Giorgio Armani: vi spiego la GIACCA
Il suo soft tailoring ha travolto la moda. Oggi lo stilista racconta il nuovo approccio alla sartorialità
Coerenza e determinazione. Le cifre stilistiche di Giorgio Armani sono queste, da sempre. A dispetto di mode più o meno passeggere, di scenari in continua evoluzione, di tendenze lampo, Re Giorgio – come il mondo della moda lo ha ribattezzato per la sua visione lungimirante e per questo sempre attuale – cammina dritto per la sua strada, senza tentennamenti. È la sua visione, forte, fiera, salda, sicura. Quella che ha costruito per tutta una vita, da quando negli anni Ottanta ha ripensato la classica e rigida giacca del guardaroba, e l’ha trasformata in una seconda pelle, più rilassata, informale, meno rigorosa. Da quando insomma ha fatto la rivoluzione, ed è entrato nella storia: «Giustamente la giacca destrutturata viene ritenuta, e ricordata, come il simbolo della mia moda e di un’epoca», racconta Armani, «perché ha rappresentato una rivoluzione che ne ha cambiato il destino a livello mondiale. Oggi la giacca può essere immaginata in molti modi diversi e svolge molteplici funzioni, dal formale all’elegante, al casual. Revers, colli, lunghezze, materiali, fodere, tasche: sono dettagli sui quali si può lavorare all’infinito. È un capo intramontabile che non smetterà di essere indossata e alla quale non rinuncerei». E non è il solo. La collezione per questo autunno-inverno sembra proprio ripartire da lì, da quell’idea di un’eleganza nata non da una silhouette, ma da una sensazione e un’emozione, così da rendere lo stile maschile più disinvolto. «Ho sperimentato un nuovo approccio alla sartorialità creando forme che fossero più naturali e fluide, che delineassero il corpo senza costringerlo né sopraffarlo,
accompagnandone i movimenti ed evidenziandone la fisicità». Il soft tailoring firmato Armani, allora, lo delineano le giacche, fra tutte quelle doppiopetto, leggere, decostruite, abbinate a camicie scure con microdisegni in nuance oppure a camicie classiche da portare con la cravatta, ritornata a sorpresa sulla scena. A questo si accostano giacche monopetto, intelate come sartoria comanda, e poi i blazer mono e doppiopetto dalle spalle decise, ma anche i volumi over e le abbottonature basse che richiamano, aggiornandola, l’estetica Armani degli anni Ottanta, suggerendo visioni di “machismo” gentile. La collezione A/I 2019-20 è un bellissimo percorso che racconta l’armani pensiero attraverso le giacche più iconiche, quelle che hanno fatto la storia del marchio, dalle prime collezioni a oggi. Perché a dispetto di quello che sembra essere consacrato come il momento dello street style, la giacca rimane comunque un capo irrinunciabile per ogni uomo e Armani lo sa. «Il tailoring», afferma Armani, «come genere, non è mai passato di moda e oggi gli uomini indossano abiti fatti su misura anche in occasioni informali». E allora via a giacche doppio e monopetto, decostruite e costruite, smilze e voluminose. Una giacca che Armani definisce «eclettica», mai rigida, adatta davvero alla vita di oggi e alle diverse personalità dell’uomo contemporaneo. La scelta delle materie va dalle lane leggere ai velluti densi, espandendo ulteriormente le possibilità espressive di un capo senza tempo che Giorgio Armani continua a esplorare e rinnovare con ogni collezione, perché «il completo sartoriale può essere un capo perfetto, anche per le generazioni di oggi, veloci, atletiche e iperconnesse: basta interpretarlo con intelligenza e aderenza al presente. Spezzando giacca e pantaloni, per esempio, e soprattutto lavorando su piccoli dettagli e sui materiali che fanno davvero la differenza, l’abito diventa confortevole e pratico senza perdere di allure. È quanto io faccio da sempre, senza pregiudizi».