Il Fatto Quotidiano

Assange e la santa alleanza hi-tech contro la Cia

Il fondatore di WikiLeaks promette di fornire informazio­ni anti-spionaggio ad Apple & C. Trump: “I nostri strumenti sono obsoleti”

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WikiLeaks

inasprisce ancor più la sfida contro la Cia: lavorerà con le aziende hi-tech per aiutarle a difendersi dagli attacchi hacker dell’agenzia. Quelle intrusioni che trasformer­ebbero smartphone e televisori di ultima generazion­e in micidiali strumenti di spionaggio.

Julian Assange, nel corso di una videoconfe­renza, ha affermato che verranno rivelate ad Apple, Google, Microsoft, Samsung i segreti in nostro possesso, quelli sulle cyberarmi utilizzate contro di loro dagli 007. “Abbiamo molte più informazio­ni di quelle già trapelate - ha spiegato - e daremo a queste aziende l’accesso a tutti i dettagli tecnici di cui siamo a conoscenza”.

Per l’agenzia di Langley l’imbarazzo è grande. Il “guru” australian­o, da anni ri- fugiato nella sede dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, non risparmia i colpi bassi: “La Cia ha perso il controllo di gran parte del suo cyberarsen­ale e siamo di fronte a un esempio di incompeten­za devastante, uno dei peggiori della storia”. La replica del portavoce dell’agenzia di intelligen­ce non sembra poter placare la bufera: “Assange non è proprio un modello di verità e integrità. Nonostante i suoi sforzi la Cia continua il suo lavoro di raccolta di informazio­ni a l l’estero per proteggere gli americani dal terrorismo, dalle nazioni ostili e da altri avversari”.

L’asse tra WikiLeaks e la Silicon Valley preoccupa però non poco il governo americano. Il timore principale è che possano essere stati trafugati codici segreti col ri- schio che micidiali malware, virus e “cavalli di troia” usati dagli hacker della Cia finiscano in mani sbagliate. Nelle mani di Paesi stranieri come Russia, Cina, Iran, Nord Corea, oppure di organizzaz­ioni criminali.

Atto d’accusa “La Cia ha perso il controllo di gran parte del suo cyber-arsenale”

LO STESSO DONALD TRUMP, attraverso il suo portavoce Sean Spicer, ha fatto sapere di essere “estremamen­te turbato” dal furto degli oltre 8 mila documenti della Cia pubblicati da Wikileaks: una fuga di informazio­ni che rischia di mettere in pericolo la sicurezza nazionale, sottolinea la Casa Bianca. E dal presidente americano arriva un monito: “I sistemi della Cia sono datati e vanno aggiornati”.

Intanto la caccia alla “talpa” è soltanto all’inizio. Secondo quanto trapela da fonti investigat­ive, la fuga di informazio­ni che ha scatenato il Ciagate non sarebbe stata causata da hacker di una potenza straniera ma molto probabilme­nte da un dipendente o un contractor infedele. L’Fbi è dunque pronto a interrogar­e chiunque abbia avuto accesso ai documenti rubati. Si tratta di centinaia di persone, probabilme­nte oltre mille. Nessuna pista viene al momento esclusa. Ma il principale sospetto è che ad agire sia stato un contrattis­ta che ha operato da un server esterno alla Cia.

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In esilio Julian Assange nell’ambasciata ecuadoregn­a di Londra

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