Il Fatto Quotidiano

Abbiamo la politica peggiore Ma che dire dei cittadini?

- GIOVANNI BASI GIUSEPPE MARCUZZI DANILO IMPRESA PIZZAROTTI & C S.P.A LUCIO MUSOLINO MARCO REGGIO RESP. UFFICIO COMUNICAZI­ONE E RELAZIONI ESTERNE FEDERCASSE G. ME.

Renzi avrebbe voluto Lotti ai Servizi... Non vi dice nulla? L’Istat con il suo balletto di cifre regge il gioco al governo.

Ammesso che il Pil sia ancora un indicatore di progresso reale, mi viene in mente il caso dell’Alaska che ebbe un salto in alto per gli interventi di disinquina­mento del disastro Exxon Valdez: mi chiedo, i costi del terremoto e altri disastri sono inglobati nel Pil a vantaggio della propaganda governativ­a? Quando fu istituito il ministero dell’Ambiente Giorgio Ruffolo, nella prefazione della sua prima relazione al Paese disse che nel Pil, erroneamen­te, vengono inclusi tanto gli inquinanti quanto i disinquina­nti. Grazie al “quantitati­ve easing”, l’introduzio­ne da parte delle banche di moneta a debito nel circuito economico, si stanno indebitand­o le future generazion­i, aggravando la quantità di derivati e altri prodotti finanziari che per assurdo hanno comprato, con i nostri soldi, anche le pubbliche amministra­zioni. Nessuno ha rilevato con troppa enfasi che sono stati emessi Btp a 50 anni, ovvero a tre generazion­i. La percezione del disastro economico in atto, secondo me, ce l’ha solo Serge Latouche, economista francese, ma dargli spazio potrebbe essere pericoloso perché la consapevol­ezza genererebb­e panico. E pensare che nel 1981 Andreatta, insieme ai non populisti Baffi e Ciampi, per abbassare il debito pubblico attuarono il famoso “divorzio” tra Bankitalia e Stato (non più obbligo da parte della Banca di acquistare l’invenduto sul mercato aperto del debito pubblico emesso dal Tesoro): si attuò un ristabilim­ento dei rapporti monetari a beneficio dell’economia.

Ora tutte le Banche centrali stampano moneta per far riprendere un’economia che non si riprenderà mai.

Flat Tax per ricchi, alla faccia di Schopenhau­er ed Eraclito

Sbaglio o stiamo vivendo una baraonda esasperata di ripugnanti esibizioni ciniche? Il governo vara delle proposte per agganciare i ricchi del mondo?

Non mi permetto di far metafore annientati­ve, pertanto mi rifarò a due categorie filosofich­e di gran vaglia. Arthur Schopenhau­er: “La ricchezza è come l’acqua di mare, quanta più ne bevi, tanto più hai sete”, Eraclito: “Possa la ricchezza non mancarvi mai, o Efesi, affinché CARO FURIO COLOMBO, kakistocra­zia non è una parola molto conosciuta, ma è un concetto che ci riguarda sempre di più. Kakistocra­zia significa un governo guidato dalle persone meno affidabili del Paese. Ma anche il mondo sembra andare in questa direzione. L’OSSERVAZIO­NE È GIUSTA. La parola ci riguarda, e riguarda certamente altri Paesi. Notizie sul come si comporta male la classe politica si possono trovare, con puntualità e precisione, su alcuni giornali, certo a cominciare dal “Fatto”. Io aggiungere­i alle accuse, sia giudiziari­e sia politiche, che tutti conosciamo e che si arricchisc­ono di giorno in giorno e diffondono un senso di sfiducia anche più grande, un altro fatto, che mi sembra grave e pericoloso, perché genera solitudine. Ogni politico, anche perbene, si rivolge sempre e solo a un altro politico, ogni gruppo a un altro gruppo. Se un partito pensa di aver fatto bene non se lo fa dire dai cittadini ma se lo dice da solo, creando sequenze di trionfo che avvengono tutte all’interno della casa-partito o della casa-politica. Ma non sono mai dirette alle case degli italiani. Tranne i Radicali di Pannella e Bonino (speriamo adesso, di Bonino e Cappato e degli altri che purtroppo si sono divisi) nessuno ha voglia di condivider­e con i cittadini progetti, ansie e speranze. Ma spostiamo la telecamera su di noi, i cittadini, come non avviene mai in television­e. I sondaggi mi dicono che la maggioranz­a dei miei connaziona­li vorrebbe cacciare i rom, che sono italiani da secoli, e vorrebbero le città chiuse perché, a differenza di quanto è avvenuto in tutti i secoli della storia europea (e soprattutt­o italiana), non entrino stranieri. Prevalgono, fra tante brave persone che conosciamo, le parole “respingime­nto” e“rimpatrio”, dove re- tutti possano vedere quanto poco valete”. Auguri povera Italia. DIRITTO DI REPLICA

Con riferiment­o al reportage, a firma Lucio Musolino, pubblicato sabato 18 febbraio 2017, a pag. 8 sul Fatto Quotidiano, l’Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. intende confutare con decisione alcune informazio­ni riportate nell’articolo. Rispetto alla “questione Mineo”, l’Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. non è mai stata favorita, come si legge nell’articolo; tanto è vero che non è mai pervenuta – da parte del ministero dell’Interno – nessuna preventiva comunicazi­one dell’intenzione di requisire l’allora “R e s idence degli Aranci”, di proprietà della Pizzarotti, per far fronte all’emergenza profughi. Al contrario, l’Impresa Pizzarotti, in risposta al Decreto di requisizio­ne n. 16355/ spingere è far morire, e il rimpatrio è impossibil­e perché chi fugge non ha patria. Capisco la Procura della Repubblica di Foggia che ha scelto che sia doloso l’incendio del Gargano. Infatti, qualcuno ha sparato contro la polizia che indaga e pensi subito al crimine organizzat­o. Ed è quasi impossibil­e immaginare un incidente fra una sotto popolazion­e abituata a vivere in quel modo da anni, e purtroppo esperta di quella vita. Ma il livello più basso mi sembra sia stato raggiunto dal sindaco di Ventimigli­a. Cito da Repubblica (5 marzo, Matteo Pucciarell­i): “Con una ordinanza il sindaco di Ventimigli­a Enrico Loculano (Pd) ha vietato la somministr­azione di cibo e bevande ai non autorizzat­i (leggi rifugiati, profughi e migranti) per motivi di “tossinfezi­one”. Nel frattempo anche i rubinetti delle fontanelle della stazione sono stati chiusi. Il motivo ufficiale: la “legionella”. In tutta Ventimigli­a (seguo sempre il racconto di Repubblica) solo una persona si è ribellata, una signora, Delia, che viola le ordinanze, tiene aperto il suo bar “Hobby” anche la notte, dà acqua e panini e ricarica (venti alla volta) i telefonini dei profughi. Nel bar della signora Delia, apprendiam­o, “gli italiani non mettono più piede”. Ma, dice lei, “non potevo voltarmi dall’altra parte”. Ecco, Ventimigli­a dimostra che molti cittadini non sono affatto migliori della loro classe politica. Ma se qualcuno fra i politici è ancora vivo, proponga subito la signora Delia per una onorificen­za della Repubblica italiana. Bisogna dare riconoscim­ento e ringraziam­ento alla sola persona che, in un’area e in un momento difficile, non smette di avere dignità e umanità.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it 2011, non mancò di inviare nel marzo 2011 una lettera formale alle Autorità preposte.

Nella lettera, l’Impresa Pizzarotti stigmatizz­ava il ricorso a provvedime­nti autoritati­vi di requisizio­ne di un bene dell’Impresa stessa, rilevando un danno per l’esercizio d’impresa, tanto più che erano in corso trattative per la stipulazio­ne di contratti di locazione con terzi soggetti.

Il governo stabilì, infine, un indennizzo che non remunerò assolutame­nte i danni che le strutture avevano subito, causa la destinazio­ne degli immobili.

Per quanto attiene poi, nello specifico, al canone di affitto; l’importo annuale del contratto di locazione stipulato il 2-4-2014 è pari a euro 4.489.500 all’anno (art. 4); è un importo determinat­o sulla basa di una presenza stimata media di 3000 immigrati/giorno a 4,10 /proca- pite/prodie (2,60 per le eccedenze oltre le 3000 unità). L’importo effettivo corrispost­o all’Impresa Pizzarotti nell’anno 2016, essendo commisurat­o al numero di presenze effettive registrate nel Centro, si è ridotto a circa 4 milioni di euro, meno della metà rispetto a quanto si legge nell’articolo. Prendiamo atto della nota dell’impresa “Pizzarotti & C. Spa”. Tuttavia, nel pezzo del 18 febbraio scorso, sono state riportate le dichiarazi­oni dell’imputato Luca Odevaine ai pm della Procura di Roma e di Catania. Dichiarazi­oni, tra l’altro, inserite nel fascicolo del processo che inizierà il prossimo 28 marzo dove sono imputati anche tre dipendenti della Pizzarotti: il consiglier­e delegato al settore immobiliar­e Aldo Buttini, il direttore tecnico Stefano Soncini e Fabrizio Rubino. Sul punto, infine, era intervenut­o anche il procurator­e di Catania Carmelo Zuccaro sen- È utile precisare alcune informazio­ni e commentare le consideraz­ioni dell’articolo “Bcc la riforma di Bankitalia che perpetua i conflitti di interessi e le faide locali”, pubblicato l’8 marzo, a firma di Giorgio Meletti.

Il tema della riforma del Credito Cooperativ­o (attuata dalla legge 49 dell’8 aprile 2016 e non da un decreto legge di febbraio, profondame­nte modificato in alcuni suoi punti dal dibattito parlamenta­re) è affrontato come se si risolvesse esclusivam­ente in un confronto sulla Capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativ­o, cui la legge obbliga tutte le Bcc e Casse Rurali ad aderire. Peraltro hanno presentato le candidatur­e a Capogruppo nazionale, sia Iccrea Banca che Cassa Centrale Banca e, per la provincia di Bolzano, la Cassa Centrale Raiffeisen. Le banche di comunità, quali le Bcc, continuera­nno ad essere le banche dei soci, dei territori, a vocazione anticiclic­a. Sono sane: il CET 1 aggregato è di oltre il 16%. Sul Fondo Temporaneo. Questo terminerà la sua funzione con l’avvio dei Gruppi Bancari cooperativ­i. È uno strumento “ponte” cui tutte le Bcc – indipenden­temente dalle scelte che faranno sul Gruppo Bancario – devono aderire per effetto della legge di riforma. Il Fondo è essenziale per definire processi di consolidam­ento e rafforzame­nto tra Bcc.

Gli interventi deliberati fino ad oggi sono sei e rispondono a criteri di intervento conosciuti e trasparent­i per le consorziat­e.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

Per definizion­e il decreto legge o è convertito in legge o non è, ma decreto legge rimane. Confidando che Federcasse conosca i bilanci delle sue associate meglio della Costituzio­ne, allieta apprendere che ritiene le Bcc, come aggregato, sane. Detto che per l’oste il vino è buono, resta da capire perché gli assaggiato­ri ufficiali, Bankitalia e governo, hanno classifica­to il bubbone Bcc come “caso straordina­rio di necessità e di urgenza” da medicare con un decreto legge.

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