Abbiamo la politica peggiore Ma che dire dei cittadini?
Renzi avrebbe voluto Lotti ai Servizi... Non vi dice nulla? L’Istat con il suo balletto di cifre regge il gioco al governo.
Ammesso che il Pil sia ancora un indicatore di progresso reale, mi viene in mente il caso dell’Alaska che ebbe un salto in alto per gli interventi di disinquinamento del disastro Exxon Valdez: mi chiedo, i costi del terremoto e altri disastri sono inglobati nel Pil a vantaggio della propaganda governativa? Quando fu istituito il ministero dell’Ambiente Giorgio Ruffolo, nella prefazione della sua prima relazione al Paese disse che nel Pil, erroneamente, vengono inclusi tanto gli inquinanti quanto i disinquinanti. Grazie al “quantitative easing”, l’introduzione da parte delle banche di moneta a debito nel circuito economico, si stanno indebitando le future generazioni, aggravando la quantità di derivati e altri prodotti finanziari che per assurdo hanno comprato, con i nostri soldi, anche le pubbliche amministrazioni. Nessuno ha rilevato con troppa enfasi che sono stati emessi Btp a 50 anni, ovvero a tre generazioni. La percezione del disastro economico in atto, secondo me, ce l’ha solo Serge Latouche, economista francese, ma dargli spazio potrebbe essere pericoloso perché la consapevolezza genererebbe panico. E pensare che nel 1981 Andreatta, insieme ai non populisti Baffi e Ciampi, per abbassare il debito pubblico attuarono il famoso “divorzio” tra Bankitalia e Stato (non più obbligo da parte della Banca di acquistare l’invenduto sul mercato aperto del debito pubblico emesso dal Tesoro): si attuò un ristabilimento dei rapporti monetari a beneficio dell’economia.
Ora tutte le Banche centrali stampano moneta per far riprendere un’economia che non si riprenderà mai.
Flat Tax per ricchi, alla faccia di Schopenhauer ed Eraclito
Sbaglio o stiamo vivendo una baraonda esasperata di ripugnanti esibizioni ciniche? Il governo vara delle proposte per agganciare i ricchi del mondo?
Non mi permetto di far metafore annientative, pertanto mi rifarò a due categorie filosofiche di gran vaglia. Arthur Schopenhauer: “La ricchezza è come l’acqua di mare, quanta più ne bevi, tanto più hai sete”, Eraclito: “Possa la ricchezza non mancarvi mai, o Efesi, affinché CARO FURIO COLOMBO, kakistocrazia non è una parola molto conosciuta, ma è un concetto che ci riguarda sempre di più. Kakistocrazia significa un governo guidato dalle persone meno affidabili del Paese. Ma anche il mondo sembra andare in questa direzione. L’OSSERVAZIONE È GIUSTA. La parola ci riguarda, e riguarda certamente altri Paesi. Notizie sul come si comporta male la classe politica si possono trovare, con puntualità e precisione, su alcuni giornali, certo a cominciare dal “Fatto”. Io aggiungerei alle accuse, sia giudiziarie sia politiche, che tutti conosciamo e che si arricchiscono di giorno in giorno e diffondono un senso di sfiducia anche più grande, un altro fatto, che mi sembra grave e pericoloso, perché genera solitudine. Ogni politico, anche perbene, si rivolge sempre e solo a un altro politico, ogni gruppo a un altro gruppo. Se un partito pensa di aver fatto bene non se lo fa dire dai cittadini ma se lo dice da solo, creando sequenze di trionfo che avvengono tutte all’interno della casa-partito o della casa-politica. Ma non sono mai dirette alle case degli italiani. Tranne i Radicali di Pannella e Bonino (speriamo adesso, di Bonino e Cappato e degli altri che purtroppo si sono divisi) nessuno ha voglia di condividere con i cittadini progetti, ansie e speranze. Ma spostiamo la telecamera su di noi, i cittadini, come non avviene mai in televisione. I sondaggi mi dicono che la maggioranza dei miei connazionali vorrebbe cacciare i rom, che sono italiani da secoli, e vorrebbero le città chiuse perché, a differenza di quanto è avvenuto in tutti i secoli della storia europea (e soprattutto italiana), non entrino stranieri. Prevalgono, fra tante brave persone che conosciamo, le parole “respingimento” e“rimpatrio”, dove re- tutti possano vedere quanto poco valete”. Auguri povera Italia. DIRITTO DI REPLICA
Con riferimento al reportage, a firma Lucio Musolino, pubblicato sabato 18 febbraio 2017, a pag. 8 sul Fatto Quotidiano, l’Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. intende confutare con decisione alcune informazioni riportate nell’articolo. Rispetto alla “questione Mineo”, l’Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. non è mai stata favorita, come si legge nell’articolo; tanto è vero che non è mai pervenuta – da parte del ministero dell’Interno – nessuna preventiva comunicazione dell’intenzione di requisire l’allora “R e s idence degli Aranci”, di proprietà della Pizzarotti, per far fronte all’emergenza profughi. Al contrario, l’Impresa Pizzarotti, in risposta al Decreto di requisizione n. 16355/ spingere è far morire, e il rimpatrio è impossibile perché chi fugge non ha patria. Capisco la Procura della Repubblica di Foggia che ha scelto che sia doloso l’incendio del Gargano. Infatti, qualcuno ha sparato contro la polizia che indaga e pensi subito al crimine organizzato. Ed è quasi impossibile immaginare un incidente fra una sotto popolazione abituata a vivere in quel modo da anni, e purtroppo esperta di quella vita. Ma il livello più basso mi sembra sia stato raggiunto dal sindaco di Ventimiglia. Cito da Repubblica (5 marzo, Matteo Pucciarelli): “Con una ordinanza il sindaco di Ventimiglia Enrico Loculano (Pd) ha vietato la somministrazione di cibo e bevande ai non autorizzati (leggi rifugiati, profughi e migranti) per motivi di “tossinfezione”. Nel frattempo anche i rubinetti delle fontanelle della stazione sono stati chiusi. Il motivo ufficiale: la “legionella”. In tutta Ventimiglia (seguo sempre il racconto di Repubblica) solo una persona si è ribellata, una signora, Delia, che viola le ordinanze, tiene aperto il suo bar “Hobby” anche la notte, dà acqua e panini e ricarica (venti alla volta) i telefonini dei profughi. Nel bar della signora Delia, apprendiamo, “gli italiani non mettono più piede”. Ma, dice lei, “non potevo voltarmi dall’altra parte”. Ecco, Ventimiglia dimostra che molti cittadini non sono affatto migliori della loro classe politica. Ma se qualcuno fra i politici è ancora vivo, proponga subito la signora Delia per una onorificenza della Repubblica italiana. Bisogna dare riconoscimento e ringraziamento alla sola persona che, in un’area e in un momento difficile, non smette di avere dignità e umanità.
