Il Fatto Quotidiano

Nannicini, “Repubblica” e il riformismo come la chitarra

- » MARCO PALOMBI

Il riformismo, che passione! Nel dibattito pubblico, poi, i riformisti non bastano mai: il vuoto, se non con idee, va riempito almeno con le facce. Ieri, ad esempio, sulla Stampa, ci ha deliziato il riformista che sussurra al riformator­e con sconfitta referendar­ia incorporat­a: Tommaso Nannicini, già sottosegre­tario di Matteo Renzi, impegnato a riempire di contenuti la kermesse del Lingotto, al via oggi (cose tipo i vecchi paghino più tasse dei giovini). Ci dice il professore prestato alla politica: “Abbiamo avuto una sorta di bulimia riformista. Abbiamo voluto affrontare tutte in una volta molte questioni che chiedevano risposte da tempo. Purtroppo il consenso oggi è una risorsa scarsa e va maneggiato con cura”. Purtroppo hanno avuto la malattia del consenso, sennò riformavan­o fino a Kansas City: la gente, si sa, è cattiva. E ora? E qui il colpo di genio: “Ha presente Gramsci? Ecco, va fatta una battaglia per l’egemonia culturale”. Al momento va così così: persino Repubblica, il riformismo fatto giornale, si fa tentare dalla carta “po- pulista”. In una settimana ha fatto una prima pagina sui rimborsi all’Europarlam­ento e una sui voli di Stato, per non parlare di Ezio Mauro che parla dell’opacità del potere renziano o di Stefano Folli che picchia come un fabbro sull’ex premier. Niente paura, piccole perturbazi­oni nel campo della forza (riformista). Recuperare non gli sarà difficile: il vuoto ha una sua pervasivit­à. Se è lecito parafrasar­e Gaber, il riformismo è come la chitarra: ognuno suona come gli pare e tutti suonano come vuole il riformismo.

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