ANIMALETTO VELENOSO
Per fortuna si trova soltanto in strada. Pronto ad accelerare!
Per l’Italia che si affacciava giustamente famelica alla motorizzazione per tutti, all’inizio degli anni Cinquanta, Abarth era un saltino, un upgrade si direbbe oggi. Perché dal 1955, chi voleva dare un tocco di rumore e di sportività alla bramata e adorata Fiat 600 aveva solo da comprare un kit Abarth, scudetto con lo scorpione, marmitta doppia, per cominciare, o addirittura cilindri e teste elaborate che portavano la cilindrata a 750 cc e le prestazioni ben più gagliarde.
La storia delle piccole sportive italiane, da 70 anni, è tutta nel segno di Abarth, azienda fondata dall’austriaco Karl Abarth e dal pilota Guido Scagliarini: lo stemma con lo scorpione nasce dal segno zodiacale di entrambi, fondo rosso per ricordare Merano (città natale del papà di Karl) e giallo per Modena, dove è nato l’amico. Tale è il successo di Abarth che Fiat deciderà di acquistare l’azienda nel 1971 in modo da proseguire autonomamente nella produzione di versioni sportive. Dopo un periodo di oblio, dal 2007 il grande ritorno: sull’onda del successo della nuova Cinquecento arriva il cinquino Abarth, con logo scorpionato sul frontale, cerchi in lega, freni Brembo e un bel motore turbo benzina da 135 cavalli. Abarth piace e diventa un marchio a sé, moltiplicando le versioni, con kit di potenziamento (essesse) e auto a tiratura limitata per ingolosire chi cerca qualcosa di ancora più speciale. Fino alla Scorpioneoro che vedete qui e che si riconosce immediatamente dallo scorpione dorato sul cofano motore e dai cerchi a razze altrettanto impattanti in colore. Insomma un’Abarth per farsi notare, sicuramente, ma anche una vettura molto gratificante alla guida, persino nel rispetto del Codice della strada. Parentesi: se lo scorpione in oro pare troppo, si può eliminarlo in fase di acquisto della macchina.
La Abarth dà la sensazione di stare seduti dentro un gokart, tanto è bassa: il motore, un 1.400 cc turbo a benzina con 165 cavalli, borbotta sornione, il volante si impugna bene e lo sterzo è diretto da non credere, tanto che i tornanti (grazie anche al passo corto) si affrontano con un piglio spettacolare in seconda. Perché è sulle strade miste, con curve e controcurve, montagna o mare che sia, che la Scorpioneoro dà il meglio di sé. Spingendo forte in tutte le marce già dal settaggio normale, in un crescendo entusiasmante per risposta al gas se si schiaccia il bottone sport. E, poi, in un mondo nel quale l’auto sembra una derivazione di una app del cellulare, questa è tutta adrenalina e controllo umano, giusto il controllo di trazione, ma poi è fatta per gente che sa guidare davvero. Che non vuol dire prendere rischi, ma andare spediti in sicurezza. Lunga vita ad Abarth.