Sergio Marchionne in Italia comanda, negli Usa obbedisce
Scrivo in merito all’articolo di Luisella Costamagna “Panebianco, l’egemonia dello snob”, pubblicato il 9 marzo. Le esprimo tutta la mia solidarietà di “scioccher el l o”: anch’io, a differenza di molti altri, ho subito l’influenza di questa cultura egemone e snob senza poterla contestare, pena l’emarginazione. Solo grazie al M5S e a voi giornalisti liberi sto ritrovando il piacere di interessarmi alla politica, e tornare a leggere un quotidiano che non deve render di conto a nessuno. Il professor Panebianco, altri uomini di cultura snob e arroganti, molti politici di destra e sinistra e altrettanti giornalisti, tipo Rosolino che hanno sempre un sorriso compiaciuto in viso e l’arroganza supponente di disprezzare chiunque la pensi in maniera diversa: credo siano tutti asserviti a un sistema che ha rilegato la cultura in un bassissimo livello. Creando un distacco con molti “scioccherelli” hanno contribuito a creare una forza politica come il M5S e una stampa libera.
Saluti fascisti in Tribunale e un “sig. Nessuno” ex premier
A quanto apprendo sul Fatto del 9 marzo, un pregiudicato, al termine di un interrogatorio in videoconferenza, si permette di fare il saluto fascista e nessuno dice o fa assolutamente nulla. Un ministro della Repubblica, indagato per una truffa su un appalto di 2,7 miliardi, non solo rimane al suo posto, ma non rischia neppure una mozione di sfiducia a causa della pavidità (nel migliore dei casi) o della collusione (nel peggiore) dei parlamentari suoi colleghi e non si muove una foglia. Un ex amministratore del condominio Pd, tale “Nessuno” Renzi, si permette di impicciarsi delle decisioni del governo (non si sa a che titolo) e tutto tace, anzi sembra normale.
Ma in che Paese viviamo?
Crollano ponti ma investiamo miliardi in Tav, F35 e E45-E55
Penso che non ci volesse poi tanto per aspettarsi il secondo ponte crollato su una autostrada in cinque mesi (senza voler citare gli altri del 2015 in Sicilia e nel resto d'Italia).
Non è possibile ottenere risultati differenti se continuiamo gestire male i striminziti fondi che l’Ue mette a nostra disposizione. Preferiamo investire in progetti CARO FURIO COLOMBO, Marchionne porta via la Panda dall’Italia (d’ora in poi si fabbricherà in Polonia). Ma prontamente riporta in America le fabbriche messicane, come voleva Trump. Un esempio da citare a scuola. a danno dell'Italia è LA PARTE DELL’OPERAZIONE camuffata bene.
Marchionne ci racconta della asportazione della Panda dall'Italia e da Pomigliano, come se fosse una questione stagionale, tipo lo spostamento del bestiame, perché arrivano i mesi caldi. Ovvero ne parla con la naturale e soddisfatta serenità di chi è consapevole di poter fare quello che vuole in Italia. Nel caso che qualcuno ci restasse male (ma non si è sentita una sola voce, meno che mai dal governo) ha buttato lì che arriveranno nuove cose da fare, a Pomigliano, forse questo, forse quel tipo di vettura, senza andare troppo per il sottile sul senso di tutta l'operazione.
Essa contiene una sola verità: la Panda va in Polonia, e lui tratterà bene (ma sul momento) chi non lo infastidisce con troppe domande. La seconda notizia riguarda il Marchionne disciplinato soldato americano agli ordini di Trump. Cito: “Il presidente Trump ha aperto alle nostre aziende, permettendoci di concentrarci nei nostri impianti negli Stati Uniti con pro- come il Tav Torino Lione, il ponte sullo Stretto, il terzo passante, gli F35, la Orte-Mestre, le missioni in Afghanistan, la BREBEMI e simili. Al contrario, invece di mettere in sicurezza il territorio italiano, abbandonato da anni (buche, ponti, fiumi, argini, fognature, strutture antisismiche precarie), si tagliano i fondi alle Province e all’Anas, con la scusa dei parametri Ue. In realtà, è tutto volto ad attuare le solite prebende elettorali e clientelari (come fatto da Renzi). Queste tragedie diventeranno frequentissime in breve tempo, soprattutto se consideriamo l’età media dei ponti sopra le autostrade (quasi tutti edificati fra il ‘56 e l’88 e poi abbandonati). Credo sia evidente dove andremo a finire: sotto un ponte appunto. Il problema grosso è che non ne usciamo più vivi.
Travaglio racconta Scalfari, il giornalista che piroettava
Volevo complimentarmi con Travaglio per il bellissimo articolo su le giravolte di Scalfari perché mi getti a lungo termine. Per questo ci siamo già adoperati per spostare una parte della produzione dal Messico agli Usa” (il Corriere della Sera, 8 marzo 2017). Premio speciale a chi potrà decifrare il senso della prima frase (da “Trump” a “a lungo termine”). Non risulta, infatti, in nessun punto della Costituzione americana che Trump possa “aprire” a impianti non islamici che c'erano già da anni, a cura di altro presidente e se possa (benché autoritario) permettere a Marchionne di concentrarsi sui suoi progetti a lungo termine.
