Dalla Prima
Enon
da oggi, ma da quando “l’attuale premier non era neppure nato”. Ergova risarcito per i “danni patrimoniali e non” subiti per le cose (vere) scritte dal Fatto, con una somma “non inferiore a 250 mila euro” (non si sa se al mese o all’anno o una tantum), considerando anche “il patema d’animo sofferto in relazione al contesto sociale” eccetera. In fondo è un peccato che abbia scelto il processo civile: nel penale, avrebbe potuto spiegarci come mai la sua straordinaria capacità professionale e la sua vulcanica energia intellettiva abbiano dato l’impressione all’ad di Consip Luigi Marroni di un “ricatto” suo e del suo Sancho Panza, Carlo Russo, per truccare l’appalto più grande d’Europa a favore degli amici Romeo e Verdini. E perché quella straordinaria capacità professionale e quella vulcanica energia intellettiva fossero così neglette anche in Puglia, al punto da costringere lui e Russo a chiedere un incontro al governatore Emiliano per spingere un altro affare che la loro straordinaria capacità professionale e la loro vulcanica energia intellettiva non riuscivano a concludere senza l’aiutino del presidente della Regione (che purtroppo, malgrado l’intervento di Luca Lotti, non arrivò).
Ma, visto che parliamo di denunce e tribunali, attendiamo a pie’ fermo che babbo Tiziano intenti una bella causa a Russo per aver abusato del suo cognome con Romeo e Marroni a sua insaputa, mentre lui Romeo non lo conosceva e Marroni lo incontrava solo per piazzare una statua della Madonna di Medjugorje all’ospedale pediatrico di Firenze (con gran risparmio per lo scultore, visto che secondo la Santa Sede a Medjugorje non è mai apparsa alcuna Madonna: praticamente una statua invisibile). Dopodiché, se mai Romeo confermasse che il “T.” dei 30 mila euro al mese era proprio lui, denuncerà pure lui. E intanto querelerà Marroni per aver detto che lo ricattava. Poi querelerà Daniele Lorenzini, sindaco Pd di Rignano e suo medico curante, che ha raccontato ai pm come babbo Renzi a ottobre fosse terrorizzato da un’inchiesta a Napoli “su una persona che avrò visto una volta” (Romeo, quello che non ha mai visto); gli confidasse di essere “controllato”; e avesse saputo tutto dall’amico comandante dei carabinieri toscani, generale Saltalamacchia, durante una grigliata o “bisteccata” a casa sua (Lorenzini sentì l’ufficiale dire a Tiziano: “Stai lontano da quella persona di Napoli”, cioè Romeo, quello che babbo Renzi non ha mai visto). Poi, volendo, spiegherà perché mai Saltalamacchia dovrebbe avvertire proprio lui dell’indagine su Romeo se lui non sapeva chi fosse; perché si allarmò al punto da parlare con gli amici solo nel bosco e senza cellulare; e perché, quando Lorenzini andò a trovarlo in ufficio, gli fece lasciare l’iPhone sulla scrivania e gli parlò solo nel piazzale; e perché fece dire a Carlo Russo da Billy Bargilli, ex autista del camper di Matteo, di non chiamarlo e non inviargli più sms. Altrimenti – Medjugorje non voglia – dovremmo concludere che, nella riedizione 2.0 della fiaba di Collodi, babbo Geppetto porta il pizzetto alla J-Ax. E mente più di Pinocchio.