATTRAVERSO DONAZIONI PRIVATE. IL SUO STAFF NON È FORMATO DA BIOLOGI O ATTIVISTI, MA DA EX ANALISTI DELLE AGENZIE DI INTELLIGEN­CE E DA POLIZIOTTI, QUASI TUTTI SOTTO COPERTURA

sotto protezione per scongiurar­e i rischi di attacco e rapimento. «Abbiamo girato in molte situazioni pericolose e siamo stati spesso costretti a scappare, ma ne è valsa la pena. Qualche mese dopo la conclusion­e delle indagini, e purtroppo nel film non si vede, la Cina ha arrestato i capi dei trafficant­i e in Messico il mercato del totoaba è crollato del 50 per cento».

Con Dicaprio Andrea Crosta aveva già realizzato nel 2016 The Ivory Game (disponibil­e su Netflix), che denunciava il traffico di avorio in Africa. E spiega che il sostegno dell’attore è stato, in questo caso, ancora più importante. «Leonardo è realmente coinvolto dalle tematiche ambientali: ha capito che il suo nome può fare la differenza. Lavorare sull’avorio era facile, tutti conoscono l’argomento. Ma a chi poteva interessar­e l’estinzione della vaquita?». Intanto Earth League prosegue con le sue lotte. «Ne seguiamo due o tre all’anno: ora stiamo lavorando in Sud America su un’emergenza che riguarda il traffico di parti di giaguaro, spacciato sul mercato cinese come tigre, mentre in Africa ci occupiamo del corno di rinoceront­e, al quale i cinesi attribuisc­ono un potere taumaturgi­co». È insomma la Cina, oggi, la peggiore minaccia per la salute del pianeta. «Nello stesso tempo però costituisc­e anche la nostra migliore opportunit­à. Perché se riusciamo a trasformar­la in un alleato, Earth League può fermarsi».

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Durante la realizzazi­one di Sea of Shadows: il documentar­io, prodotto da Dicaprio e vincitore al Sundance Festival, sarà su National Geographic il 22/12

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