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Saturnino incontra

Il suo nome è Dario Faini, un genio della musica che mette il suo talento a disposizio­ne degli altri artisti (Soldi di Mahmood porta anche la sua firma). Per lui, la definizion­e alta del suono è importante: è un fedelissim­o delle casse Focal da studio. S

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Dario Faini in arte Dardust, genio musicista e produttore di talenti della musica italiana.

Dove e come nasce la tua passione per la musica?

Il primo imprinting sono stati i film fantasy degli anni 80 che mi hanno portato ad appassioFl­aminio, narmi delle soundtrack. Ho iniziato a studiare pianoforte classico e successiva­mente la mia passione dal piano si è spostata verso i sintetizza­tori e tutta la storia della musica elettronic­a.

Quanto e perché per te è importante ascoltarla bene?

La definizion­e alta del suono mi permette di apprezzare tutte le sfumature e vivere a pieno l’esperienza musicale. Sul lato della potenza, devo dire che i primi live a cui ho assistito da piccolo sono stati devastanti, quasi delle epifanie sul lato emozionale. Le normative acustiche a cavallo tra gli ottanta e i novanta per i concerti erano davvero più tolleranti e totalmente diverse rispetto a oggi. Ricordo il primo grande live a cui ho assistito, il “Blond Ambition” di Madonna allo Stadio una delle emozioni acustiche più forti della mia vita.

Ci descrivi il tuo impianto per ascoltarla?

Lavorando in studio tutti i giorni, sono fedelissim­o alle mie casse Focal da studio. Ma arriverann­o presto due giganti Sonus Faber per ampliare i miei ascolti.

In breve, la tua routine d’ascolto preferita: che disco, in che momento, in che situazione.

Al mattino prima di iniziare a lavorare e la sera quando ho finito: Nils Frahm, Max Ricther, Jóhann Jóhannsson e soprattutt­o gli album di Olafur Arnalds, dove mi sembra di entrare nel suo soggiorno, essere affianco al suo pianoforte, in mezzo a tutti gli scricchiol­ii del pedale e del parquet che mi danno un senso di intimità unica.

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