L’UOMO delle emozioni
Pino Lerario è il creativo di Tagliatore. Si racconta, a partire da un incontro con Hoffman
L’appuntamento è nel primo pomeriggio, a Londra, a casa di Dustin Hoffman. Nel paese di Martina Franca, in Puglia, Pino Lerario si sveglia prima dell’alba per preparare gli strumenti da sarto che serviranno a prendere le misure all’attore, due volte premio Oscar. Emozionato esce di casa, ma prima di recarsi all’aeroporto cammina deciso fino a un edificio intimo, spirituale, che accoglie quotidianamente i suoi pensieri e tormenti. «Ci vado tutte le mattine in chiesa, dico le mie preghiere, e non ho rinunciato neanche per Dustin, ma ho rischiato di perdere il volo», racconta. Lerario è la mente creativa, l’anima vulcanica di Tagliatore, il brand che la sua famiglia d’origine porta avanti da tre generazioni, ma che solo dopo il suo ingresso in azienda è uscito dall’anonimato del lavoro per conto terzi e si è affermato internazionalmente con propri abiti di façon sartoriale, famosi per sembrare fatti-su-misura anche quando non lo sono. Punteggiati da eccentricità sussurrata, ben calibrata, e da una palette di colori densa, fittissima, di lussureggiante mediterraneità.
La liaison con Hoffman è nata grazie a un compaesano, amico di lunga data, tal Donato Carrisi, autore di bestseller internazionali e ora anche regista in grande ascesa che ha voluto il due volte premio Oscar nel suo ultimo film L’uomo del labirinto, uscito nelle sale in questi giorni. «Non è il primo film che Donato mi propone», spiega Lerario, che nell’88 aveva vestito l’intero cast di Batman, «due anni fa avevo fatto il cappotto blu di Toni Servillo per La ragazza nella nebbia, l’ha indossato in quasi tutte le scene ed è stato così caratterizzante per il suo personaggio da essere diventato a sua volta protagonista. Pensare che Servillo all’inizio non se lo voleva mettere il doppiopetto di cashmere, diceva che non riusciva a vedersi. Poi se n’è innamorato».
L’azienda Tagliatore è una piccolo diamante del territorio pugliese. Una case history da studiare e imitare. Dà lavoro a 180 persone e altrettante nell’indotto, tutte della valle d’itria. Riesce a produrre oltre 350 capi al giorno che spedisce nelle frenetiche capitali della moda, Londra, Parigi e New York, fino a spingersi a Tokyo o a Stoccolma. Difficile non pensare alle piccole grandi barriere che esistono nell’italia del Sud e che l’imprenditore ogni giorno deve valicare. «Ormai non ci facciamo più neanche caso, ma invece di piangerci addosso ci rimbocchiamo le maniche e andiamo avanti. La responsabilità è grande, abbiamo lavoratrici che stanno con noi da una vita, ci sono state madri e poi anche le loro figlie. Cerchiamo di lavorare sodo, ma non è facile». Per ogni collezione Tagliatore arriva a presentare in campionario oltre 700 tessuti, molti dei quali esclusivi del brand. Ed è sempre Lerario che disegna, schizza, mette insieme i colori. Passa dal taglio dei capi alla tavolozza cromatica, dai reparti di produzione all’astrazione delle ispirazioni. «Abbiamo mare, luce e boschi bellissimi, ma a volte mi basta passeggiare in azienda per trovare l’idea. Nei fili metto tutti i nostri colori, quelli che ci caratterizzano, come il rosso, tra i più difficili da dosare ma anche tra quelli che danno più soddisfazione. È intenso». Come la passione, come l’emozione.