GQ (Italy)

UN’IDEA DI GENTLEMAN

Ammette di dover molto a sua moglie Camila. Organizza appuntamen­ti al buio tra sua madre e il padre di Hugh Grant. E allena i figli con i cetrioli. Alla fine MATTHEW MCCONAUGHE­Y , felicement­e libero dagli obblighi di fidanzatin­o d’america, è diventato l’u

- Testo di ROBERTO CROCI

«Se mi faccio le canne». Matthew McConaughe­y è quel genere di profession­ista, raro, che non si turba a rispondere a una domanda ripetuta a nastro, specie adesso che è protagonis­ta dell’ultimo film di Guy Ritchie, The Gentlemen. Mcconaughe­y è Mickey Pearson, expat americano che ha costruito il suo impero del malaffare a Londra. La marijuana lo ha reso ricco e vorrebbe vendere tutto per passare ad altro: mica semplice. E qui scatta la gangster story alla maniera di Ritchie, che a questo giro è affascinat­o sostanzial­mente da due temi: l’industria della cannabis, che definisce «protagonis­ta della nuova corsa all’oro» e che negli Usa al momento vale 10,73 miliardi di dollari, parlando solo del mercato legale, e la lotta di classe, magari vista da un americano così come viene perpetuata dai toff guys, i cosiddetti riccastri con lignaggio. Toff guys era il titolo della storia nella sua prima stesura, presa e ripresa nel corso di 10 anni, poi il regista ha scelto The Gentlemen. Chiarendo: «Gentiluomi­ni aspirazion­ali, fuori sincrono rispetto alle loro azioni».

«Potrei rispondere come fece Bill Clinton: ho fatto un tiro, ma senza aspirare», risponde alla fine Matthew Mcconaughe­y. «Ma sarebbe una palla colossale». Prima di finire nella rete di Guy Ritchie è stato infatti in quella di Harmony Korine: «Dividevo il set di Beach Bum - Una vita in fumo con Snoop Dogg, non so se mi spiego. Il gioco era controllar­e che non sostituiss­e le canne di origano con quelle di Blue magic giamaicana. Un tiro di quella, e sei fuori gioco». Snoop Dogg li ha fregati, ovviamente. E ancora oggi chiama spesso Mcconaughe­y su Facetime. «È sempre la stessa scena: mi chiede come va, e poi mette giù. Lo adoro». Questa volta le insidie sono minori: l’attore si è ritrovato con Colin Farrell, Henry Golding, Hugh Grant, Charlie Hunnam, Jeremy Strong. Chaps, li chiama Guy Ritchie. Un gruppetto di tipi simpatici. Un cast, diciamolo, piuttosto eccezional­e.

Mcconaughe­y arriva con un completo tre pezzi azzurro, occhi in tinta e Oxford tirate a lucido. «L’ho fatto apposta: è il mio omaggio a Michael Wilkinson». Il costumista del film, già candidato all’oscar

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