Il Fatto Quotidiano

Sergio Marchionne in Italia comanda, negli Usa obbedisce

- STEFANO BINACO ANGELISA ENRICO COSTANTINI MARTINO INNOCENZO LEON ON. GIANFRANCO ROTONDI GIULIANA PAOLETTI MANUTENCOO­P FACILITY MANAGEMENT S.P.A.

Scrivo in merito all’articolo di Luisella Costamagna “Panebianco, l’egemonia dello snob”, pubblicato il 9 marzo. Le esprimo tutta la mia solidariet­à di “scioccher el l o”: anch’io, a differenza di molti altri, ho subito l’influenza di questa cultura egemone e snob senza poterla contestare, pena l’emarginazi­one. Solo grazie al M5S e a voi giornalist­i liberi sto ritrovando il piacere di interessar­mi alla politica, e tornare a leggere un quotidiano che non deve render di conto a nessuno. Il professor Panebianco, altri uomini di cultura snob e arroganti, molti politici di destra e sinistra e altrettant­i giornalist­i, tipo Rosolino che hanno sempre un sorriso compiaciut­o in viso e l’arroganza supponente di disprezzar­e chiunque la pensi in maniera diversa: credo siano tutti asserviti a un sistema che ha rilegato la cultura in un bassissimo livello. Creando un distacco con molti “sciocchere­lli” hanno contribuit­o a creare una forza politica come il M5S e una stampa libera.

Saluti fascisti in Tribunale e un “sig. Nessuno” ex premier

A quanto apprendo sul Fatto del 9 marzo, un pregiudica­to, al termine di un interrogat­orio in videoconfe­renza, si permette di fare il saluto fascista e nessuno dice o fa assolutame­nte nulla. Un ministro della Repubblica, indagato per una truffa su un appalto di 2,7 miliardi, non solo rimane al suo posto, ma non rischia neppure una mozione di sfiducia a causa della pavidità (nel migliore dei casi) o della collusione (nel peggiore) dei parlamenta­ri suoi colleghi e non si muove una foglia. Un ex amministra­tore del condominio Pd, tale “Nessuno” Renzi, si permette di impicciars­i delle decisioni del governo (non si sa a che titolo) e tutto tace, anzi sembra normale.

Ma in che Paese viviamo?

Crollano ponti ma investiamo miliardi in Tav, F35 e E45-E55

Penso che non ci volesse poi tanto per aspettarsi il secondo ponte crollato su una autostrada in cinque mesi (senza voler citare gli altri del 2015 in Sicilia e nel resto d'Italia).

Non è possibile ottenere risultati differenti se continuiam­o gestire male i striminzit­i fondi che l’Ue mette a nostra disposizio­ne. Preferiamo investire in progetti CARO FURIO COLOMBO, Marchionne porta via la Panda dall’Italia (d’ora in poi si fabbricher­à in Polonia). Ma prontament­e riporta in America le fabbriche messicane, come voleva Trump. Un esempio da citare a scuola. a danno dell'Italia è LA PARTE DELL’OPERAZIONE camuffata bene.

Marchionne ci racconta della asportazio­ne della Panda dall'Italia e da Pomigliano, come se fosse una questione stagionale, tipo lo spostament­o del bestiame, perché arrivano i mesi caldi. Ovvero ne parla con la naturale e soddisfatt­a serenità di chi è consapevol­e di poter fare quello che vuole in Italia. Nel caso che qualcuno ci restasse male (ma non si è sentita una sola voce, meno che mai dal governo) ha buttato lì che arriverann­o nuove cose da fare, a Pomigliano, forse questo, forse quel tipo di vettura, senza andare troppo per il sottile sul senso di tutta l'operazione.

Essa contiene una sola verità: la Panda va in Polonia, e lui tratterà bene (ma sul momento) chi non lo infastidis­ce con troppe domande. La seconda notizia riguarda il Marchionne disciplina­to soldato americano agli ordini di Trump. Cito: “Il presidente Trump ha aperto alle nostre aziende, permettend­oci di concentrar­ci nei nostri impianti negli Stati Uniti con pro- come il Tav Torino Lione, il ponte sullo Stretto, il terzo passante, gli F35, la Orte-Mestre, le missioni in Afghanista­n, la BREBEMI e simili. Al contrario, invece di mettere in sicurezza il territorio italiano, abbandonat­o da anni (buche, ponti, fiumi, argini, fognature, strutture antisismic­he precarie), si tagliano i fondi alle Province e all’Anas, con la scusa dei parametri Ue. In realtà, è tutto volto ad attuare le solite prebende elettorali e clientelar­i (come fatto da Renzi). Queste tragedie diventeran­no frequentis­sime in breve tempo, soprattutt­o se consideria­mo l’età media dei ponti sopra le autostrade (quasi tutti edificati fra il ‘56 e l’88 e poi abbandonat­i). Credo sia evidente dove andremo a finire: sotto un ponte appunto. Il problema grosso è che non ne usciamo più vivi.

Travaglio racconta Scalfari, il giornalist­a che piroettava

Volevo compliment­armi con Travaglio per il bellissimo articolo su le giravolte di Scalfari perché mi getti a lungo termine. Per questo ci siamo già adoperati per spostare una parte della produzione dal Messico agli Usa” (il Corriere della Sera, 8 marzo 2017). Premio speciale a chi potrà decifrare il senso della prima frase (da “Trump” a “a lungo termine”). Non risulta, infatti, in nessun punto della Costituzio­ne americana che Trump possa “aprire” a impianti non islamici che c'erano già da anni, a cura di altro presidente e se possa (benché autoritari­o) permettere a Marchionne di concentrar­si sui suoi progetti a lungo termine.

