Operazione Berlino
Sdoganare le serie tedesche all’estero? Missione (im)possibile
Perché abbia davvero successo una fiction con 40 milioni di budget, la più costosa d’europa tra quelle prodotte senza la mano santa della lingua inglese, ci vogliono uno scrittore che sceglie il noir per dipanare la convulsa stagione di Weimar e un regista capace di far interessare al cinema tedesco anche il resto del mondo. Lo scrittore è Volker Kutscher, autore della serie di libri (in Italia editi da Feltrinelli) da cui è partita Babylon Berlin (su Sky la terza stagione dal 1° aprile), il regista è Tom Tykwer, che firma la produzione con Henk Handloegten e Achim von Borries. Tykwer, 54 anni, l’autore di Lola corre, candidato al Leone d’oro, Profumo e Cloud Atlas, è uomo di più talenti, capace di seguire anche la sceneggiatura, la produzione e, talvolta, anche la musica dei suoi film.
Babylon Berlin: da dove si riparte? Dall’alba dello Schwarzer Donnerstag, il giovedì nero della Borsa del 1929, che in Germania tirò la volata al nazismo. Questa volta il detective Bruno Wolter cerca l’assassino di un’attrice: ci sono le luci e i party sregolati che resero celebre la Repubblica di Weimer, mentre le ombre della storia si avvicinano sempre più.
Cosa rimane oggi di quella città? Innanzitutto lo spirito. Da 15 anni Berlino è tornata la città del momento: forse non durerà per sempre, ma per ora è così. Anche con qualche preoccupante analogia: dietro a tanto entusiasmo sta riprendendo forza la destra, come dimostrano le ultime elezioni. Allora si pensava di poter gestire l’ascesa del nazismo, oggi bisogna stare doppiamente in guardia.
Lei è di Wuppertal, il centro agricolo del Paese. Perché scelse di vivere a Berlino? Nel 1988 avevo 22 anni e una certa esperienza: giravo da anni film in Super8 e ne avevo solo 13 quando mi hanno affidato la programmazione di una sala nella mia città. Vista da dove abitavo io, Berlino mi sembrava l’unico posto degno di essere vissuto: in premio, ottenni la direzione artistica di Moviemento, un cinema che continua a fare la differenza nel quartiere di Kreuzberg.
Quando si fa il suo nome si pensa a Lola corre: era il 1998 e con un budget bassissimo fece uscire il cinema tedesco dai confini nazionali.
E dire che ero pieno di dubbi. Dividere un film in tre episodi, ognuno dei quali dedicato a una decisione diversa di Lola per salvare il suo ragazzo da una banda criminale, mi sembrava materia da cortometraggio. Ci sono voluti nove mesi per rivedere la sceneggiatura ma alla fine i 2 milioni di spettatori in poche settimane ci hanno dato ragione.
Babylon Berlin è, al contrario, una produzione faraonica.
Certo, ma il suo valore sta soprattutto nel raccontare a noi tedeschi la vita quotidiana di un passaggio storico che a scuola studiamo troppo velocemente.
Ne sente la responsabilità?
Sempre: specie verso me stesso. Devo andare a dormire con la percezione di aver dato il massimo. È quel che serve per lanciarsi in nuove idee: un’attitudine, questa sì, molto berlinese.