UN’IMPRONTA NELL’ANIMA
Una tavoletta di legno spesso, impiallacciata di rosso. Era l’altalena nel giardino dei miei nonni al Lido di Venezia. Centinaia di ore passate a decollare con la fantasia da quel sedile oscillante. Ogni volta che ci ripenso, mi commuovo. Perché mi piacciono le bordure di fragole, il verde screziato dell’edera rampicante, il rumore della ghiaia sotto i passi? Perché il rosso è il colore prevalente in casa? Perché a scuola mi sono sempre dondolato sulla sedia? È l’imprinting. Quel fascio di emozioni che solca l’anima indissolubilmente. Le prime volte lasciano un’orma in tutti noi. Intorno al ricordo di questo passaggio abbiamo costruito molte delle pagine di questo numero di GQ nel quale vorrei che vi tuffaste di testa, con la promessa che ne uscirete più ricchi e felici. Avrete modo di conoscere Carlo Chatrian, nuovo direttore artistico della Berlinale, festival cinematografico che compie 70 anni di vita e per la prima volta è guidato da un italiano. Leggerete delle piroette esistenziali di due ottimi registi che hanno permesso a GQ di scavare tra i loro ricordi più intimi: Francesca Comencini e Stefano Sollima. Lei, tra la presa di coscienza ai cortei femministi e la scoperta del bacio come manifestazione erotica di bellezza assoluta. Lui, con un’infanzia sui set dei film di pirati e cowboy, maturato nei teatri di guerra reale, approdato al cinema che racconta la solidarietà maschile, nelle sue forme virtuose ma anche crudeli. «L’ho preso tra le mani, ed era quieto e inerte. Poi l’ho impiantato, ho fatto ripartire la circolazione coronarica e come per magia ha ricominciato a battere». Sergio Filippelli è un chirurgo di Cardiologia Pediatrica dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. Il racconto dei suoi primi trapianti di piccoli cuori vi toglierà il fiato e vi farà piangere. Delle conseguenze dell’imprinting, delle reazioni cerebrali che questo scatena, del ricordo come patrimonio per sensi e neuroni, abbiamo parlato con il genetista Valter Tucci. Scoprite se la vostra mente si riconosce in quello che ci ha svelato. Quando Guido Brera, finanziere e cofondatore della casa editrice La nave di Teseo, scrisse I Diavoli, il suo primo bestseller, mi inviò la bozza per un parere sincero. Gli risposi: «Se ti sforzerai di tradurre, a noi comuni mortali, concetti ed espressioni da economista, credo verrà una bella storia. Sembra una sceneggiatura per la tv». Sono felice che Guido abbia continuato a scrivere, che I Diavoli vada in onda su Sky Atlantic e che lui abbia scelto GQ per raccontare tutto questo. E sono orgoglioso che Daniele De Rossi, campione del mondo, unico italiano ad aver militato nel mitico Boca Junior, abbia chiamato GQ per raccontare, nell’esclusiva storia di copertina firmata da Paolo Condò, le sue emozioni nel dire addio prima alla sua Roma e ora al calcio giocato.