GQ (Italy)

Femminismo, razzismo e rap: aspettando la prima serie tv italiana, all black

- Testo di ENRICA BROCARDO poi ci abbraccere­mo, Zero, Prima o Zero. Zero

Pochi giorni prima del lockdown, Antonio Dikele Distefano aveva quasi finito di lavorare alla prova costumi per la sua prima serie Netflix. Al secondo giro di telefonate, molte settimane dopo, nota che, in tempi di distanziam­ento sociale, il titolo del suo secondo romanzo, uscito nel 2016,

sembra profetico. «A dire la verità», risponde, «questo tempo mi è servito per riavvicina­rmi alle persone che mi sono care, magari non in un modo fisico ma emotivo, che è l’aspetto più importante». Aggiunge di essere molto legato alla sua famiglia. «Soprattutt­o alle mie due sorelle e a mia madre: la mia più grande maestra di vita. Mi ha insegnato tutto ciò di cui ho bisogno per sopravvive­re, il coraggio e la perseveran­za. Spesso, senza neanche rendercene conto, noi uomini diciamo cose che possono essere offensive nei confronti delle donne e, quando succede, le mie sorelle me lo fanno notare. Mi fa piacere che mi riprendano». Prima ancora di diventare uno scrittore, Dikele ha lavorato nel mondo della musica, rap e trap, due generi accusati di avere testi spesso misogini. «Sempliceme­nte questi artisti mettono nella musica ciò che vivono ogni giorno. Ma è da ipocriti puntare il dito solo contro questo genere, perché è una questione che riguarda la musica in generale, basta pensare al fenomeno delle groupie, che appartiene al rock e non fa parte della cultura hip-hop. Ma è vera anche un’altra cosa: i brani più mainstream magari parlano male delle donne, però basta andare al di là di quello che passa in radio per sentire contenuti di tutt’altro tipo. Allora, il problema è quello 42 / MAGGIO-GIUGNO 2020 che le persone vogliono ascoltare». Lui, però, sta cercando di fare la differenza, nella vita e sul lavoro. A cominciare dalla serie «In molti ambienti ci sono più uomini che donne perché chi può cambiare la situazione non si pone il problema», dice. Il parallelo con il razzismo, che lui, è il caso di dirlo, ha vissuto sulla propria pelle, viene spontaneo. «Tutto è rimasto come quando ero bambino. Sono ancora visto come straniero. Ma ho imparato che lamentarsi non serve a nulla. Andare in tv a parlare di razzismo, scendere in piazza, non serve. È più importante agire concretame­nte e creare una rete di persone che vogliono andare tutte nella stessa direzione. Per migliorare il luogo dove lavori, il palazzo in cui vivi. Piccoli cambiament­i che, uno dopo l’altro, si riflettera­nno in tutto il Paese». sarà la prima serie italiana interpreta­ta da attori neri. «Ma per me conta di più il fatto che lo siano la costumista e la parrucchie­ra: dobbiamo proprio lavorare sulla nuova normalità».

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5 libri già pubblicati con Mondadori e una serie tv scritta per Netflix, Zero
Antonio Dikele Distefano, 28 anni il 25 maggio, 5 libri già pubblicati con Mondadori e una serie tv scritta per Netflix, Zero

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