IL CONTADINO INFLUENCER
Niente selfie con la classica bocca “a culo di gallina”: nei suoi video su YouTube le galline sono quelle vere, che depongono le uova. E poi si zappa, si pota, si innaffia: storia di un ragazzo diventato prima agricoltore e poi star della rete.
“Click rubati all’agricoltura”? Matteo Fiocco ha 33 anni, è nato e ha vissuto la maggior parte della sua vita a Brescia («una città bellissima») e poi un giorno ha ascoltato il suo personale richiamo della foresta. Anzi, più che della foresta, della campagna. Si è trasferito in un podere di un ettaro in Franciacorta, a Cellatica, e ha iniziato a fare video su YouTube in cui raccontava la sua nuova vita da contadino: bagnare i pomodori, raccogliere le uova delle galline, curare il vigneto. Così Matteo ha compiuto la metamorfosi in Matt The Farmer, youtuber da poco meno di 400mila iscritti al suo canale, che ha radunato una community entusiasta di nuovi agricoltori digitali.
Se gli chiedi da dove viene la sua passione per motozappe e potature, lui dice di non saper rispondere: «Certe cose sono scritte dentro di noi». Peraltro, non chiamiamola agricoltura: «A me piace dire “vita rurale”: è quella che mi affascina, coi suoi valori e la sua visione del mondo. Mi chiamano agricoltore, ma a me piace guardarmi allo specchio e dire che sono un contadino».
Un uomo d’altri tempi, Matt The Farmer. Anche su internet: «Appartengo alla prima generazione di youtuber, quella nata attorno al 2010, quando essere youtuber era roba da sfigati». I suoi video ortolani, di conseguenza, non sono il risultato «di un piano programmatico o editoriale; non mi sono detto “devo aggredire questo social”: rispondono a un’esigenza personale di raccontare e di mantenere un diario di bordo». Delle “mode”, a Matteo Fiocco non interessa granché: «C’è questa vulgata secondo cui davanti agli schermi ci si instupidisce: ma sui social si trovano persone che vogliono approfondire, allargare le loro conoscenze. A rincoglionirsi è chi è stupido».
Mi incuriosisce pensare a questa rete parallela popolata di cicli del raccolto e fasi lunari: quanto avrà in comune con quella tradizionale? Ad esempio, avrà i suoi agro-troll? «Quelle persone le escludo; è come in una classe quando il compagno sciocco fa una battuta: se tutti ridono sarà invogliato a farne ancora, ma se i compagni lo guardano storto si sentirà frustrato e la smetterà». In ogni caso sì, internet ha portato i troll anche nel verde della Franciacorta: «Soprattutto durante la pandemia, quando facevo 50mila nuovi iscritti al mese e milioni di visualizzazioni, i miei video chiamavano reazioni emotive: a guardarli c’erano anche persone chiuse in appartamentini, che a volte mi vedevano come un privilegiato da bersagliare. Ho scelto di non prestare il fianco non rispondendo».
C’è un video a cui è più legato? «I miei contenuti non sono opere artistiche, ma documentaristiche: tengo non ai video in sé, quanto alle giornate che rappresentano – quando abbiamo fatto il pozzo o il sistema di irrigazione, ad esempio – e alle persone con cui ho condiviso quelle cose».
Da qualche anno c’è un “trend” di persone che lasciano la città per la campagna, osservo. «Il trend è una cosa passeggera: la libertà è diversa», obietta lui. «Certe cose sono semplicemente umane. Chi ha un pezzo di terra ha tutto un altro rapporto con l’ambiente e con la gente. Vedi meno persone, ma persone che hanno più tempo». Il vero problema, conclude Matt The Farmer, «è che forse abbiamo capito che non siamo felici. Non voglio dirti che la campagna è la soluzione, ma la città ti isola: la campagna no». Pensavo di parlare con un contadino, ma mi sono trovato ad ascoltare un filosofo.
Nella foto, un’opera di Jim Carrey, l’attore comico con la passione per l’arte. Soprattutto per i fumetti a sfondo politico: qui rappresenta l’ex presidente americano Donald Trump nei panni di uno spaventapasseri.