Velocissimo sangue blu
La Bentley Flying Spur unisce come nessun’altra un secolo di nobiltà britannica con prestazioni da supercar. Tutto questo con un piacere e una facilità di guida insospettabili
UNIRE IN UNA SOLA auto eleganza e prestazioni è una sfida per tanti. Aggiungere anche nobiltà e classe, rasentando l’eccellenza, è un esercizio per pochi, pochissimi. Bentley lo interpreta a suo modo da oltre un secolo e con l’ultima generazione della Flying Spur ha alzato l’asticella a un livello che i pochi concorrenti faticheranno a raggiungere. La limousine britannica ha una stazza imponente – 5,3 metri di lunghezza, 2 di larghezza e una massa di circa 23 quintali – che rende quasi sconcertante la sua dimestichezza con le altissime velocità. Anche la semplicità con cui si lascia condurre nei contesti cittadini coglie impreparati e l’esercizio più difficile diventa fare finta che tutti non ti stiano guardando. Il 4 litri V8 bi-turbo da 550 CV e 770 Nm di coppia che riposa sornione sotto il lungo cofano unisce tutta la forza dei suoi numeri con la discrezione acustica imposta dal lignaggio. Così fa abbastanza impressione venire catapultati da 0 a 100 km/h in 4,1 secondi e poi poter proseguire fino a 318 km/h in tale silenzio. Ma il Dna sequenziato a Crewe tramanda proprio questo: lusso e performance senza compromessi. Anche in città la Flying Spur si destreggia nel traffico senza fare una piega: l’ottima visibilità e la forma regolare della carrozzeria permettono di sapere sempre quanto spazio si occupa, mentre il buon angolo di sterzo, il volante leggero e il cambio automatico che legge nel pensiero, fanno il resto. L’importante è non chiederle anche di consumare poco. In altre parole, questa Bentley è una limousine ma non richiede per forza un autista, poiché sarebbe un peccato sprecare il piacere di guida che sa generare. Tuttavia, se ci si accomoda sul divano posteriore non si rimane affatto delusi, anzi. La comodità delle poltrone (regolabili elettricamente, riscaldabili e ventilate) è assoluta, così come lo spazio a disposizione per le gambe. Poi ci sono una serie di dettagli – grandi e piccoli – che configurano un livello di comfort e di attenzione sconosciuto ai più. Il frigobar dietro il bracciolo posteriore, le tendine oscuranti motorizzate, il doppio cuscino poggiatesta scamosciato, i tappetini con la moquette così morbida che viene voglia di stare a piedi nudi, senza contare il poderoso impianto stereo, sono solo la parte visibile di un iceberg fatto di premure. A proposito dello stereo, le sue note sono una gioia per l’udito, anche perché l’insonorizzazione di questa Bentley non è qualcosa di comune, così come l’isolamento dagli scossoni garantito dalle sospensioni: queste possono comunque essere indurite dalla modalità Sport, che tuttavia ci sembra quasi superflua. In questo scenario esclusivo e nobiliare, tutta la tecnologia di cui è dotata la Flying Spur passa quasi in secondo piano. C’è tutto quello che ci si può aspettare da un’auto che raccoglie il meglio disponibile, compresa la Night Vision a infrarossi. Ma nessun accessorio hi-tech potrà mai eguagliare la soddisfazione nell’osservare la Flying B che si erge sopra la calandra entrare e uscire dal cofano ogni volta che l’auto viene messa in moto oppure a riposo.