L’INFORMAZIONE NON PIACE A LEGNINI
LE FUGHE DI NOTIZIE non sono tutte uguali. Quella di dicembre, grazie alla quale i vertici della Consip furono informati delle indagini sul mega-appalto da
2,7 miliardi di euro e tolsero le microspie dagli uffici, ha coinvolto il ministro Luca Lotti, il comandante dei carabinieri e un altro generale dell’Arma, ora indagati per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Ma non sembra aver preoccupato il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini. Il quale invece si è molto irritato per la fuga di notizie che ha portato a conoscenza del Fatto e poi degli altri giornali atti dell’inchiesta che coinvolge Tiziano Renzi. Solo così si spiega che Legnini stavolta abbia deciso di intervenire duramente come ha fatto ieri, lodando la Procura di Roma che ha tolto le indagini al Noe dei carabinieri e aperto un altro fascicolo per rivelazione di segreto: “Costituisce un caso eclatante che rischia di minare la credibilità degli organi inquirenti”, ha detto. “L’episodio a tutti noto, venuto in evidenza negli ultimi giorni, ci impone una riflessione non più rinviabile circa gli strumenti organizzativi più idonei per tutelare il segreto investigativo ed assicurare il rispetto del divieto di divulgazione di atti coperti dal segreto”. Si preparano nuovi bavagli. E non riguardano i ministri accusati di aver parlato troppo con i potenziali indagati.