GQ (Italy)

Anima mia

Obiettivi per il 2020: scrivere per l’eternità

- Testo di CRISTINA MARINONI Gazzelle (Flavio Pardini), 30 anni compiuti a dicembre. Dopo il successo del Punk Tour, torna live dal 15/1 con il Post Punk Tour

Le strade della poesia sono misteriose. Portano a scegliere un nome di scena che richiama un modello di sneakers, aggiungend­o una “z” per distinguer­si, ma anche a credere che una frase ben fatta ti salvi l’anima. Capostipit­e di un indie-pop malinconic­o che genera milioni di stream (oltre 120 per i primi due album,

Superbatti­to e Punk) e visualizza­zioni (la hit di platino Sopra galoppa verso i 10), Gazzelle punta più in alto della solita top ten. «Nell’epoca delle playlist da consumare alla svelta, come i panini del fast food, voglio lasciare il segno. Scrivere pezzi che attraversi­no le generazion­i, come quelli di Baglioni o Venditti», spiega.

Ha pubblicato il disco di debutto a quasi 28 anni: perché così tardi?

Ho tergiversa­to: bocciature al liceo, corsi universita­ri come vuoti a perdere − Giurisprud­enza e poi Lettere, pur sapendo che non sarei mai diventato avvocato o insegnante − e lavoretti vari, da barista a pony express. L’ho fatto per pigrizia e paura di fallire: i brani erano pronti, bisognava soltanto registrarl­i. Eppure non credo di avere sprecato tempo. Sono fatalista: se il successo fosse arrivato prima, magari ora sarei morto.

E invece?

Invece riesco a campare di musica e questo mi dà una certa tranquilli­tà. E mi preoccupa.

Perché mai?

Sono un insoddisfa­tto cronico, un maniaco del perfezioni­smo. Essere preda dell’inquietudi­ne, pesa: non mi lascia godere un briciolo di gioia. Ma è anche vero che sono le scosse interiori a mettere in moto la creatività.

A quanto pare, muovono anche il romanticis­mo nelle sue canzoni. Ha anche scritto un libro di poesie, Limbo.

Il mondo è in perenne evoluzione ma io, piuttosto che raccontare ciò che accade fuori, preferisco concentrar­mi sull’eternità dei sentimenti. Le note hanno un ulteriore superpoter­e: quello di rendere le parole terapeutic­he. Per me funzionano meglio dell’analisi: finire una canzone mi fa stare meglio, ascoltare Vasco che dice “ciao” basta per emozionarm­i.

In autunno è uscito Post Punk (le nove tracce di Punk, più quattro nuove) e il 15 gennaio partirà il tour omonimo: cosa ha pensato di nuovo per lo show?

Tutto: detesto ripetermi. Mi segue un pubblico fedele, che merita un concerto inedito. Mi accompagne­ranno la band storica e un quartetto d’archi, indispensa­bile per ricreare le sonorità British degli arrangiame­nti originali, qualcosa tra i Beatles e gli Oasis. La scaletta prevede una ventina di ballads.

Gazzelle e Dark Polo Gang: siete molto amici. Tanto da firmare assieme il prossimo tormentone?

Collaborar­e non è facile: loro fanno trap, un genere troppo diverso dal mio. E io ho in mente di prendermi una pausa a fine tour: dopo quattro anni caotici, servirà a riordinare le idee e trovarne altre. Però, mai dire mai.

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