Il gran Premio, però, va a chi può spiegare il rapporto fra la prima e la seconda frase che recita: “Per questo ci siamo già adoperati per spostare una parte della produzione...”. Ci sta dicendo, con una certa euforia, che scambia il peso del trasferimento di un’intera fabbrica dal Messico agli Usa con il permesso di “concentrarsi” sui suoi progetti. E proprio nei giorni in cui, per risparmiare sul centesimo, sposta la produzione della Panda da Pomigliano alla Polonia. Forse è tipico dei grandi rendersi incomprensibili. Oppure fare e dire quello che vogliono. Seguono comunque, applausi.
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it ha fatto ridere di cuore. Un articolo preciso, chiaro, sarcastico ma sicuramente coraggioso: non deve essere semplice andare contro un collega. Travaglio ha e ha avuto l’autorevolezza per farlo a un “professor” giornalista. Io ero un fanatico tifoso di Scalfari sino a quando non sono successe due cose: Eugenio ha cambiato atteggiamento su Renzi e la testata ha deciso di cambiare direttore. Non ho più comprato Repubblica per tutto questo. DIRITTO DI REPLICA
Scrivo in merito all’articolo di Gianni Barbacetto sul magistrato Woodkock, casualmente e, mi rendo conto, senza malafede. Lei cita una mia dichiarazione critica di undici anni fa, in luogo della molto più attuale mia dichiarazione Ansa dell’altro ieri nella quale esorto Renzi a fidarsi della indipendenza e della correttezza della procura di Napoli (che egli invece attacca).
Le mie dichiarazioni di undici anni fa furono inopportune al punto che ne chiesi scusa pubblicamente al dott. Woodkock. Tra le due dichiarazioni scorrono undici anni nel corso dei quali il dott. Woodkock ha svolto indagini delicate spesso con implicazioni politiche. Ne ho potuto dunque constatare la assoluta indipendenza e la più totale indifferenza alle influenze politiche. Aggiungo che non sono mai stato oggetto di indagini condotte dal dott. Woodkock né ho alcun interesse a difendere un magistrato non popolarissimo nei dintorni della politica. Lo faccio solo per dissociare il mio nome da una campagna di delegittimazione in corso che oggettivamente il dott. Woodkock non merita. Manutencoop Facility Management (“MFM”), scrive in merito ad alcune informazioni riportate sul Il Fatto Quotidiano del 9 marzo. Si tratta di informazioni potenzialmente dannose in termini sia economici che reputazionali, a tutela della propria onorabilità e immagine, di quella dei propri lavoratori e azionisti, nonché di tutti gli sta- keholders, di seguito precisa alcuni importanti punti. Nell’articolo si adombra la possibilità che MFM, a seguito del Provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato relativo alla presunta violazione della normativa a tutela della concorrenza in occasione della gara comunitaria indetta da Consip nel 2012 per l’affidamento dei servizi di pulizia degli edifici scolastici, potrebbe essere esclusa dal mercato dei pubblici appalti o addirittura potrebbe non proseguire nell’esecuzione di contratti in essere. Tutto ciò non risponde al vero: è importante sottolineare che recenti pronunciamenti di giudici amministrativi hanno escluso che comportamenti anti concorrenziali rientrino nel novero delle cause di esclusione rilevanti ai sensi del Codice degli Appalti. Pertanto, eventuali esclusioni da parte di Consip o di altro ente sarebbero illegittime; MFM dichiara sin da ora che impugnerebbe nelle sedi competenti qualsiasi provvedimento in questa direzione.
MFM ha, peraltro, già impugnato l’illegittima risoluzione, avvenuta lo scorso novembre, da parte di Consip della Convenzione Consip Scuole. MFM precisa, inoltre, che ogni comunicazione intercorsa tra la Società e Consip è avvenuta nell’ambito dei rispettivi ruoli istituzionali di committente ed appaltatore al solo fine di illustrare la posizione molto netta dell’azienda rispetto all’illegittimità di eventuali risoluzioni o esclusioni e per chiedere maggiore certezza nel quadro regolatorio di riferimento per gli appalti pubblici. Inoltre, conformemente a quanto previsto dal Codice degli Appalti, MFM ha adottato tutte le misure di prevenzione e di self cleaning idonee a dimostrare la propria affidabilità e moralità ai fini dell’ammissione alle gare per l’affidamento di appalti. MFM ritiene che la diffusione di informazioni e valutazioni non corrispondenti al vero metta a repentaglio la propria reputazione, generando ingenti danni economici e compromettendo il lavoro ed il futuro di oltre 20.000 persone che ogni giorno prestano la propria attività per MFM in tutta Italia. La Società, inoltre, ha ritenuto opportuno fare chiarezza nell’interesse e nel rispetto anche delle amministrazioni pubbliche che hanno affidato e potranno affidare a MFM i loro servizi.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano