CIRCOLO VIRTUOSO
Dopo 20 anni, un disco è di chi lo fa o di chi lo ascolta?
A vent’anni dall’uscita di una pietra miliare come Microchip emozionale, il disco che ha indicato a una generazione di musicisti come far convivere rock alternativo e pop elettronico, ispirazione e classifica, il 22 novembre i Subsonica tornano sui loro passi pubblicandone una versione aggiornata, allargata a nuovi arrangiamenti e interpreti: Microchip temporale. Per realizzarla la band torinese ha radunato un’ampia cerchia di collaboratori, da Elisa a Lo Stato Sociale, da Achille Lauro a Myss Keta. Ne parliamo con il tastierista Boosta (Davide di Leo): compositore, scrittore, dj e, ovviamente, membro fondatore dei Subsonica.
Com’è nata l’idea di aggiornare il disco che vi ha lanciati nel 1999?
Ci è sembrato un bel regalo di compleanno da fare a noi e al disco. Dopo vent’anni, è il momento di una rivisitazione del nostro percorso. In più, siamo convinti che la musica, una volta prodotta, diventi proprietà di chi la utilizza, perché viene usata dalle persone per comunicare, raccontarsi. La musica ha una funzione sociale: rimetterla in circolo significa riportarla alla vita delle persone.
Microchip emozionale vi ha anche aperto la strada al mainstream: in fondo è stato quel disco a portarvi a Sanremo…
Sì, è stato un’astronave che si infiltra in mondi paralleli, non previsti dalla rotta. Ma è successo proprio perché è stato fatto senza calcoli. Il nostro obiettivo era suonare la musica che ci piaceva, in un periodo in cui ascoltavamo di tutto. Il suo successo deriva da questo, ma non esiste una ricetta per ottenerlo. È importante seguire l’urgenza di esprimersi, si fa musica perché se ne ha bisogno. A volte, riascoltando le mie parti, mi meraviglio delle idee che ci ho messo, cose che ora non riuscirei a inventare.
Anche gli ospiti che avete scelto, da Elisa a Cosmo, provano questa urgenza? Con quale criterio li avete selezionati?
Ci siamo rivolti a musicisti affini nell’esigenza di esprimere il proprio mondo, anche se con approcci alla musica diversi dai nostri. Vicini a noi nell’attitudine.
Siete una band di grande impatto live, con un forte seguito, un pubblico vario. Pensate che possa allargarsi ancora?
Chissà, col pretesto di andare a sentire il proprio beniamino, chi non ci conosce e ha un percorso musicale diverso potrebbe scoprire il nostro. Con la rivoluzione digitale è più difficile andare a fondo delle cose, quindi sarebbe un bene, un aumento della conoscenza.