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it 2011, non mancò di inviare nel marzo 2011 una lettera formale alle Autorità preposte.
Nella lettera, l’Impresa Pizzarotti stigmatizzava il ricorso a provvedimenti autoritativi di requisizione di un bene dell’Impresa stessa, rilevando un danno per l’esercizio d’impresa, tanto più che erano in corso trattative per la stipulazione di contratti di locazione con terzi soggetti.
Il governo stabilì, infine, un indennizzo che non remunerò assolutamente i danni che le strutture avevano subito, causa la destinazione degli immobili.
Per quanto attiene poi, nello specifico, al canone di affitto; l’importo annuale del contratto di locazione stipulato il 2-4-2014 è pari a euro 4.489.500 all’anno (art. 4); è un importo determinato sulla basa di una presenza stimata media di 3000 immigrati/giorno a 4,10 /proca- pite/prodie (2,60 per le eccedenze oltre le 3000 unità). L’importo effettivo corrisposto all’Impresa Pizzarotti nell’anno 2016, essendo commisurato al numero di presenze effettive registrate nel Centro, si è ridotto a circa 4 milioni di euro, meno della metà rispetto a quanto si legge nell’articolo. Prendiamo atto della nota dell’impresa “Pizzarotti & C. Spa”. Tuttavia, nel pezzo del 18 febbraio scorso, sono state riportate le dichiarazioni dell’imputato Luca Odevaine ai pm della Procura di Roma e di Catania. Dichiarazioni, tra l’altro, inserite nel fascicolo del processo che inizierà il prossimo 28 marzo dove sono imputati anche tre dipendenti della Pizzarotti: il consigliere delegato al settore immobiliare Aldo Buttini, il direttore tecnico Stefano Soncini e Fabrizio Rubino. Sul punto, infine, era intervenuto anche il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sen- È utile precisare alcune informazioni e commentare le considerazioni dell’articolo “Bcc la riforma di Bankitalia che perpetua i conflitti di interessi e le faide locali”, pubblicato l’8 marzo, a firma di Giorgio Meletti.
Il tema della riforma del Credito Cooperativo (attuata dalla legge 49 dell’8 aprile 2016 e non da un decreto legge di febbraio, profondamente modificato in alcuni suoi punti dal dibattito parlamentare) è affrontato come se si risolvesse esclusivamente in un confronto sulla Capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo, cui la legge obbliga tutte le Bcc e Casse Rurali ad aderire. Peraltro hanno presentato le candidature a Capogruppo nazionale, sia Iccrea Banca che Cassa Centrale Banca e, per la provincia di Bolzano, la Cassa Centrale Raiffeisen. Le banche di comunità, quali le Bcc, continueranno ad essere le banche dei soci, dei territori, a vocazione anticiclica. Sono sane: il CET 1 aggregato è di oltre il 16%. Sul Fondo Temporaneo. Questo terminerà la sua funzione con l’avvio dei Gruppi Bancari cooperativi. È uno strumento “ponte” cui tutte le Bcc – indipendentemente dalle scelte che faranno sul Gruppo Bancario – devono aderire per effetto della legge di riforma. Il Fondo è essenziale per definire processi di consolidamento e rafforzamento tra Bcc.
Gli interventi deliberati fino ad oggi sono sei e rispondono a criteri di intervento conosciuti e trasparenti per le consorziate.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
Per definizione il decreto legge o è convertito in legge o non è, ma decreto legge rimane. Confidando che Federcasse conosca i bilanci delle sue associate meglio della Costituzione, allieta apprendere che ritiene le Bcc, come aggregato, sane. Detto che per l’oste il vino è buono, resta da capire perché gli assaggiatori ufficiali, Bankitalia e governo, hanno classificato il bubbone Bcc come “caso straordinario di necessità e di urgenza” da medicare con un decreto legge.