NON SOLO PER RICCHI
La scommessa? Fare vetture elettriche per tanti. E VW ci prova.
L’anno che ci siamo lasciati alle spalle sarà ricordato in molti modi. Per il mondo dell’automobile sicuramente come un annus horribilis. Sul piano delle vendite, innanzitutto, perché tolta la fiammata degli ecoincentivi, il tracollo è stato nell’ordine del 28 per cento sull’anno precedente, che significa una mancata vendita di 550mila vetture. E sul piano del lancio di nuovi modelli con rinvii, ritardi, salti della quaglia. Perfino con fenomeni contradditori, dove auto elettriche di lusso hanno venduto proporzionalmente più di vetture meno costose. Una tendenza che sembra consolidare un pregiudizio diffuso e cioè che, nella situazione attuale di mercato, la macchina a zero emissioni sia una roba da ricchi, da chi in realtà può permettersi più di un’automobile. Del presente e del futuro dei veicoli a zero emissioni parliamo con Massimo Nordio, amministratore delegato di Volkswagen Group Italia, consociata del Gruppo automobilistico tedesco che importa i veicoli dei marchi Volkswagen, Audi, Seat, Skoda e Volkswagen Veicoli Commerciali.
Il gruppo tedesco è impegnato in un’importante e forse decisiva offensiva di prodotto elettrico, a partire dalla nuova Volkswagen ID.3 e ID.4, ma che coinvolgerà già nel corso del 2021 tutti i marchi. Che opinione vi siete fatti sulla percezione dell’automobilista italiano su questa nuova tecnologia?
Rilevo che c’è una percezione non corretta, se non addirittura sbagliata, sulla mobilità elettrica che credo dipenda dalla poco chiara e completa informazione sul tema. Per esempio molti non conoscono ancora la differenza tra elettrico e ibrido: non sanno che non sono paragonabili, che sono due mondi completamente diversi. Soltanto il primo – ossia l’elettrico puro, quello che chiamiamo BEV (Battery Electric Vehicle), a 0 emissioni – è il vero cambiamento. Sulla tecnologia ibrida c’è una elevata prevalenza del motore tradizionale (benzina o diesel) e pertanto possiamo considerarla come un passaggio verso la mo
L’automobile elettrica è ancora per un utilizzo limitato e pianificato e lo sarà fintantoché non ci sarà una rete estesa di colonnine a ricarica rapida. In modo da accorciare drasticamente i tempi di attesa avvicinando l’uso di una vettura a batterie a quello di una macchina tradizionale a benzina.
bilità 100% green.
Su cosa c’è poca chiarezza?
Troppe fake news: per esempio la scarsità presunta del litio per le batterie o il riciclo delle stesse a fine vita. Si stanno trattando come se fossero problemi dell’automobilista… ed invece non lo sono! Qualcuno si preoccupa del riciclo delle gomme o dell’olio? È l’industria che si deve occupare di questi temi.
Però l’angoscia da ricarica, stante la scarsa quantità di colonnine, è un problema vero, che ci riguarda da vicino…
Proviamo a ragionare così. Parliamo di profili, di elettrocompatibilità. Chi è oggi più elettrocompatibile, ovvero ha un profilo più adatto alla mobilità elettrica? Avere un box auto di proprietà, dove si può installare una wallbox di ricarica, e usare l’automobile per lo più in città sono caratteristiche ideali per un utilizzo comodo e immediato di un vettura elettrica. Invece, al lato opposto, vivere in centro, non possedere un posto auto – quindi essere costretti a parcheggiare la macchina in strada – e dover percorrere diversi chilometri fuori città per andare a lavorare, sono peculiarità di clienti che hanno ancora una elettrocompatibilità più bassa rispetto all’offerta di oggi, e per offerta intendo l’intero sistema – veicolo e rete di ricarica.
Insomma, come dire che l’automobile elettrica è ancora relegata a chi ne può fare un uso pianificato e limitato?
Lo sarà fintantoché non ci sarà una rete diffusa di colonnine a ricarica veloce (HPC - High Power Charge). Faccio un esempio. Nelle città la maggior parte delle colonnine ha una potenza di ricarica a 11-12 kW/h. Significa che per una ricarica può volerci anche qualche ora, oltre al fatto che ce ne sono ancora poche, quindi è raro averle sotto casa. Se riesco a organizzarmi, magari durante la pausa pranzo, può anche funzionare, ma se ho tempi stretti no. Ecco perché la soluzione sono le HPC anche in città che, in 15/20 minuti – il tempo di una pausa caffè – ti consentono di ricaricare completamente le batterie.
Mettiamo pure di risolvere il problema ricarica-autonomia. Quello che non capisco è se l’auto elettrica sia vissuta come un oggetto di tendenza – mi si passi il termine – cool, ovvero gratificante e distintivo, come un capo di abbigliamento di moda.
Assolutamente sì! E la Volkswagen ID.3 è doppiamente cool, perché è elettrica e perché offre un’esperienza clamorosamente sorprendente: va provata. Il piacere di guida è totalmente differente da una vettura termica. È potente, scattante, velocissima, con la totale assenza di rumore. È il massimo dell’efficienza. La sensazione che si prova a bordo la paragono a quella su uno snowboard, praticamente un prolungamento di sé, un tutt’uno con il proprio corpo.
Resta il fatto che oggi è comunque un oggetto caro. La storia ci ricorda però che le persone sono disposte a pagare un prezzo più alto a fronte di gratificazioni anche estetiche, non soltanto funzionali. Penso al fascino di certi oggetti, dove il materiale usato è centrale: gli altoparlanti hi-fi realizzati in palissandro, o gli amplificatori coi vu meter luminosi…
Oggi la vettura elettrica è ancora un po’ più cara di una analoga a benzina o diesel. Ma la discesa dei prezzi è già iniziata e continuerà con le economie di scala e l’aumento delle vendite. Ed è altrettanto chiaro che oggi riguarda una nicchia ma è stato così anche con le prime vetture a inizio del ’900: prima erano per pochissimi, poi con Ford divennero accessibili a tutti e così si democratizzò l’auto.
Subito dopo Ford arrivò Volkswagen, auto del popolo, il Maggiolino per tutti. ID.3 per tutti?
Oggi per molti!
Diciamo per tutti quanti la vorrebbero…
Va tenuto conto che al momento l’industria automobilistica avrebbe difficoltà a soddisfare una richiesta generalizzata di elettrico! Stiamo vivendo una profonda trasformazione. Per esempio il Gruppo Volkswagen ha già convertito alla produzione delle auto elettriche 19 delle sue 122 fabbriche. La strada è tracciata, ma ci vogliono ancora un paio di decenni perché il passaggio sia totale. Questo deve essere chiaro anche alla politica: incentivare, quindi accelerare la diffusione dell’elettrico, sia dal lato dell’acquisto che da quello dell’infrastruttura è fondamentale e pertanto deve essere strutturale.