Escape to the North Country
Il viaggio di Bruce Weber nella tenuta della Contessa Alicia Spaulding-Paolozzi.
I Monti Adirondack, nel nord dello Stato di New York, sono tra i rilievi più antichi del continente, modellati tanto tempo fa dai ghiacciai e punteggiati da tanti laghi appartati e bellissimi. Tra questi, l’Upper St. Regis, sulle cui rive frastagliate ho avuto la fortuna di trascorrere l’estate per più di 35 anni. Affacciate sul lago, ci sono numerosi grandi camps creati da personaggi quali Marjorie Merriweather Post, Frederick W. Vanderbilt e Anson Phelps Stokes. In quella regione, ben poco è cambiato dall’inizio del Novecento. Per arrivarci bisogna usare la barca. Internet non funziona tanto bene, e il cellulare neanche a parlarne. La gente canta intorno al fuoco, fa lunghe passeggiate, legge romanzi in canoa e percorre il lago in barca a vela, più o meno come si faceva 100 anni fa. È uno dei miei posti preferiti per scattare fotografie, perché si percepiscono dappertutto il ritmo e lo splendore della natura. Come dice la mia amica Daphne Montgomery, «quando sei sul lago in canoa al tramonto guarda sempre in alto. Se il cielo è pieno di nuvole rosa, è in arrivo l’autunno, che sarà
presto seguito dalla neve. È il momento di fare i bagagli e di tornare verso sud».
Quando mia moglie Nan e io siamo stati per la prima volta a Camp Longwood, in riva all’Upper St.Regis Lake, sugli Adirondack, ci siamo domandati in quale maniera la follia dei nostri universi – la fotografia e la moda – avrebbe reagito a contatto con le mentalità conservatrici vecchio stampo di famiglie discendenti dai Vanderbilt, dai Reid, e dai Pratt, i magnati dell’industria che hanno costruito camps analoghi sulle rive del lago all’inizio del XX secolo. In quella prima estate, nel giorno stesso in cui siamo arrivati, è squillato il telefono, e all’altro capo del filo una voce profonda e assertiva ha esclamato: «Ciao! Sono Alicia Paolozzi. Mi trovo qui al mio camp, a Birch Island, non lontano da voi. Mi piacerebbe passare a conoscervi. Il Junior Yacht Club ha organizzato una regata per questo pomeriggio: possiamo guardarla insieme da casa vostra e bere qualcosa». Io ero un po’ agitato: la nostra prima ospite al lago sarebbe stata una contessa? Poi, però, quando l’ho vista arrivare, mi sono tranquillizzato. Benché vestita di tutto punto, la contessa Paolozzi guidava una barca decisamente ordinaria: un vecchio guscio di metallo con un piccolo motore Seagull fuoribordo che avrebbe potuto fare al caso di un pescatore. Dopo aver ormeggiato, la contessa Paolozzi ci ha detto che le facevano male le ginocchia e ha proposto di bere un cocktail lì sul molo.
Mentre eravamo seduti nella luce del pomeriggio che sfumava, ci ha raccontato le storie di quando per la prima volta era stata lì al camp da bambina. Alicia era nata in una facoltosa famiglia di Boston, gli Spaulding, legata al commercio di zucchero e frutta, e suo padre, William, aveva acquistato in origine la proprietà negli anni Venti. Da giovane, Alice – così veniva chiamata – andò a trovare un’amica a Roma e in quell’occasione conobbe il conte Lorenzo Paolozzi. S’innamorarono e, quando poi si sposarono, il matrimonio venne celebrato nella basilica di San Pietro, e Alicia acquisì, di conseguenza, il titolo di contessa. La coppia si stabilì a Roma in una villa in via di Porta Latina. Negli anni Cinquanta, Alice maturò una passione per le corse automobilistiche e partecipò alla Mille Miglia con Nadège Ferrier su una Porsche 356A e al Rallye Méditerranée-Le Cap, che attraversava lA’ frica per il lungo dall’Algeria a Città del Capo. Queste esperienze di viaggio in Africa le aprirono gli occhi
sui problemi delle donne di quel continente, ragion per cui quando poi Alicia si trasferì a New York negli anni Sessanta, la sua personale vocazione era già ben chiara. Divenne figura di spicco dell’International Council of Women e della missione statunitense all’Unesco concentrandosi in particolare sulle questioni legate alla salute delle donne. La sua è stata un’opera pionieristica e del tutto inconsueta, all’epoca, per una donna della sua estrazione. La filantropia di Alicia è stata anche influenzata dalla passione paterna per il collezionismo d’arte e dall’entusiasmo di Lorenzo per la pittura e il design. Ha sostenuto con vigore numerose iniziative culturali e, soprattutto, ha aiutato Giancarlo Menotti a portare il Festival di Spoleto a Charleston, South Carolina, trasformandolo nel “Festival dei Due Mondi”. È strano ripensare al nostro primo incontro, ma la visita della contessa Paolozzi è stata la migliore iniziazione possibile alla vita sul lago.Alicia ha dato prova di grande apertura mentale e ha manifestato un sincero interesse per la mia opera. Era molto incuriosita dalle persone profondamente coinvolte dal loro lavoro e dall’effetto che la loro opera ha sugli altri. Siamo rimasti in stretto contatto fino alla sua morte nel 2002.Andy Bellin, nipote della contessa Paolozzi, è produttore cinematografico e nostro amico. La madre di Andy era la modella e enfant terrible Christina Paolozzi Bellin, famosa per una foto in topless scattata nel 1962 da Richard Avedon e pubblicata su Harper’s Bazaar. Andy mi ha raccontato un simpatico aneddoto che esemplifica l’approccio irriverente alla vita tipico di sua nonna:
«Durante una regata sul lago, la barca del prete della chiesa locale mi ha ostacolato. Quando siamo tornati tutti a riva mia nonna, in piedi in fondo al molo, gli ha gridato: “Non verrò mai più a fare la comunione da lei!”».
Conosco Ransom Duncan da quando aveva 15 anni. Ransom, qui ritratto con il figlio Ben, è un marinaio abilissimo e si piazza sempre ai primi posti nelle regate che ogni secondo giorno si tengono sul lago nel mese di agosto. Sua sorella Lara ha tentato senza successo di insegnarmi ad andare in barca a vela, quando d’estate andavamo al camp. Aveva un piglio molto severo, e io non posso dire di essere stato un bravo allievo, distratto
com’ero dalla bellezza del Monte St. Regis. Ben studia in Michigan ed è capitano della squadra di pallanuoto della scuola. Il suo spirito mi ricorda quello di suo padre quando aveva la sua età. Il nonno di Ben, Randy, era un sacerdote che invitava i fedeli a cantare gli inni a casa sua. Li sentivamo, certe volte, mentre remavamo sulle acque del lago. L’estate scorsa, mio nipote Noe e sua moglie Carrie hanno portato per la prima volta a Camp Longwood i loro figli Jasper e Beau. Da quando sono arrivati, i bambini non sono rimasti fermi un attimo, ed era impossibile farli addormentare. Passeggiate, nuotate nel lago, partite a biliardo, lettura, visione di vecchi film. Sono da sempre convinto che gli Adirondack siano un paradiso per i bambini… e anche per i cani.