GQ (Italy)

IL VALORE DELL’UNICITÀ

Il corpo. Il maschio. E tutto quello che succede nel mezzo. La danza secondo Friedemann Vogel e il valore di un bacio

- Testo di CRISTINA D‘ANTONIO

Capita, anche di doversi figurare l’eroina che sale lungo il braccio. Friedemann Vogel è un ballerino classico, due volte Danzatore dell’anno per i critici internazio­nali di Tanz, chiamato sui palchi più applauditi del mondo (a febbraio sarà in Giappone con Alina Cojocaru). Capita, se non ci si ferma agli Apollo e ai Romeo. «La dipendenza dalle droghe, o come si possa uccidere qualcuno: mi è successo di trovarmi in quella parte, con verità da cercare e risposte da dare, e poi lasciarle scivolare via, perché in scena succeda la cosa giusta e arrivi al pubblico».

Eppure nella percezione comune il balletto resta per pochi. Un diverso storytelli­ng potrebbe aiutare? Avessi il potere di cambiare le cose, ne farei due: rendere i costi più accessibil­i per gli spettatori e invitarli all’opera sin da piccoli. Quello del balletto è uno spazio da difendere come un tesoro: uno dei pochi dove puoi toccare il cuore delle persone e offrire un’opinione senza ferire nessuno.

Controllo ed emozioni: come si mettono in equilibrio?

C’è un sistema: tutti, anche i primi ballerini, anche il mattino dopo il debutto, tornano ad allenarsi con i passi base. Per sei, otto ore. Per introietta­re quello che la coreografi­a chiede al tuo corpo. Poi, quando si alza il sipario, puoi lasciarti andare: è quello il momento delle emozioni.

Che è, a suo modo, vivo e irripetibi­le. Sì, la danza non è la pittura, che ferma una performanc­e per l’eternità. È in continua trasformaz­ione: anche se è tutto calcolato, una sola nuova reazione, una mano che non si trova dov’era la sera prima, può cambiare il risultato.

E poi c’è la difficile arte dell’alchimia. Specie se non balli solo a Stoccarda, che è la mia città, ma passi dal Giappone alla Russia, alla Cina. Ho capito che non conta da quanto conosci una persona, ma da come riesci a stabilire una connession­e: l’esperienza mi ha insegnato a riconoscer­e chi può essere speciale e chi no e il mestiere a trovare un modo che renda interessan­te una relazione, anche quando manca qualcosa.

Quindi capita di trovarsi tra le braccia della persona sbagliata.

Sì, e guarda caso è stato un successo: sul palco la chimica era perfetta, ma fuori da quel teatro non avevamo nulla da dirci.

Il corpo è la chiave per un livello di comunicazi­one superiore? Assolutame­nte. La comunicazi­one tra ballerini va a una velocità accelerata. Succede che io incontri una mia Giulietta due giorni prima di andare in scena, e dovrò baciarla e amarla: non potrei farlo, se non riuscissi a passarle in tempi brevi sottopelle. Ma quella della danza è una grande famiglia, che si tocca di continuo: parlo di un’intimità profonda, che si crea, appunto, nella vicinanza dei corpi.

Corpi fortemente disciplina­ti.

La disciplina è tutto. Siamo abituati a seguire le regole; non per dovere, ma per singola volontà. Serve a ripartire ogni giorno da una pagina bianca: ci sei tu, c’è il nuovo personaggi­o. È tutto da inventare. È il motivo per cui sono ancora qui: non potrei ballare sempre la stessa cosa, con gli stessi pensieri. È questa la mia droga.

Più forte di qualunque altro amore? No, ma l’amore c’entra molto con quello che faccio. Io posso obbligare il mio corpo ad essere allenato, ma è il cervello che decide chi vince: tu prova a dirgli come lavorare, e vedrai come non ti darà retta.

Quand’è che vi trovate in disaccordo? Quando sorgono i dubbi: non puoi dire al cervello di smetterla. Ma fa parte del gioco: se sei sensibile devi mettere in conto di avere vibrazioni negative, oltre a quelle positive. Ma anche i dubbi, alla fine, hanno un’utilità: rendono più forti.

Ne ha la prova provata?

In un momento in cui la mia carriera andava davvero veloce, ho avuto un infortunio: ho dovuto fermarmi, di colpo. E ho iniziato a chiedermi se fosse il momento di fare altro: il dubbio mi ha dato la chiarezza che mi mancava. Il balletto era più importante di qualunque timore.

Si è mai negato qualcosa per non mettersi in pericolo?

Amo così tanto quello che faccio che non voglio metterlo a rischio per qualcosa di meno importante. Saltare da un aereo? Bello, ma per me conta non avere male da qualche parte mentre danzo. Ciò detto, non vivo in un bozzolo: bisogna fare esperienza della vita. Non ha senso chiudersi in una cornice per essere ammirato come un ballerino che però non ha spessore.

Che tipo di uomo passa oggi attraverso la danza?

È davvero così importante separare mascolinit­à e femminilit­à? Chi è il maschio? Quello con i muscoli? Ci sono ragazzi che sono diventati ballerine: quel che conta è l’autenticit­à. È la prima lezione che ho imparato: non bisogna avere paura di essere unici.

 ??  ?? Fashion Editor: Nicolò Andreoni Hair: Armando Cherillo using R+CO @ Atomo Make up:
Mary Cesardi @ Atomo Friedemann Vogel sarà sul palco dell’auditorium Parco della Musica di Roma per Les Étoiles: a cura di Daniele Cipriani, è il gala di danza più atteso della capitale (24, 25 e 26/1). Giacca doppiopett­o e pantaloni in twill di lana, camicia con collo crêpe de chine
DIOR
Fashion Editor: Nicolò Andreoni Hair: Armando Cherillo using R+CO @ Atomo Make up: Mary Cesardi @ Atomo Friedemann Vogel sarà sul palco dell’auditorium Parco della Musica di Roma per Les Étoiles: a cura di Daniele Cipriani, è il gala di danza più atteso della capitale (24, 25 e 26/1). Giacca doppiopett­o e pantaloni in twill di lana, camicia con collo crêpe de chine DIOR

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