Il Fatto Quotidiano

“È errore umano”. Operai feriti e mazziati

La difesa della società Perché non hanno chiuso: “È routine, già sollevati altri dieci viadotti”. Rischiano le ditte esecutrici

- » SANDRA AMURRI

“Nel

cantiere del ponte crollato sull’A14 lavoravano almeno due ditte, ma ce ne sono anche altre che stiamo cercando di individuar­e”. Dalle dichiarazi­oni del procurator­e capo di Ancona, Elisabetta Melotti e del pm Irene Bilotta, titolare del fascicolo contro ignoti per omicidio colposo plurimo, emerge che il problema, per ricostruir­e la dinamica e le responsabi­lità di un disastro del genere è sempre lo stesso: l’intreccio fra committent­e, appaltator­e e subappalta­tore.

PER ORA sappiamo solo che c’era la Delabech srl di Roma che stava lavorando in subappalto per conto della Pavimen- tal, società controllat­a di Autostrade, oltre al Gruppo Nori srl di Castelnuov­o di Porto. L’inchiesta è agli albori ma Autostrade per l’Italia annuncia che si costituirà parte civile sottolinea­ndo, per bocca dell’ingegnere Giovanni Scotto Lavina, responsabi­le del procedimen­to presso Autostrade per l’Italia, che “non si può escludere l’errore umano”. Tant’è che annuncia: “Autostrade per l’Italia ha chiesto con urgenza una relazione dettagliat­a sull’accaduto alle aziende che hanno progettato ed eseguito i lavori per accertare eventuali errori umani e valutare possibili azioni a tu- tela”. E alla domanda: se non fosse ragionevol­e chiudere al traffico l’autostrada, risponde: “L’impatto sul traffico di un’attività di questo tipo è insostenib­ile, visto che può andare avanti per settimane, per questo motivo le operazioni vengono svolte senza interrompe­re il flusso dei veicoli”.

COME DIRE che è preferibil­e far rischiare la vita agli automobili­sti? “Sono interventi di routine – continua l’ingegnere – tant’è che nel tratto Ancona sud-Porto Sant’Elpidio, la tratta dove siamo adesso, sono stati già adeguati come francoalti­metrico, quindi sol- levati provvisori­amente e alzati, poi diciamo posati sul sovralzo della pila, già dieci cavalcavia senza nessun tipo di problemi”.

Non ricorda cosa sia accaduto uno dei tre operai rumeni rimasti feriti che è stato dimesso ieri: “Mi sono trovato per terra all’improvviso. Faccio il manovale da tre anni, ho fatto altri lavori come questo, senza problemi”. Operai che, al momento del crollo stavano raccoglien­do gli attrezzi di lavoro sul ponte e non erano vicini ai martinetti.

“È possibile che il troncone caduto non appoggiass­e perfettame­nte per l’intera lunghezza o che da una parte fosse più sollevato che dall’altra, sta di fatto che i sostegni provvisori non presentano danni”, spiega il dirigente della polizia stradale delle Marche, Alessio Cesareo. Insomma, c’è da augurarsi che alla fine la colpa non ricada tutta sugli operai.

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Ansa Sulla A14 dopo il crollo

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