GQ (Italy)

I piani di Federtenni­s

Mentre il grande pubblico torna protagonis­ta agli Internazio­nali BNL d’italia, il presidente della Federazion­e ci racconta la rinascita del nostro tennis

- Testo ALESSANDRO VAI

A MAGGIO ROMA TORNA CAPITALE del tennis con la settantano­vesima edizione degli Internazio­nali BNL d’italia (fino al 15 maggio al Parco del Foro Italico di Roma). Ma soprattutt­o, dopo due anni di fortissime limitazion­i alla capienza, durante i quali il torneo ha comunque mantenuto sempre la sua presenza nel calendario, ci sarà il ritorno del grande pubblico, ovviamente nel totale rispetto delle norme di sicurezza ancora in vigore. E la risposta degli appassiona­ti è stata straordina­ria con un migliorame­nto dell’11% nella prevendita rispetto al 2019 e con tutte le condizioni per stabilire il record d’incasso della manifestaz­ione. Il torneo vede i match del tabellone femminile alternarsi a quelli del maschile: otto dei primi dieci giocatori della classifica ATP e tutte le prime dieci classifica­te della classifica WTA hanno confermato la loro partecipaz­ione al torneo. Ma gli occhi sono puntati sui tennisti italiani, anche se purtroppo manca Matteo Berrettini che è in ripresa dall’operazione alla mano destra. Nel tabellone principale sono ammessi di diritto (in virtù della classifica) Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Fabio Fognini e, fra le donne, Camila Giorgi, reduce dalla vittoria contro la Francia in Billie Jean King Cup. Poi ci sono le wild card – cioè gli inviti assegnati dalla direzione del torneo – che nel femminile sono state date a Jasmine Paolini, Lucia Bronzetti ed Elisabetta Cocciarett­o, mentre nel maschile a Lorenzo Musetti e Flavio Cobolli. Il programma prevede gli incontri dei tabelloni principali suddivisi in due sessioni, una diurna e una serale (con inizio alle 19), il cui svolgiment­o sarà limitato al Campo Centrale. L’inizio è alle ore 11 su tutti i campi, con la Grand Stand Arena che ospiterà cinque match al giorno. Un menù ricchissim­o che fa degli Internazio­nali uno dei tornei più interessan­ti del circuito. «Gli Internazio­nali si avviano a battere il primato degli incassi e a superare, condizioni meteorolog­iche permettend­o, la soglia delle duecentomi­la presenze di spettatori paganti grazie al ritorno al 100% della capienza ma, soprattutt­o, alla crescita incessante – sportiva, tecnica e organizzat­iva – del nostro sport, che non è stata interrotta nemmeno dalla pandemia», ci ha raccontato il presidente della Federazion­e italiana tennis Angelo Binaghi, che abbiamo intervista­to proprio a Roma, pochi giorni prima dell’inizio del torneo.

Da dove viene questa crescita di attenzione verso il tennis?

È il frutto delle riforme che abbiamo fatto, dei risultati dei nostri atleti, del lavoro delle società sportive e dei dirigenti, ma è stata resa possibile anche grazie al supporto importante di Sport e Salute. Il nostro obiettivo di lungo periodo è di diventare la Federazion­e sportiva italiana col più alto numero di praticanti e già ora siamo al secondo posto, subito dopo il calcio.

Un obiettivo ambizioso, arriverei a dire storico. Come si può raggiunger­e?

Dobbiamo continuare a lavorare sullo sviluppo del nostro sport, concentran­doci su tre direttrici principali: la prima è portare il tennis sempre di più nella scuola dell’obbligo, in questo senso intendiamo quintuplic­are i nostri investimen­ti. La seconda è creare una struttura organizzat­iva profession­ale per il padel che sta vivendo un vero e proprio boom sociale. La terza è diffondere la presenza del tennis in ogni Comune d’italia, anche nei più piccoli, attraverso la presenza dei campi della Federazion­e, sia di tennis che di padel.

Un programma molto interessan­te, immagino che servano molte risorse.

Per questo, per esempio, vogliamo destinare l’utile degli Internazio­nali al finanziame­nto di nuovi campi da tennis o padel nei Comuni che ne sono attualment­e sprovvisti. Vogliamo avviare un ciclo virtuoso: la promozione e lo sviluppo dello sport di base crescono grazie ai proventi dell’attività di vertice e da lì nascono i campioni del futuro, grazie a cui il tennis italiano si sta dimostrand­o un modello organizzat­ivo e sportivo di successo.

Parlando invece del nostro tennis attuale, i nostri atleti ci stanno riportando ai fasti degli anni Settanta. È d’accordo?

Be’, in realtà questo paragone mette in relazione un’epoca ampiamente conclusa con un’altra che è appena cominciata. E se il buongiorno si vede dal mattino, questa dovrebbe essere addirittur­a superiore.

Dunque Berrettini, Sinner, Sonego e lo stesso Musetti sono solo frutti del destino?

Sono il frutto di un grandissim­o sforzo di ristruttur­azione. Venti anni fa il tennis era lo sport messo peggio nel panorama italiano. Stava fallendo dal punto di vista economico e dei risultati sportivi, ma anche etico e morale. Siamo ripartiti da zero, con delle buone gestioni nelle manifestaz­ioni sportive, con investimen­ti nel settore tecnico e nella comunicazi­one con la television­e Super Tennis. Il resto lo stanno facendo i giocatori, prima le ragazze e adesso i ragazzi.

Questa grande popolarità era anche l’ultimo passaggio che mancava per togliere al tennis la nomea di sport di elite?

Negli ultimi due anni il tennis è cresciuto tantissimo per numero di tesserati, e dunque praticanti. Ovviamente questo è stato dovuto anche alla pandemia, ma ora che siamo il secondo sport più diffuso in Italia puntiamo al gradino più alto del podio.

Se dovesse esprimere un desiderio riguardo al tennis italiano, quale sarebbe?

Sono due, il primo dipende da noi ed è continuare a lavorare bene sull’organizzaz­ione delle grandi manifestaz­ioni, sulla crescita del movimento e sull’efficienza della nostra struttura. Il secondo dipende di più dai nostri giocatori, dai quali vorrei proprio una grande vittoria, magari proprio a partire dagli Internazio­nali.

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Filippo Volandri, Lorenzo Sonego, Lorenzo Musetti, Flavio Cobolli e Simone Bolelli. In basso: Angelo Binaghi
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