Inchiesta Consip, Romeo resta in carcere
La decisione Il primo no alla scarcerazione arriva dal giudice Sturzo: non lo hanno convinto le memorie dell’imprenditore
Il
primo “no” alla scarcerazione di Alfredo Romeo arriva dal gip Gaspare Sturzo, lo stesso che ha firmato l’ordinanza che lo scorso 1 marzo ha portato l’im pren dito re napoletano in carcere con l’accusa di corruzione. In un decreto di 37 pagine, il giudice ha respinto le richieste degli avvocati di Romeo, partendo dalle memorie depositate dai legali.
QUI SI PARLA anche di un esposto del 2016 presentato da Romeo sia alla Consip che all’Autorità Anticorruzione in cui si fa riferimento a raggruppamenti di imprese concorrenti di Romeo che vincevano le gare nella principale stazione appaltante. Per una gara in particolare – secondo i l gi p – l e “lamentele” dell’imprenditore sono l’effetto dei colloqui tra lui e Marco Gasparri, dirigente Consip, indagato anche lui in questa indagine per corruzione: avrebbe ricevuto in poco più di tre anni circa 100 mila euro da Romeo fornendo in cambio informazioni riservate sulle gare.
Il giudice, quindi, non sembra sposare la visione di un imprenditore “emarginato”, “fregato” dai “grossi raggruppamenti illeciti (...) che sono i veri ‘padroni’ del mercato”, per dirla con le parole dei suoi legali. Se per il gip Sturzo, quindi, Romeo deve restare in cella, adesso la parola passa ai giudici del Riesame: il 16 marzo si discuterà anche in questa sede della scarcerazione dell’imprenditore. Che intanto nell’interrogatorio di garanzia che si è tenuto lunedì scorso si è avvalso della facoltà di non rispondere.
AL CENTRO dell’inchiesta romana, di cui sono titolari il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi, c’è una gara di ‘facility management’(Fm4), ovvero servizi per la Pubblica amministrazione del valore di 2,7 miliardi, bandita nel 2014 e sud- divisa in 18 lotti. I lotti non sono stati assegnati definitivamente, ma nella graduatoria provvisoria la Romeo Gestioni Spa si è aggiudicata i lotti 3 (che riguardano Lombardia e Emilia Romagna), 13 (Campania e Basilicata per la sola provincia di Potenza) e 18 (lotto accessorio) per un totale di 609 milioni di euro.
L’indagine Consip è stata trasferita a Roma per competenza. In precedenza infatti era in mano ai pm napoletani, dove l’imprenditore ha altri guai. Nel capoluogo campano è indagato, con altri, per associazione a delinquere e corruzione. E sono i pm John Henry Woodcock e Celestina Carrano a parlare – nel decreto di perquisizione del 28 febbraio 2017 – di una “vasta e fitta rete di rapporti e di relazioni corruttive che hanno il loro ‘perno’nella figura di Romeo e del suo sodale ed alter ego Italo Bocchino”, l’ex parlamentare An anche lui sotto inchiesta.
MA TORNIAMO a Roma. Ne ll’inchiesta Consip sono indagati per rivelazione di segreto d’ufficio il ministro dello Sport, Luca Lotti, i generali dei carabinieri, Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia. Viene invece contestato il reato di traffico di influenze illecite al padre dell’ex premier, Tiziano Renzi, e al suo amico imprenditore di Scandicci, Carlo Russo.