Il Fatto Quotidiano

Nel bunker del Pd anti-giudici come chez Silvio ai bei tempi

Novità Oggi arriva Tommaso Nugnes, figlio di un politico Pd che si uccise nel 2008. La campagna congressua­le renziana nell’èra dell’inchiesta Consip sarà “garantista”

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Il Lingotto è un bunker. Un fortino ultragaran­tista. Ma non è una convention di Forza Italia. È l’incipit della campagna congressua­le di Matteo Renzi, il Grande Sconfitto del 4 dicembre. La torsione anti-pm del Pd renziano origina, ovviamente, dallo scandalo Consip, che coinvolge babbo Tiziano e altri petali preziosi del Giglio Magico. Così in nome di questo sentimento ormai dilagante oggi a Torino ci sarà Tommaso Nugnes, figlio di Giorgio che si ammazzò a Napoli. Era un assessore comunale del Pd.

Il Lingotto apre alle 17, un’ora prima dell’inizio. Uno dei più puntuali è Claudio Velardi, l’ex lothar dalemiano oggi lobbista e renziano convinto. Ai tempi della prima inchiesta su Alfredo Romeo, Velardi curava la comunicazi­one dell’imprendito­re re dei servizi negli appalti pubblici. Da riformista d’antan, Velardi predicava già dieci anni fa un garantismo in auge solo tra i berlusconi­ani. E oggi? Allarga le braccia e sorride. “Renzi è sempre stato così”. Specifica: “E meno male che è sempre stato così”. Ma il senso di questa scena ribaltata si compie con il sannita Umberto Del Basso De Caro, sottosegre­tario alle Infrastrut­ture del governo Gentiloni. Venticinqu­e anni fa fece una storica difesa in Parlamento dell’allora suo leader di partito: Bettino Craxi. È in prima fila, Del Basso De Caro, al Lingotto. “Sono sempre uguale, cioè garantista”. E Consip? “Non mi pare che Renzi abbia detto ai magistrati di non lavorare, tiene distinti i due piani, politico e giudiziari­o”.

L’INVITO a Nugnes scuote persino il plotoncino dei cronisti che seguono l’ex premier. Fin troppo evidente, anche se tecnicamen­te sbagliato, il riferiment­o alla precedente inchiesta napoletana su Romeo. “Qualcuno ha visto Nugnes?”. “Non c’è”. “No c’è, mi hanno detto che c’è”. “Viene domani”. Matteo Renzi sale sul palco ma non lo cita. Di più: non fa alcun riferiment­o ai travagli giudiziari di parenti e amici. In ogni caso è lo stesso Nugnes che commenta sul suo profilo di Facebook l’invito renziano: “Partecipo con piacere, da convinto militante e giovane amministra­tore del Pd, all’ini- ziativa del Lingotto, anche nel ricordo dell’impegno politico svolto da mio padre, con grande passione e generosità. Ringrazio Matteo Renzi per la sensibilit­à verso una storia dolorosa che portiamo ancora dentro di noi. La nostra è una storia di un impegno nei municipi, nella comunità locale, luoghi in cui si incontrano persone con le loro storie e con le loro difficoltà. Nessun salotto buono: solo fatica, sudore e tanta umanità!”.

È la parte finale quella che però va a segno, in questo nuovo clima: “Purtroppo, le condanne spesso arrivano dalle prime pagine dei giornali, senza alcuna garanzia per gli in- dagati. Il mondo dei mass media deve interrogar­si sulla responsabi­lità da mantenere a tutela della dignità delle persone e del rispetto scrupoloso della verità”.

QUANDO Renzi finisce di parlare l’enorme bunker del Lingotto un po’ si svuota. Pipì. Sigarette. Bar. David Ermini in- dossa l’impermeabi­le ed esce. È il responsabi­le giustizia del Pd. Ieri sera ha tenuto la relazione introdutti­va al tavolo sui diritti e la legalità. “Guardi che Renzi su questa vicenda Consip è di una serenità che non immaginate neanche, credetemi. Il figlio di Nugnes viene perché fa parte della nostra comunità politica. Non c’è nulla di strano”. Ermini va via ed ecco un forte brusìo in lingua napoletana. È la corte di Vincenzo De Luca che sbarca al Lingotto. In ritardo. C’è anche il figlio Piero, che i bookmakers danno per capolista blindato alle prossime politiche. I pensieri di Piero vanno altrove: “Peccato stasera sarei voluto andare a vedere Juve-Milan, mi parlano tutti di questo stadio fantastico”. Chissà magari potrebbe essere un’idea futura per Salerno, sede del Principato dei De Luca, padre e due figli, Piero e Roberto.

Ad ascoltare Renzi c’è anche Stefano Graziano, casertano. È appena uscito da un’inchiesta pesante su politica e clan. “Nel mio caso la giustizia ha funzionato ma anche la gogna mediatica”. Forse oggi Graziano parlerà. Di sicuro l’ha fatto ieri sera al tavolo presieduto da Ermini. Il suo pallino, dopo la vicenda vissuta, “un vero calvario”, si richiama alla tradizione anglosasso­ne: non divulgare l’avviso di garanzia ai media. Spedirlo, cioè, solo agli indagati, senza alcuna forma di pubblicità. Qualora, poi, ci dovesse essere il rinvio a giudizio, la notizia può essere data ai giornali.

Si consuma così la prima giornata del Lingotto ’17, di venerdì. Ma la sfiga non c’entra niente.

Il deputato Graziano ”Nel mio caso la giustizia ha funzionato ma anche la gogna mediatica”

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Ansa Il fortino garantista È iniziata ieri la convention dem di tre giorni che si svolge al Lingotto di Torino
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Ansa Ripartenze Il Lingotto è la prima tappa della campagna congressua­le di Renzi
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