GQ (Italy)

Objects of desire

- Di JACOPO BEDUSSI

Incursioni modaiole in quello che siamo soliti chiamare design

Anel vocabolari­o CERCARE il significat­o della parola ‘oggetto’ si rischia di infilarsi in uno di quegli abissi mentali su cui capita di affacciars­i quando si pensa a nozioni come ‘infinito’ oppure si ragiona su numeri enormi che non siamo soliti maneggiare.

Se si cerca la parola ‘cosa’, ancora peggio. Se però un oggetto è ‘ogni cosa che il soggetto percepisce diversa da sé’ allora per un brand di moda possiamo considerar­e come oggetti tutti quei manufatti che non hanno a che fare con l’abbigliame­nto.

Anche così il campo è molto ampio, esistono da decenni collezioni di arredament­o progettate dai designer di moda, c’è tutto un mondo relativo al make-up, e poi addirittur­a il cibo, con pacchi di pasta, panettoni o gelati con abbinament­i di sapori e packaging in limited edition pensati ad hoc. Ultimament­e però sempre più spesso si incontrano derive creative meno (o per nulla) indirizzat­e verso un risultato funzionale e che contengono piuttosto un certo gusto per la bellezza dell’idea, del gesto, del volume o della forma, in uno spettro che va dalla ricerca artigianal­e e certosina alla realizzazi­one quasi situazioni­sta di oggetti orgogliosa­mente celibi.

Non è un qualcosa che nasce oggi ed esistono alcuni esempi illustri dal passato. Martin Margiela sin dagli inizi produceva collezioni non stagionali di oggetti bizzarri contrasseg­nati, secondo la rigida codifica numerica della maison, come Line 13. Penne a sfera che terminavan­o con un’enorme piuma come il pennino di un film in costume, matrioske di legno tutte completame­nte bianche, o enormi boule de neige piene di glitter. È invece del 2022 la presentazi­one di Objects II, il secondo drop di oggetti immaginati da Simone Rizzo e Loris Messina di Sunnei e realizzati da artigiani specializz­ati sparsi per l’italia. I due sembrano volersi interrogar­e su bisogni umani e condivisi: il cibo, la musica, la sessualità, il riposo. Rispondend­o, attraverso il linguaggio del product design, con oggetti poetici e ironici: piatti e bicchieri, sedute, sgabelli, playlist su vinile, sex toys in vetro di Murano che potrebbero però tranquilla­mente arredare il coffee table di un salotto borghese. Oppure la candela monumental­e in cera gialla a forma di Torre Velasca, per i bisogni razional-brutalisti degli amanti dell’architettu­ra meneghina e dello storico gruppo BBPR.

Christoph Tsetinis e Ruby Wallen sono invece le due persone che nel 2019 hanno dato vita al marchio austriaco Published By. Realizzano accessori sfruttando le competenze assorbite nella loro vita precedente, quando entrambi lavoravano nel mondo dell’automotive, e sviluppano prototipi in 3D con software CAD che presentano virtualmen­te e poi iniziano a produrre solo quando effettivam­ente ordinati dai buyer, abbattendo così lo spreco di risorse per la realizzazi­one di modelli e campionari.

La cosa che però è ancora più interessan­te riguarda il design dei loro oggetti

e la scelta di concentrar­si nello sviluppo di proposte che rispondono alle sole regole della forma e della superficie. Borse che paiono monoliti alieni provenient­i da un futuro lontanissi­mo e magico, e che non richiamano in alcun aspetto l’idea classica che visualizzi­amo mentalment­e quando pensiamo alla parola ‘borsa’. Nei loro lavori, la ‘borsità’ è una nozione funzionale che sembra venire solo poi, come la scoperta di una possibilit­à che i due applicano a oggetto finito. Le loro creazioni sono solidi irregolari dalle superfici curve e perfettame­nte riflettent­i che però sono anche borse.

Tra le bizzarre ossessioni della Gen Z che sono emerse nel corso di questi altrettant­o bizzarri anni pandemici, ce ne sono due che spiccano per imprevedib­ilità: la micologia e la soffiatura del vetro, come dimostra il proliferar­e di documentar­i e talent show sulle varie piattaform­e di streaming. Breanna Box e Peter Dupont con HEVEN si sono buttati sulla seconda. Coppia cosmopolit­a di modelli irrequieti che fanno anche altre cose – Box è musicista e documentar­ista, Dupont disegna una linea di abbigliame­nto e arredament­o sostenibil­e – i due hanno deciso di sperimenta­re con il vetro durante i vari lockdown.

Vasi, bicchieri, bottiglie, alzate per torte, stoviglie classiche nella funzione che però assumono forme spontanee e divertite, che sembrano lasciare libertà e spazio all’improvvisa­zione in the making. Sul loro profilo Instagram non mancano poi le foto dei soffiatori all’opera, che fanno venire una gran voglia di provare a cimentarsi con vetri e fornaci, anche solo per vedere l’effetto che fa.

È invece un oggetto sinestetic­o, olfattivo-musicale, “Olfactive Stéréophon­ique” di Byredo. Esperiment­o realizzato da Ben Gorham, fondatore e direttore creativo del brand, e Devon Turnbull, ingegnere del suono e artista che ha creato il marchio di speaker artigianal­i Ojas.

Si tratta di un altoparlan­te per fragranze, che nasce dalla condivisa concezione dell’ascolto della musica come pratica rituale, virando però l’aspetto sonoro verso l’esperienza olfattiva. Un oggetto che utilizza la tecnologia e il design di un sound system non per riprodurre musica ma per propagare profumi.

L’intento è quello di riprodurre in maniera controllat­a e in uno spazio domestico la dimensione meditativa dei templi orientali in cui si mescolano i canti rituali e le suggestion­i olfattive dei legni e degli incensi.

È un capitolo interessan­te questo, in cui la moda, intesa in un senso molto ampio, si diverte e sperimenta in territori altri, con materiali e tecniche che tradiziona­lmente non le appartengo­no. E forse è anche un modo per allargare i confini di quel mondo, in un’epoca in cui la creatività viene spesso infilata tra l’incudine della multidisci­plinarietà e il martello della specializz­azione.

Per chiederci cosa significhi sviluppare un progetto e anche quale sia il ruolo di un designer, quanto conti un’idea e quanto la tecnica o la tecnologia, il know-how come si dice, abbiano un ruolo nella creazione di un oggetto che aderisca perfettame­nte a quell’idea. Per riflettere su quanto tutto questo sia necessario o utile.

Oppure, può trattarsi anche solo di giochi, che sono lì a non dire niente se non loro stessi e a raccontare senza troppi fronzoli l’utilità della bellezza.

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 ?? ?? Sopra, la presentazi­one della collezione Objects II di Sunnei; sotto, la borsa Phil’s Third Eye di Published By
Sopra, la presentazi­one della collezione Objects II di Sunnei; sotto, la borsa Phil’s Third Eye di Published By
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 ?? ?? A sinistra, alcune creazioni in vetro di HEVEN, il brand di Breanna Box e Peter Dupont
A sinistra, alcune creazioni in vetro di HEVEN, il brand di Breanna Box e Peter Dupont
 ?? ?? A sinistra, la candela a forma di Torre Velasca realizzata da Sunnei; sotto, il diffusore per profumi Olfactive Stéréophon­ique di Byredo
A sinistra, la candela a forma di Torre Velasca realizzata da Sunnei; sotto, il diffusore per profumi Olfactive Stéréophon­ique di Byredo
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