IL VIAGGIO DI BAIKAL
Sola, con i suoi cammelli, l’alpinista mongola sta attraversando l’eurasia
Due anni fa esatti, nel novembre del 2017, la trentenne mongola Baigalmaa “Baikal” Norjmaa ha iniziato un epico viaggio di 12mila chilometri con i suoi cammelli battriani, che da Ulaanbaatar, capitale del suo Paese, la porterà a Londra, probabilmente nel 2020. Nomade e alpinista, Baikal vuole percorrere La Via della Seta come fecero un tempo i suoi antenati guerrieri, ma il motivo che la spinge è ben più nobile. Sogna infatti di promuovere la cultura mongola nel mondo, aiutare la sopravvivenza del cammello battriano e affermare il “female gaze”: «Dall’inizio del mio viaggio i cammelli sono tornati a essere popolari tra i mongoli», racconta dalle seguitissime pagine social con cui cerca sostegno attraverso il crowdfunding, «spero di poter ispirare le donne delle zone rurali a credere in se stesse e intraprendere progetti». Dalla steppa si è spinta verso l’estremo Nord della Cina, poi il Kazakistan, l’uzbekistan, il Turkmenistan e 6mila chilometri già percorsi. Fino a solcare il prossimo anno le creste alpine della Svizzera e dirigersi verso la Manica. Ma la strada per l’europa è ancora lunga. Polvere, pioggia, tempeste, terreno roccioso e deserto l’aspettano. La sfida più grande finora è stata il freddo, a metà inverno nel deserto del Gobi ha dovuto affrontare temperature a -58 °C. Ma ancor più impegnativo è prendersi cura quotidianamente degli animali, nutrirli tre volte al giorno, scaldarli, medicarli. «I cuscinetti dei piedi dei cammelli sono molto morbidi», spiega Baikal, «non adatti all’asfalto, poiché iniziano a creparsi e sanguinare. Per evitarlo, devo massaggiarli con oli per giorni. Ma la più grande ricompensa è vivere tutto questo».