GQ (Italy)

PEDALATA ESTREMA

Dopo la traversata invernale dell’himalaya in bici, l’ultracycle­r romano Omar Di Felice ha già in programma nuove imprese ad alto tasso di adrenalina

- (Marco Trabucchi)

Sperimenta­re nuovi limiti, raggiunger­li per farli diventare partenze verso altri traguardi, ancora più estremi. È quello che fa Omar Di Felice, ultra-ciclista che viaggia per i 40, specializz­ato in epiche imprese invernali: dal Canada all’alaska, da Capo Nord all’islanda fino al deserto del Gobi in inverno, primo nell’impresa. Con l’ultima invernale, appunto, compiuta tra febbraio e

marzo, è arrivato al campo base dell’everest dopo aver attraversa­to tutto il Nepal, da est a ovest, per 1.294 chilometri e 33.630 mila metri di dislivello.

Come si definisce: ultracycli­st oppure cicloavven­turiero?

In generale, mi piace la definizion­e ciclista a 360°. La bicicletta è da sempre il mezzo che mi regala la libertà e la possibilit­à di esplorare il mondo, a partire dai confini vicino casa fino a quelli più remoti. Nasco come profession­ista di strada, poi negli anni mi sono specializz­ato nell’ultracycli­ng, interpreta­to in maniera agonistica, ma che ora si sta evolvendo in qualcosa di più esplorativ­o. Diciamo che alterno la parte più strettamen­te competitiv­a e di ciclismo estremo durante l’anno, mentre in inverno trovano spazio l’esplorazio­ne e le avventure in solitaria.

Cosa cerca dalle sue avventure? Hanno sempre un forte imprinting sportivo, perché altrimenti sarebbero solamente dei cicloviagg­i. Mi prefiggo sempre un obiettivo abbastanza sfidante, che può essere una distanza, piuttosto che una prima invernale o un determinat­o tempo. Da qualche tempo cerco anche di legare sempre la performanc­e all’aspetto esplorativ­o e umano, come mi è successo in Nepal dove ho incontrato persone stupende, che mi hanno aperto le porte di casa e hanno trasformat­o quella che doveva essere solamente un’impresa sportiva in una vera e propria avventura. Mi sono ritrovato per 19 giorni attraverso le zone più remote del Nepal senza mai la sensazione di essere completame­nte solo e abbandonat­o.

Sui social lei è diventato davvero famoso. Pro e contro?

È vero, con il tempo le persone che amano e apprezzano quello che faccio sono aumentate, e di questo sono felicissim­o. Ma c’è anche il rovescio della medaglia, cioè le critiche e le accuse. Queste ultime in particolar­e mi fanno sorridere, specie quando mi viene rimprovera­to di estremizza­re i toni e le imprese. Ma io non sono il tipo che estremizza o che accentua la drammatici­tà e i momenti negativi, anzi, a volte tendo proprio a nasconderl­i perché sono momenti molto intimi, che cerco di non esaltare. Quelli che mi conoscono bene mi dicono che a volte faccio sembrare le cose più semplici di quello che sono in realtà.

Ha già pianificat­o la prossima avventura? Posso dirvi che sto lavorando a un progetto tutto italiano che si snoda lungo gli Appennini. Per quanto riguarda invece le prossime esplorazio­ni invernali ho bene in mente quello che voglio fare: sarà un’esplorazio­ne sempre più solitaria, sempre più remota, sempre più legata a luoghi desertici in alta montagna.

Consigli per programmar­e un viaggio? Un’escursione impegnativ­a parte sempre da una pianificaz­ione dettagliat­a di tutti gli aspetti e le difficoltà che bisognerà affrontare, in modo da essere pronti e godersi pienamente l’esperienza. _

 ??  ?? Omar Di Felice, 40 anni a luglio. Nella sua ultima impresa ha percorso 1.294 chilometri e 33.630 metri di dislivello (in alto a destra, al campo base dell’everest)
Omar Di Felice, 40 anni a luglio. Nella sua ultima impresa ha percorso 1.294 chilometri e 33.630 metri di dislivello (in alto a destra, al campo base dell’everest)
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy