A Messina il giudice vieta i microfoni nel processo al deputato Genovese
L’ex dem passato a FI accusato di corruzione elettorale
stata dalla romana Radio Radio: “Sono stata colpita anche da persone dalle quali non mi aspettavo di essere colpita, come Marra. Ringrazio la gip che ha preso atto del fatto che l’amministrazione ha preso le distanze da lui. Se qualcuno mi vuole affibbiare doti di preveggenza che onestamente non ho, mi dispiace... ho fatto un errore di valutazione su Marra. Ora ho preso le distanze, nel frattempo è cresciuto un po’ di pelo sullo stomaco, la corazza ha messo qualche scaglia in più, è più forte e andiamo avanti”.
SI ERA FIDATAdi Marra, e molto, Virginia Raggi, già a partire dalla campagna elettorale, come emerge da sms e chat – soprattutto tra lo stesso Marra e Salvatore Romeo, poi capo segreteria della sindaca – citati nelle carte dell’inchiesta per corruzione a carico dell’ex alemanniano e dell’immobiliarista Sergio Scarpellini. Messaggi abituali, come questo datato 11 aprile 2016: “Dì a Madame (la futura sindaca, ndr) che forse ho trovato come superare l’assessorato alle risorse umane e non solo. Sto lavorando alla macrostruttura”. Risorse umane al centro dell’interesse, quindi, di chi sarà successivamente capo del Personale del Campidoglio. Poi, prima del ballottaggio, Marra prova a scongiurare i fu- Èraro
che un tribunale neghi a Radio Radicale la registrazione e la trasmissione audio delle udienze di un processo, la cui pubblicità è garantita dalla Costituzione, ma l’altroieri è capitato a Messina, dove mafia e politica sono alla sbarra, nel processo cosiddetto “Matassa’’, imputati tra gli altri, i deputati ex Pd, ora passati al centrodestra, Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, accusati di corruzione elettorale.
Il presidente della seconda sezione del tribunale non ha motivato il suo rifiuto per il quale l’Unci (Unione croni- sti) ha espresso “sorpresa”, invitando il magistrato a rivalutarlo per consentire “a ll ’ o p inione pubblica di accrescere la propria coscienza civile critica seguendo in presa diretta lo svolgimento del dibattimento nel pieno rispetto delle posizioni assunte da accusa e difesa’’. “Giova ricordare – ha scritto l’Unci – che l’autorizzazione alle riprese audiovisive dei dibattimenti, previsto dall’art 147 delle disposizioni di attuazione del Cpp, può essere data anche senza il consenso delle parti quando sussiste un interesse sociale particolarmente rilevante alla conoscenza del dibattimento. Come nel caso in questione, nel quale sono oggetto di valutazione giudiziaria episodi di collusione tra mafia e politica che hanno condizionato la vita di migliaia di cittadini il cui diritto ad essere compiutamente informati attraverso la trasmissione audio integrale del dibattimento riteniamo sia prevalente, rispetto al diritto alla riservatezza delle parti’’.