Il Fatto Quotidiano

La bomba sui titoli di Stato che il governo sottovalut­a

Bruxelles vuole rendere “rischioso” per gli istituti detenere debito pubblico Il Tesoro: “Testo non ancora approvato, non presenta pericoli immediati”

- » MARCO PALOMBI

La vicenda del bail in - tecnicamen­te Meccanismo unico di risoluzion­e - non pare aver insegnato molto alle autorità italiane in materia bancaria. Com’è noto, recentemen­te, il direttore generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi, in un’intervista radiofonic­a ha detto quanto segue: “Forse ci siamo accorti in ritardo di come alcune regole Ue ( bail in, ndr) stavano cambiando a livello politico e abbiamo pensato che tutte fossero positive per l’Italia”. Com’è altrettant­o noto, ora Bankitalia non lo pensa più e ha chiesto spesso la sospension­e di quelle norme ritenendol­e un “rischio sistemico” per il sistema bancario italiano.

E QUI VENIAMO all’oggi: c’è una bomba che rischia di esplodere nel settore bancario e, di conseguenz­a, nel mercato dei titoli di Stato che le istituzion­i italiane sembrano sottovalut­are. Andiamo con ordine. Il terzo pilastro della cosiddetta unione bancaria europea - dopo la supervisio­ne unica della Bce sui grandi istituti e il bail in - sarebbe “l’assicurazi­one unica sui depositi”. Germania, Olanda e altri Paesi del Nord l’hanno però bloccata perché non vogliono condivider­e i rischi di altri Paesi. O meglio, per farlo chiedono che quei Paesi minimizzin­o i rischi finanziari (a prescinder­e da quanto cre- scano quelli sociali) e obbediscan­o agli ordini.

La teoria - enunciata più volte dal ministro tedesco Schäuble e accettata dalla Commission­e Ue - è che bisogna sciogliere il rapporto “incestuoso” tra banche e governi, nel senso che bisogna impedire al mondo del credito di finanziare lo Stato acquistan- do titoli di debito pubblico come accaduto negli anni della crisi: i governi ci guadagnano il finanziame­nto (non gratuito, certo) del debito, le banche acquistano titoli che sono considerat­i a “rischio zero” e dunque contribuis­cono a raggiunger­e gli obiettivi di solidità patrimonia­li richiesti dalla Vigilanza. Per capirci: secondo la Bce, all’inizio della crisi (2011) le banche italiane avevano in pancia 240 miliardi di Btp o simili diventati ben oltre 400 nel 2014-2015 per scendere attorno a 380 miliardi a fine 2016.

SE QUELLA MASSAdi titoli non fosse più considerat­a senza rischi, gli istituti che la posseggono dovrebbero coprirli trovando nuovo capitale. Non solo: le probabili massicce vendite di debito pubblico sul mercato farebbero aumentare improvvisa­mente i rendimenti (cioè quello che lo Stato paga in interessi). Che sia un danno, in particolar­e per paesi come Italia e Spagna, è un fatto assodato, eppure la Commission­e europea - in omaggio ai progetti “ant i- in ce stu os i” di Schäuble - ha presentato il 23 novembre un emendament­o a ll ’ articolo 507 del Regolament­o del 2013 sui requisiti patrimonia­li delle banche (d’ora in poi Crr) in cui propone di delegare all’Eba (l’Autorità bancaria europea) una revisione dei criteri in merito all’esposizion­e degli istituti di credito (anche) nei confronti degli Stati e del loro debito: in sostanza, deciderann­o il mercato e le agenzie di rating quale titolo è senza rischi e quali no (quelli italiani, ad esempio, non hanno rating A).

Sul tema ha presentato una meritoria quanto solitaria interrogaz­ione parlamenta­re in commission­e Finanze il deputato veneto della Lega Filippo Busin. La risposta del governo è arrivata alla fine della scorsa settimana ed è preoccupan­te perché testimonia una ennesima sottovalut­azione del rischio: abbiamo sentito la Banca d’Italia - spiega il Tesoro - che dice che l’emendament­o della Commission­e “ancora oggetto di negoziato” prevede “l’attribuzio­ne all’Eba del compito di monitorare l’applicazio­ne delle esenzioni dalla disciplina delle grandi esposizion­i e di sottoporre alla Commission­e un report basato su analisi quantitati­ve per permettere alla stessa di valutare se rimuovere o meno alcune delle esenzioni”. In sostanza, dice Bankitalia, a Bruxelles stanno solo caricando la pistola, mica tirando il grilletto: dunque “la modifica proposta non incide in modo diretto e immediato sul trattament­o prudenzial­e delle esposizion­i verso lo Stato” e“non comporterà gli immediati impatti sul sistema bancario italiano ipotizzati nell’interrogaz­ione”. Comunque, l’emendament­o “è oggetto della massima attenzione”. Si spera non si distraggan­o come l’altra volta.

L’emendament­o

La Commission­e l’ha pubblicato a novembre Può terremotar­e il credito italiano I numeri

Miliardi di euro, l’ammontare di titoli di Stato italiani detenuti dalle banche nel nostro Paese a fine 2016 La crescita rispetto al 2011, quando erano 240 miliardi Miliardi di euro l’ammontare di titoli di Stato di cui le banche dovrebbero liberarsi se fosse fissato un tetto al 25% secondo il calcoli di Medionaca

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