La bomba sui titoli di Stato che il governo sottovaluta
Bruxelles vuole rendere “rischioso” per gli istituti detenere debito pubblico Il Tesoro: “Testo non ancora approvato, non presenta pericoli immediati”
La vicenda del bail in - tecnicamente Meccanismo unico di risoluzione - non pare aver insegnato molto alle autorità italiane in materia bancaria. Com’è noto, recentemente, il direttore generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi, in un’intervista radiofonica ha detto quanto segue: “Forse ci siamo accorti in ritardo di come alcune regole Ue ( bail in, ndr) stavano cambiando a livello politico e abbiamo pensato che tutte fossero positive per l’Italia”. Com’è altrettanto noto, ora Bankitalia non lo pensa più e ha chiesto spesso la sospensione di quelle norme ritenendole un “rischio sistemico” per il sistema bancario italiano.
E QUI VENIAMO all’oggi: c’è una bomba che rischia di esplodere nel settore bancario e, di conseguenza, nel mercato dei titoli di Stato che le istituzioni italiane sembrano sottovalutare. Andiamo con ordine. Il terzo pilastro della cosiddetta unione bancaria europea - dopo la supervisione unica della Bce sui grandi istituti e il bail in - sarebbe “l’assicurazione unica sui depositi”. Germania, Olanda e altri Paesi del Nord l’hanno però bloccata perché non vogliono condividere i rischi di altri Paesi. O meglio, per farlo chiedono che quei Paesi minimizzino i rischi finanziari (a prescindere da quanto cre- scano quelli sociali) e obbediscano agli ordini.
La teoria - enunciata più volte dal ministro tedesco Schäuble e accettata dalla Commissione Ue - è che bisogna sciogliere il rapporto “incestuoso” tra banche e governi, nel senso che bisogna impedire al mondo del credito di finanziare lo Stato acquistan- do titoli di debito pubblico come accaduto negli anni della crisi: i governi ci guadagnano il finanziamento (non gratuito, certo) del debito, le banche acquistano titoli che sono considerati a “rischio zero” e dunque contribuiscono a raggiungere gli obiettivi di solidità patrimoniali richiesti dalla Vigilanza. Per capirci: secondo la Bce, all’inizio della crisi (2011) le banche italiane avevano in pancia 240 miliardi di Btp o simili diventati ben oltre 400 nel 2014-2015 per scendere attorno a 380 miliardi a fine 2016.
SE QUELLA MASSAdi titoli non fosse più considerata senza rischi, gli istituti che la posseggono dovrebbero coprirli trovando nuovo capitale. Non solo: le probabili massicce vendite di debito pubblico sul mercato farebbero aumentare improvvisamente i rendimenti (cioè quello che lo Stato paga in interessi). Che sia un danno, in particolare per paesi come Italia e Spagna, è un fatto assodato, eppure la Commissione europea - in omaggio ai progetti “ant i- in ce stu os i” di Schäuble - ha presentato il 23 novembre un emendamento a ll ’ articolo 507 del Regolamento del 2013 sui requisiti patrimoniali delle banche (d’ora in poi Crr) in cui propone di delegare all’Eba (l’Autorità bancaria europea) una revisione dei criteri in merito all’esposizione degli istituti di credito (anche) nei confronti degli Stati e del loro debito: in sostanza, decideranno il mercato e le agenzie di rating quale titolo è senza rischi e quali no (quelli italiani, ad esempio, non hanno rating A).
Sul tema ha presentato una meritoria quanto solitaria interrogazione parlamentare in commissione Finanze il deputato veneto della Lega Filippo Busin. La risposta del governo è arrivata alla fine della scorsa settimana ed è preoccupante perché testimonia una ennesima sottovalutazione del rischio: abbiamo sentito la Banca d’Italia - spiega il Tesoro - che dice che l’emendamento della Commissione “ancora oggetto di negoziato” prevede “l’attribuzione all’Eba del compito di monitorare l’applicazione delle esenzioni dalla disciplina delle grandi esposizioni e di sottoporre alla Commissione un report basato su analisi quantitative per permettere alla stessa di valutare se rimuovere o meno alcune delle esenzioni”. In sostanza, dice Bankitalia, a Bruxelles stanno solo caricando la pistola, mica tirando il grilletto: dunque “la modifica proposta non incide in modo diretto e immediato sul trattamento prudenziale delle esposizioni verso lo Stato” e“non comporterà gli immediati impatti sul sistema bancario italiano ipotizzati nell’interrogazione”. Comunque, l’emendamento “è oggetto della massima attenzione”. Si spera non si distraggano come l’altra volta.
L’emendamento
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