NATHAN CHEN
L’intelligente pattinatore in un periodo straordinariamente fortunato
Molto prima di essere la nuova promessa del pattinaggio artistico americano, l’olimpionico Nathan Chen è stato solo un bambino di tre anni che sperava di giocare a hockey. «Non sapevo niente di hockey, ma pensavo che l’attrezzatura fosse fighissima», racconta adesso, a 22 anni. La sua mamma lo portò a una prova di pattinaggio — dove si mise i pattini da pattinaggio artistico. Rimase agganciato. Nel peggiore dei casi, pensò che sarebbe stata un’attività extracurricolare per entrare all’università. (Attualmente è in congedo da Yale). Poi è diventato tre volte campione del mondo e medaglia olimpica. A 10 anni, Chen gareggiava nei Campionati di pattinaggio artistico Usa. A 15, ha eseguito il suo primo quadruplo, che comporta rimanere sospesi in aria per più di mezzo secondo. Se riuscirà a eseguire impeccabilmente tutti i suoi quadrupli, sarà difficile batterlo a Pechino. Ma, quando ruoti alla velocità di 400 giri al minuto, è un grosso se. Al suo esordio olimpico nel 2018, ha inciampato in vari salti durante il programma breve. Fisicamente, c’era. «Mentalmente, ero bloccato», ricorda. Nel programma lungo, ha eseguito sei quadrupli, balzando dal 17° al quinto posto. Ha vinto i successivi 15 eventi. Ultimo di cinque, Chen ha due fratelli più grandi, che lavorano nella finanza e nel settore aerospaziale; una delle sue sorelle è in Apple, l’altra è cofondatrice di un’azienda biotech. Sono una «famiglia patita di scacchi» e Chen cerca di applicare nel pattinaggio le lezioni imparate dal gioco. E come si posiziona nella classifica scacchistica della famiglia? «Oh, sono in fondo» risponde Chen. Non importa: presto potrebbe essere l’unico a possedere un oro olimpico.