Orologi e motori, un classico e felice connubio tra forti passioni maschili.
È un’attrazione che in F1 viene amplificata. Un legame, quello tra motori e lancette, che ha radici nel cronometraggio, quando era affidato a strumentazione meccanica: contaminuti e contasecondi azionati da pulsanti e sempre più perfezionati a cominciare dagli Anni 30, fino all’arrivo dell’elettronica negli Anni 70 e, oggi, alla scansione dei millesimi di secondo. L’orologio però, come oggetto-simbolo della padronanza, o quanto meno della conoscenza del tempo, rimane in gioco con tutto il suo potenziale emotivo e, per le marche più importanti, la presenza in pista ha un alto valore tecnologico e di comunicazione. E così, se Rolex affianca l’intero Campionato Mondiale di Formula 1, IWC corre con Hamilton e Mercedes, TAG Heuer con Verstappen e Red Bull, mentre Richard Mille ha recentemente stretto un accordo con Ferrari e i suoi piloti, Leclerc e Sainz. E ha anche lanciato uno straordinario orologio dedicato alla Scuderia di Maranello. La meccanica: più è piccola più è difficile da far funzionare e se a questo si aggiunge la ricerca dello spessore minimo, ecco la sfida affrontata con il suo nuovo RM UP-01 Ferrari di Richard Mille, che è riuscito a realizzare un meccanismo vero record di finezza. Uno dei tanti stratagemmi per questa “ricerca al limite” è la messa a punto di una “simbiosi” tra movimento e cassa (di appena 1,18 e 1,75 mm di altezza), con una costruzione in cui il fondo funziona come da telaio, in modo da lavorare in orizzontale e non in verticale, come avviene normalmente.