ICON (Italy)

UNLIMITED COMEBACK

Tornare alle origini: solo un modo di dire, l’ennesima frase fatta, o piuttosto un modo per scoprire in sé e negli altri differenti opinioni, emozioni, visioni della vita e delle cose?

- saturnino by

Adorati lettori di Icon eccomi di nuovo da voi per raccontarv­i quante volte mi è capitato di dire (ma anche ascoltare) “è un ritorno alle origini”, a proposito dei temi più disparati: il design, la cucina, la letteratur­a, le arti figurative, la moda, la musica, i rapporti umani… Trovo che sia un’espression­e molto rassicuran­te da pronunciar­e, specialmen­te quando si osserva o si ascolta tutto quello che, in un certo senso, ci fa sentire protetti e coccolati.

Ci sono, d’altro canto, anche moltissimi casi di contesti che, così come nascono, rimangono immutati e immutabili per sempre. Qualche esempio: esiste un’automobile che ha la stessa forma dagli anni 40 (e sapete senz’altro di quale sto parlando). Diversi tra gli strumenti musicali elettrici più recenti mantengono inalterata la forma che è stata loro data quando vennero creati. Ci sono ricette che sono sempre le stesse e continuano a regalare gioie al nostro palato. E c’è una delle grandi griffe che, a ogni stagione, continua a riproporre il “chiodo” di pelle come fosse stato appena disegnato e, a ogni stagione, il comunicato stampa parla di “un ritorno alle origini”…

Esce Unlimited Love, il nuovo album dei R.H.C.P. e molti amici cui ho chiesto: «Hai ascoltato il nuovo dei Red Hot? Cosa ne pensi?» nella maggior parte dei casi mi hanno risposto: «Molto figo, un ritorno alle origini». Guarda caso vi suona la stessa formazione di Blood Sugar Sex Magik, l’album che nel 1991 aveva sancito il successo planetario della band.

Ci sono persone che cambiano partner per gran parte della loro vita e alla fine sposano la migliore amica della sorella (o il migliore amico del fratello) e tutti dicono: «È un ritorno alle origini» :-)).

Lo stesso vale ogni volta che torno ad Ascoli Piceno e vado a fare un giro, rigorosame­nte da solo, a vedere e respirare i luoghi dove tutto è cominciato. Mi capita spesso di riguardare le foto della mia infanzia insieme ai miei familiari e quando ho voglia di suonare (necessità fisica importante quasi come la respirazio­ne) imbraccio il mio primo basso che ha dato origine a un sacco di canzoni di successo. Scusate il pistolotto, ma alla fine credo, all’alba dei miei 53 anni, che il “ritorno alle origini” altro non sia che saper ascoltare la nostra voce interiore e trovare Dio… dentro di noi. Al prossimo numero!

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