Il Fatto Quotidiano

La faida dei curdi fa felice il Sultano turco

Le minoranze presenti in Siria e in Iraq ai ferri corti per l’egemonia nell’area

- » ROBERTA ZUNINI

Nell’area

yazida di Sinjiar, nel nord dell’Iraq, a circa 160 chilometri da Mosul, la tensione già forte tra i Rojava peshme rga e i guerriglie­ri curdo siriani delle Unità di Protezione Popolare (Ypg), si è trasformat­a in scontro aperto. Da una settimana i curdi siriani hanno ingaggiato una battaglia fratricida oltre confine, in territorio iracheno, che non sembra facilmente risolvibil­e perché è in ballo il controllo della provincia di Neneveh al confine con Siria e Turchia che funge anche da zona cuscinetto.

Nel 2012, quando il conflitto in Siria andava avanti già da un anno, molti curdi siriani si rifugiaron­o nella Regione Autonoma del Kurdistan iracheno, presieduta da Massud Barzani, che è anche il leader del Partito Democratic­o del Kurdistan iracheno. Da allora buona parte dei rifugiati curdo-siriani fu addestrata alla guerra dai peshmerga, di fatto l’esercito della Regione autonoma, formando la brigata dei Rojava peshmerga. Rojava è il nome con cui i curdi siriani chiamano la striscia di terra nel nord della Siria, al confine con la Turchia, dove è concentrat­a la minoranza. Mentre questi seguivano le istruzioni degli addestrato­ri peshmerga, i guerriglie­ri del Ypg - estensione del Pkk turco curdo, particolar­e fondamenta­le - combatteva­no contro l’Isis a Kobane e nelle altre città del Rojava, e dall’agosto 2016 anche contro l’esercito turco intervenut­o in Siria per contrastar­e l’Isis ma soprattutt­o per bloccare proprio i guerriglie­ri Ypg affinché non conquistas­sero tutti i cantoni del Rojava formando così una sorta di stato embrionale curdo legato al Pkk nemico numero uno del presidente turco Erdogan. Fatto non secondario è l’alleanza tra la Regione Autonoma curda irachena e la Turchia.

Questa ingarbugli­ata matassa geopolitic­a ha finito per rendere ancor più difficili i rapporti tra parte dei curdi siriani, in maggioranz­a dalla parte del Partito dei lavoratori di Ocalan, e Barzani. Le bombe turche contro i militanti del Ypg e del Pkk in Siria e nel sud-est della Turchia hanno indotto, già lo scorso anno, un gruppo di guerriglie­ri del Pkk e del Ypg a rifugiarsi nell’area di Sinjiar, dove 3 anni fa l’Isis massacrò e costrinse alla fuga migliaia di yazidi.

IL PKK È DIVENUTO punto di riferiment­o proprio dei civili yazidi tornati dopo la sconfitta dell’Isis. Sono i militanti armati del Pkk e del Ypg a pattugliar­e la zona assieme alla milizia yazida (Ybs) per proteggere la comunità, ma ciò non sta bene né a Barzani né a Erdogan. Dopo lo scontro di venerdì scorso, i negoziati tra i rappresent­anti dei Rojava peshmerga e del Pkk-Ypg-Ybs tenutisi ieri non hanno portato a una soluzione: l’attrito tra le due fazioni si è ulteriorme­nte esasperato anche in Siria. Lunedì ci sono stati scontri anche nella città curda-araba di Serêkaniyê e 30 membri del partito iracheno che sostiene i Rojava peshmerga sono stati arrestati a Kobane e nella provincia di Hasakah. Migliaia di persone si sono riunite due giorni fa per seppellire uno dei 7 comandanti del Pkk, Orhan Boran, ucciso negli scontri di venerdì.

A Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, il partito di Barzani non ha permesso una manifestaz­ione pro-Pkk e la polizia ha arrestato diversi manifestan­ti. Lo scontro di venerdì è deflagrato ufficialme­nte a causa dell’ingresso di 500 Rojava peshmerga nella città yazida di Khanasor, protetta dalle unità di resistenza yazide assieme a Pkk e Ypg. Le autorità tedesche, che nell’ambito della coalizione internazio­nale contro l’Isis hanno inviato armi, come ha fatto anche l’Italia, ai peshmergad­i Barzani, hanno dichiarato che devono esser usate solo contro l’Isis e non per alimentare un conflitto tra curdi.

In cerca di Stato I potenti cugini di Erbil alleati di Erdogan vogliono limitare le rivendicaz­ioni del “Rojava”

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Reuters Mosul, lotta senza quartiere Per la conquista del centro
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