Napule è femmina
Filosofia, dialetto e sensualità spinta: sì alle emozioni, no agli “ismi”
Ha pubblicato tre singoli ed è già diventata un fenomeno nei circoli culturali più influenti di Instagram. La Niña è la reincarnazione musicale di Carola Moccia, napoletana doc che nelle sue canzoni mischia sonorità popolari a rap, reggaeton, miti e vita vera.
Scrivo e sopravvivo a Napoli: è la sua bio. È una città che ispira molto, ma che allo stesso tempo dispera. Complicata, per tutta una serie di dinamiche geopolitiche antichissime: un po’ ti abbandona a te stesso. Nasci qui, la ami, resti magicamente ma anche inspiegabilmente legato a lei in maniera viscerale, eppure non c’è un giorno che non ti faccia soffrire. Di fatto è come una relazione un po’ malsana: come un uomo che ti picchia e tu non lo molli.
Però ha scelto di cantare in napoletano, mentre prima lo faceva in inglese…
Non ero più soddisfatta: da un punto di vista emotivo non mi arrivavano le mie stesse canzoni. L’italiano però non è altrettanto musicale, mentre il napoletano si impossessa di te, ha un suono che da solo va oltre la parola. Io ho una personalità dolce, ma nelle emozioni sono violenta: solo così le riesco a esprimere. La canzone napoletana ritorna sempre, perché è esotica, ma ha un potere comunicativo enorme, basta pensare a quanti dj hanno campionato il Coro delle lavandaie o ’O sole mio.
In Croce parla di un lutto, in Salomè è una donna forte e spietata.
Quando ho perso una persona cara e in circostanze tragiche sono rimasta paralizzata per un po’, anche artisticamente, poi un giorno è nata Croce: di botto, è l’unico brano su cui non sono mai più intervenuta. Le mie canzoni non hanno un messaggio etico: sono delle osservazioni sul mondo, ma senza giudizio. Sono stata un’insicura cronica per tutta l’adolescenza, e un po’ lo sono ancora, è bellissimo potermi sublimare nel mio opposto: Salomè è la donna che non sono e che vorrei diventare.
Nessuna pretesa femminista?
In generale non sono per gli “ismi”, di nessun tipo, e a essere sincera io la differenza di genere non la avverto proprio. Ho una formazione filosofica e sono specializzata nei pensatori spagnoli: erano visionari, pazzi, poeti. L’antitesi della scuola tedesca. Deriva da lì il mio rifiuto delle etichette.
Qualche lettura da consigliare?
L’uomo e il divino di María Zambrano: è stata un’esperienza complessa, che mi ha lasciato delle suggestioni molto forti rispetto alla musicalità. Mi sono totalmente appassionata alla sua visione del mondo, umana e carnale.
A proposito di carnalità: ha scelto di essere piuttosto sexy nei suoi video.
Sono cresciuta con le hit dei primi anni Duemila: su Mtv, mentre mangiavo i cereali a colazione, passavano Jennifer Lopez e Britney Spears. Concedersi fisicamente fa parte della Niña artista, ma l’atteggiamento seducente è rivolto più a me stessa che agli uomini.