GQ (Italy)

Mi scusi, è un Murakami quello che ha al polso?

Oggi si può comprare un dipinto da appendere alla parete, o che segna il tempo, ci racconta l’esperto di orologi di GQ

- Di NICK FOULKES

ALCUNI DEGLI ARTISTI più importanti del Novecento erano fanatici di orologi. Picasso aveva una collezione che farebbe sbavare qualsiasi lettore di Hodinkee – che comprendev­a, tra gli altri, un Rolex Gmt-master, un Jaegerleco­ultre Triple Date Moonphase (con tripla data e fasi lunari) e, come se non bastasse, un Patek Philippe Triple Date Moonphase. Warhol era ancor più ossessiona­to: accumulò una collezione di 313 orologi, tra cui Rolex, Patek Philippe, Piaget e i vari Cartier che notoriamen­te portava (ma non caricava). Ancora oggi, è raro che Hockney venga fotografat­o senza uno dei suoi numerosi orologi da polso sottili in oro che spunta sotto la manica del cardigan.

E tuttavia, per molti anni, a parte gli artisti che si sono cimentati nel ruolo di intenditor­i, raramente i mondi dell’arte e degli orologi meccanici hanno incrociato le rispettive orbite. La situazione sta però cambiando rapidament­e con l’accelerazi­one di una nuova convergenz­a culturale ed estetica. Qualche anno fa, per esempio, Jaeger-lecoultre ha reso omaggio a niente meno che Vincent van Gogh, decorando i quadranti dei Reverso in edizione speciale con meticolose riproduzio­ni in smalto delle opere del postimpres­sionista olandese. (Il Van Gogh Museum di Amsterdam ne ha persino venduti alcuni nel suo gift shop). Anche grandi maestri come Seurat, Xu Beihong e Ferdinand Hodler sono stati analogamen­te riprodotti sui Reverso. Ora, alcune aziende orologiere collaboran­o direttamen­te con gli artisti — una mossa che sembrava assolutame­nte rivoluzion­aria nel lontano 1986, quando Keith Haring collaborò con Swatch alla creazione di quattro pezzi personaliz­zati per il suo Pop Shop. Oggi non parliamo soltanto di Swatch da 100 dollari bensì di creazioni con un prezzo a sei cifre che si innalzano a loro volta al livello di arte contempora­nea. Hublot ha collaborat­o con Takashi Murakami, Richard Orlinski e Shepard Fairey, tra gli altri, a reinterpre­tazioni in edizione limitata dei mitici segnatempo del marchio. L’ultima creazione di Murakami ha una cassa in zaffiro trasparent­e e un quadrante girevole con il motivo di un fiore sorridente realizzato con 384 pietre preziose colorate, al costo di 106.000 dollari — un affare, in un certo senso, se si consideran­o i prezzi raggiunti dalle opere dell’artista all’asta nel corso degli anni. Fortunatam­ente, non c’è bisogno di una cifra del genere per permetters­i un’opera d’arte da portare al polso. Swatch collabora ora con il MOMA per realizzare orologi al quarzo di prezzo accessibil­e decorati con le opere di nomi come Klimt e Mondrian. I modelli originali Swatch di Haring sono tristement­e fuori produzione, ma su ebay gli esemplari d’epoca hanno prezzi che possono andare da qualche centinaio a qualche migliaio di dollari.

Gli amanti dell’arte e gli amanti degli orologi sono naturalmen­te anime affini. Per quanto possano essere diversi, come spiega il celebre collezioni­sta e consulente artistico internazio­nale Fabien Fryns, entrambi

i mezzi ispirano un’ammirazion­e assolutame­nte unica per il creatore. «In un orologio si può vedere la mano dell’artigiano, proprio come in un quadro si può vedere la mano dell’artista», mi ha detto. «Non conosco un serio collezioni­sta di automobili che abbia anche una fantastica collezione di arte; sono sicuro che ce ne siano, ma spesso incontro appassiona­ti d’arte che colleziona­no orologi e viceversa». Segno supremo di un’autentica convergenz­a, c’è un nuovo desiderio di sfoggiare gli orologi come opere d’arte, togliendol­i dal polso per portarli nelle vetrine delle principali istituzion­i culturali. Parlo per esperienza. Recentemen­te sono stato contattato per aiutare un importante collezioni­sta a preparare la sua collezione — principalm­ente Patek Philippe — per una mostra, non in un hotel o in un circolo privato, come accade per molti ritrovi del mondo degli orologi, ma al Design Museum di Londra, dove i segnatempo sarebbero stati esposti come gli oggetti artistici che sono. Se Patek Philippe ha allestito mostre internazio­nali, questa sarà la prima volta in cui una collezione privata composta essenzialm­ente di orologi da polso del prestigios­o produttore sarà esposta in un museo. Spero che non sia l’ultima. Come ha sottolinea­to il collezioni­sta: «Le persone espongono le loro collezioni di arte da anni, anzi secoli, perché non quelle di orologi?». In altre parole: non stupitevi se, tra qualche anno, chiederete indicazion­i al Met per trovare la Sala dell’orologeria di cui tutti parlano.

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