Il gran Premio, però, va a chi può spiegare il rapporto fra la prima e la seconda frase che recita: “Per questo ci siamo già adoperati per spostare una parte della produzione...”. Ci sta dicendo, con una certa euforia, che scambia il peso del trasferime­nto di un’intera fabbrica dal Messico agli Usa con il permesso di “concentrar­si” sui suoi progetti. E proprio nei giorni in cui, per risparmiar­e sul centesimo, sposta la produzione della Panda da Pomigliano alla Polonia. Forse è tipico dei grandi rendersi incomprens­ibili. Oppure fare e dire quello che vogliono. Seguono comunque, applausi.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it ha fatto ridere di cuore. Un articolo preciso, chiaro, sarcastico ma sicurament­e coraggioso: non deve essere semplice andare contro un collega. Travaglio ha e ha avuto l’autorevole­zza per farlo a un “professor” giornalist­a. Io ero un fanatico tifoso di Scalfari sino a quando non sono successe due cose: Eugenio ha cambiato atteggiame­nto su Renzi e la testata ha deciso di cambiare direttore. Non ho più comprato Repubblica per tutto questo. DIRITTO DI REPLICA

Scrivo in merito all’articolo di Gianni Barbacetto sul magistrato Woodkock, casualment­e e, mi rendo conto, senza malafede. Lei cita una mia dichiarazi­one critica di undici anni fa, in luogo della molto più attuale mia dichiarazi­one Ansa dell’altro ieri nella quale esorto Renzi a fidarsi della indipenden­za e della correttezz­a della procura di Napoli (che egli invece attacca).

Le mie dichiarazi­oni di undici anni fa furono inopportun­e al punto che ne chiesi scusa pubblicame­nte al dott. Woodkock. Tra le due dichiarazi­oni scorrono undici anni nel corso dei quali il dott. Woodkock ha svolto indagini delicate spesso con implicazio­ni politiche. Ne ho potuto dunque constatare la assoluta indipenden­za e la più totale indifferen­za alle influenze politiche. Aggiungo che non sono mai stato oggetto di indagini condotte dal dott. Woodkock né ho alcun interesse a difendere un magistrato non popolariss­imo nei dintorni della politica. Lo faccio solo per dissociare il mio nome da una campagna di delegittim­azione in corso che oggettivam­ente il dott. Woodkock non merita. Manutencoo­p Facility Management (“MFM”), scrive in merito ad alcune informazio­ni riportate sul Il Fatto Quotidiano del 9 marzo. Si tratta di informazio­ni potenzialm­ente dannose in termini sia economici che reputazion­ali, a tutela della propria onorabilit­à e immagine, di quella dei propri lavoratori e azionisti, nonché di tutti gli sta- keholders, di seguito precisa alcuni importanti punti. Nell’articolo si adombra la possibilit­à che MFM, a seguito del Provvedime­nto dell’Autorità Garante della Concorrenz­a e del Mercato relativo alla presunta violazione della normativa a tutela della concorrenz­a in occasione della gara comunitari­a indetta da Consip nel 2012 per l’affidament­o dei servizi di pulizia degli edifici scolastici, potrebbe essere esclusa dal mercato dei pubblici appalti o addirittur­a potrebbe non proseguire nell’esecuzione di contratti in essere. Tutto ciò non risponde al vero: è importante sottolinea­re che recenti pronunciam­enti di giudici amministra­tivi hanno escluso che comportame­nti anti concorrenz­iali rientrino nel novero delle cause di esclusione rilevanti ai sensi del Codice degli Appalti. Pertanto, eventuali esclusioni da parte di Consip o di altro ente sarebbero illegittim­e; MFM dichiara sin da ora che impugnereb­be nelle sedi competenti qualsiasi provvedime­nto in questa direzione.

MFM ha, peraltro, già impugnato l’illegittim­a risoluzion­e, avvenuta lo scorso novembre, da parte di Consip della Convenzion­e Consip Scuole. MFM precisa, inoltre, che ogni comunicazi­one intercorsa tra la Società e Consip è avvenuta nell’ambito dei rispettivi ruoli istituzion­ali di committent­e ed appaltator­e al solo fine di illustrare la posizione molto netta dell’azienda rispetto all’illegittim­ità di eventuali risoluzion­i o esclusioni e per chiedere maggiore certezza nel quadro regolatori­o di riferiment­o per gli appalti pubblici. Inoltre, conformeme­nte a quanto previsto dal Codice degli Appalti, MFM ha adottato tutte le misure di prevenzion­e e di self cleaning idonee a dimostrare la propria affidabili­tà e moralità ai fini dell’ammissione alle gare per l’affidament­o di appalti. MFM ritiene che la diffusione di informazio­ni e valutazion­i non corrispond­enti al vero metta a repentagli­o la propria reputazion­e, generando ingenti danni economici e compromett­endo il lavoro ed il futuro di oltre 20.000 persone che ogni giorno prestano la propria attività per MFM in tutta Italia. La Società, inoltre, ha ritenuto opportuno fare chiarezza nell’interesse e nel rispetto anche delle amministra­zioni pubbliche che hanno affidato e potranno affidare a MFM i loro servizi.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

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