UN’IDEA DI GENTLEMAN
Ammette di dover molto a sua moglie Camila. Organizza appuntamenti al buio tra sua madre e il padre di Hugh Grant. E allena i figli con i cetrioli. Alla fine MATTHEW MCCONAUGHEY , felicemente libero dagli obblighi di fidanzatino d’america, è diventato l’u
«Se mi faccio le canne». Matthew McConaughey è quel genere di professionista, raro, che non si turba a rispondere a una domanda ripetuta a nastro, specie adesso che è protagonista dell’ultimo film di Guy Ritchie, The Gentlemen. Mcconaughey è Mickey Pearson, expat americano che ha costruito il suo impero del malaffare a Londra. La marijuana lo ha reso ricco e vorrebbe vendere tutto per passare ad altro: mica semplice. E qui scatta la gangster story alla maniera di Ritchie, che a questo giro è affascinato sostanzialmente da due temi: l’industria della cannabis, che definisce «protagonista della nuova corsa all’oro» e che negli Usa al momento vale 10,73 miliardi di dollari, parlando solo del mercato legale, e la lotta di classe, magari vista da un americano così come viene perpetuata dai toff guys, i cosiddetti riccastri con lignaggio. Toff guys era il titolo della storia nella sua prima stesura, presa e ripresa nel corso di 10 anni, poi il regista ha scelto The Gentlemen. Chiarendo: «Gentiluomini aspirazionali, fuori sincrono rispetto alle loro azioni».
«Potrei rispondere come fece Bill Clinton: ho fatto un tiro, ma senza aspirare», risponde alla fine Matthew Mcconaughey. «Ma sarebbe una palla colossale». Prima di finire nella rete di Guy Ritchie è stato infatti in quella di Harmony Korine: «Dividevo il set di Beach Bum - Una vita in fumo con Snoop Dogg, non so se mi spiego. Il gioco era controllare che non sostituisse le canne di origano con quelle di Blue magic giamaicana. Un tiro di quella, e sei fuori gioco». Snoop Dogg li ha fregati, ovviamente. E ancora oggi chiama spesso Mcconaughey su Facetime. «È sempre la stessa scena: mi chiede come va, e poi mette giù. Lo adoro». Questa volta le insidie sono minori: l’attore si è ritrovato con Colin Farrell, Henry Golding, Hugh Grant, Charlie Hunnam, Jeremy Strong. Chaps, li chiama Guy Ritchie. Un gruppetto di tipi simpatici. Un cast, diciamolo, piuttosto eccezionale.
Mcconaughey arriva con un completo tre pezzi azzurro, occhi in tinta e Oxford tirate a lucido. «L’ho fatto apposta: è il mio omaggio a Michael Wilkinson». Il costumista del film, già candidato all’oscar